Venticinque anni fa Sofia Coppola, figlia di Francis Ford Coppola, faceva il suo ingresso trionfale nel cinema con Il giardino delle vergini suicide, presentato al Festival di Cannes nel 1999. Quest’anno per celebrare il 25° anniversario di questo iconico film, la Cineteca di Bologna ha deciso di riportarlo sul grande schermo in versione restaurata.

Dopo Quarto Potere, anche Il giardino delle vergini suicide sarà proiettato al cinema Politeama di Terni, il 7 e 8 maggio. L’introduzione del film sarà a cura di Sentieri del Cinema alle ore 20.45, a cui seguirà la proiezione in lingua originale con sottotitoli in italiano.

Il giardino delle vergini suicide e lo stile inconfondibile di Sofia Coppola

Il giardino delle vergini suicide esplora l’adolescenza di cinque sorelle, caratterizzate da una bellezza eterea che incanta tutti i ragazzi del loro quartiere. Non è solo la bellezza dei cinque angeli biondi ad ammaliare, ma anche e soprattutto la loro ritrosia che alimenta la loro idealizzazione. La loro esistenza, infatti, anche se apparentemente perfetta è però segnata da una realtà familiare opprimente che reprime ogni forma di espressione personale e di interazione sociale.

Con un cast stellare che include Kirsten Dunst, Kathleen Turner, James Woods e Danny DeVito, Il giardino delle vergini suicide è un film sul contrasto tra purezza e sensualità. Un trattato sull’amore e, contemporaneamente, una magnifica riflessione sull’adolescenza, con la sua atmosfera sognante fatta di smalti e profumi, vinili dei Kiss e cataloghi di luoghi esotici grazie a cui sognare di perdersi tra le strade di Calcutta o tra i templi in Giappone.

Sofia Coppola, con un approccio registico che mescola l’onirico e il pop, ha saputo catturare la malinconia e lo struggimento delle sue protagoniste, nonché i riti di passaggio dell’adolescenza. Dietro la sua patina sognante, il film nasconde un dramma di incomunicabilità e oppressione sociale, che culmina in atti di resistenza simbolica.

Genesi e trama del film: un viaggio nel pop di Sofia Coppola

A soli 27 anni, Sofia Coppola si imbatte nel romanzo di Jeffrey Eugenides, Il giardino delle vergini suicide, da cui trae ispirazione per scrivere una sceneggiatura. Con il sostegno di suo padre, Francis Ford Coppola, presenta il progetto alla Muse Productions ottenendo l’opportunità di dirigere il film in completa autonomia. Questo lavoro segna l’inizio della sua carriera cinematografica ma anche il primo esempio di quel suo stile inconfondibile che da lì in avanti caratterizzerà tutte le sue opere: un approccio innovativo e personale alla narrazione.

La trama de Il giardino delle vergini suicide [spoiler alert]

Nel tranquillo contesto della provincia del Michigan degli anni ’70, la famiglia Lisbon è composta dai coniugi Lisbon e dalle loro cinque figlie, che hanno un’età compresa tra i 13 e i 17 anni. Cecilia, la più giovane, seguita da Lux (Kirsten Durnst), Bonnie, Mary e Teresa. Ciascuna di loro vive intensamente le gioie e le sfide dell’adolescenza, attirando l’attenzione dei coetanei e dei ragazzi del vicinato. Cecilia nutre una tenera simpatia per un ragazzo di nome Dominique, ma le viene impedito di vederlo. Con il tempo, i genitori cedono permettendole di tenere una festa in casa. Ma il gesto si rivela fatale: Cecilia si allontana e tragica è la sua fine.

Nel frattempo, Lux si innamora di Trip (Josh Hartnett) e vorrebbe frequentarlo, ma la sua richiesta viene respinta dal padre. In una serata di apparente libertà, le quattro sorelle Lisbon si uniscono a quattro ragazzi per partecipare a una festa. Qui Lux e Trip sono incoronati re e reginetta del ballo. Mentre le altre fanno ritorno a casa, però, Lux rientra solo al mattino seguente scatenando la severa reazione dei genitori: tutte vengono confinate in casa senza possibilità di uscire.

Isolate dal mondo esterno, le sorelle cercano disperatamente aiuto comunicando con gli amici di fuori. Una notte, i ragazzi del vicinato tentano un’audace fuga per liberarle, ma scoprono che le giovani Lisbon hanno già scelto un tragico destino. Dopo i funerali, nonostante il dolore e la confusione, la vita nella piccola comunità del Michigan lentamente si rimette in moto.