Ha fatto il giro dei media nazionali la vicenda dell’elefante Bambi, un esemplare femmina di 56 anni, fuggito nei campi di Gubbio lo scorso 6 marzo. L’evento, che inizialmente ha suscitato sorpresa e curiosità, ha rapidamente lasciato spazio all’indignazione quando sono emerse le condizioni di detenzione dell’animale e il fatto che fosse sotto sequestro dal 2023 per inadeguate condizioni di custodia.
L’inviata di Striscia la Notizia, Chiara Squaglia, ha acceso ulteriormente i riflettori sulla questione con un servizio dedicato, indagando sulla reale situazione di Bambi e sul motivo per cui, nonostante il provvedimento di sequestro, l’elefante fosse ancora esibito nei circhi.
Nel 2023, le autorità avevano disposto il sequestro dell’elefante, in seguito a un’indagine che aveva evidenziato le condizioni di detenzione non idonee. Tuttavia, anziché essere trasferita in un’area più adatta, la custodia era rimasta nelle mani dell’attuale proprietario, direttore dell’Universal Circus. Questa decisione ha sollevato perplessità tra gli animalisti e le associazioni per la protezione degli animali, che da tempo si battono contro lo sfruttamento di animali nei circhi.
Nonostante il sequestro, il proprietario aveva continuato a far esibire Bambi sotto il tendone del circo, dichiarando che l’animale non fosse mai stato usato negli spettacoli, ma solo "mostrato ai bambini" che ne facevano richiesta. Le immagini raccolte da Striscia la Notizia, però, raccontano un’altra versione dei fatti.
A pochi giorni dalla visita della giornalista di Striscia, il 12 marzo, Bambi è stata nuovamente avvistata mentre si esibiva in uno spettacolo del circo. Questo fatto ha sollevato nuovi interrogativi sul rispetto del provvedimento di sequestro e sulla gestione degli animali nei circhi.
Oltre alla questione legale, un dettaglio ha ulteriormente aggravato la situazione: l’elefante presenta una ferita all’orecchio, segno evidente di un possibile maltrattamento o di condizioni di vita non adeguate. Questo elemento ha suscitato ancora più indignazione tra le associazioni animaliste e il pubblico, che da anni chiedono la fine dello sfruttamento degli animali selvatici nei circhi.
Il caso di Bambi ha attirato l’attenzione mediatica grazie al servizio di Striscia la Notizia, che ha messo in evidenza come un provvedimento ufficiale di sequestro possa non essere rispettato. L’inchiesta ha posto diverse domande:
Perché l’elefante non è stato trasferito in una struttura idonea dopo il sequestro?
Chi doveva vigilare affinché il provvedimento fosse rispettato?
Quali azioni verranno prese ora che è stata documentata l’esibizione dell’animale?
L’attenzione del pubblico è alta e si attende ora una risposta da parte delle autorità competenti per verificare se vi sia stata una violazione del sequestro e quali provvedimenti verranno presi nei confronti del circo.
La legge italiana prevede sanzioni severe per chi non rispetta un provvedimento di sequestro di un animale. A seconda della gravità del caso, le conseguenze possono includere:
Multe molto elevate per chi viola le disposizioni del sequestro.
Sanzioni penali, nel caso in cui venga accertato il maltrattamento o la reiterazione dell’uso dell’animale per attività non consentite.
Confisca definitiva dell’animale, con trasferimento in una struttura adeguata, come un santuario per animali o una riserva naturale.
Interdizione dall’utilizzo di animali nei circhi, che potrebbe colpire direttamente l’attività del circo coinvolto.
Nel caso di Bambi, l’evidenza raccolta dalle riprese di Striscia la Notizia potrebbe portare a un’accelerazione delle indagini e all’eventuale revoca della custodia all’attuale proprietario, con un trasferimento dell’elefante in una struttura protetta.
L’episodio ha riacceso il dibattito sull’utilizzo di animali selvatici nei circhi. Molti paesi europei hanno già vietato o severamente limitato l’impiego di elefanti, leoni, tigri e altri animali nei circhi, riconoscendo che le condizioni di vita all’interno delle strutture itineranti non garantiscono il benessere degli animali.
In Italia, il tema è oggetto di discussione da anni, e il caso di Bambi potrebbe essere un ulteriore elemento che spinga verso una normativa più rigida. Gli animalisti continuano a chiedere che l’Italia segua l’esempio di altri paesi, vietando l’uso di animali nei circhi e promuovendo spettacoli alternativi basati sulle sole abilità umane.
Dopo le rivelazioni di Striscia la Notizia, cresce la pressione per trovare una soluzione definitiva alla vicenda di Bambi. Diverse associazioni hanno già espresso la disponibilità ad accogliere l’elefante in santuari specializzati, dove potrebbe vivere in condizioni migliori, senza più essere costretta a esibirsi.
La decisione finale spetta ora alle autorità competenti, che dovranno verificare eventuali violazioni del provvedimento di sequestro e stabilire se sia necessario intervenire con un nuovo trasferimento dell’elefante.
Il caso ha sollevato un polverone mediatico e ha messo in luce una gestione discutibile degli animali nei circhi, oltre a possibili violazioni di un provvedimento di sequestro. La presenza di una ferita all’orecchio e la ripresa dell’elefante in uno spettacolo pubblico hanno acceso il dibattito, portando le istituzioni a dover rispondere alle richieste di chiarimento e di azione immediata.
Il futuro di Bambi è ancora incerto, ma la crescente attenzione dell’opinione pubblica e l’intervento della stampa potrebbero essere determinanti per garantire all’elefante una vita più adeguata alla sua natura e lontana dai riflettori del circo.