Il Carnevale di Sant’Eraclio si prepara a tornare con tutta la sua magia e il suo fascino, riconfermandosi come uno degli eventi più attesi e amati in Umbria. La piccola frazione sarà ancora una volta il palcoscenico della sua storica 62ª edizione, in programma per il 16, 23 febbraio e 2 marzo 2025. L’evento promette di regalare tre giornate indimenticabili, caratterizzate da un mix perfetto di tradizione e innovazione: maestosi carri allegorici, maschere originali ispirate al folklore locale, musica travolgente e intrattenimento per tutte le età.
Il Carnevale di Sant’Eraclio non è soltanto una festa, ma un’autentica celebrazione della cultura e dell’identità regionale, capace di evolversi e innovarsi senza mai perdere il legame con le sue radici storiche. In questo articolo vi guideremo alla scoperta delle origini di questa manifestazione, delle sue tradizioni secolari e del lavoro instancabile che ogni anno la trasforma in uno degli appuntamenti più significativi e coinvolgenti del panorama umbro.
Le origini e l’evoluzione del Carnevale di Sant’Eraclio: un viaggio nella tradizione
Il “Carnevale dei Ragazzi” affonda le sue radici nel 1960, quando il parroco di Sant’Eraclio, Monsignor Luciano Raponi, insieme ad altri giovani che avevano partecipato alle tradizionali “Mascherate”, fondò un comitato con l’intento di dare una forma organica e strutturata alla festa. L’obiettivo era chiaro: dare vita a una manifestazione che coinvolgesse la comunità, assegnare i temi ai carri allegorici, sensibilizzare la popolazione e coinvolgere le autorità comunali e regionali. Da quel momento, il carnevale è diventato un simbolo di allegria e partecipazione collettiva.
Oggi, la tradizione continua con sei maestosi carri allegorici di cartapesta che sfilano per le vie del paese, accompagnati da gruppi di maschere che, come nella vecchia “Mascherata”, invitano il pubblico a unirsi al gioco e al divertimento. A completare il quadro, giocolieri, trampolieri, mangiafuoco e gruppi di maschere satiriche ravvivano l’atmosfera, creando uno spettacolo di rara vivacità e coinvolgimento.
Tuttavia, la storia del Carnevale di Sant’Eraclio è ben più antica di quanto possa apparire. È infatti considerato il carnevale più antico dell’Umbria, non solo in ordine cronologico, ma anche per la sua spettacolarità e le sue radici allegoriche. Le origini di questa tradizione risalgono al 1542, quando i frati Olivetani di Mormonzone, nel convento ormai abbandonato nelle vicinanze del paese, organizzarono una festa popolare che si svolgeva per le strade. Questa era in netta contrapposizione ai sontuosi festini che si tenevano nei saloni chiusi delle dimore aristocratiche.
Le prime sfilate di carri e l’alba del XVI secolo
Le prime sfilate di carri del Carnevale di Sant’Eraclio erano caratterizzate da veicoli ornati di frasche e fiori, trainati da buoi, mentre un vivace corteo di cittadini, tra balli, canti e suoni di “pifferi e trombette”, accompagnava la parata per le strade del paese. Queste celebrazioni, all’inizio un’esplosione di gioia popolare, continuarono per diversi anni, fino a quando, nel Seicento, le autorità religiose, turbate dai comportamenti considerati peccaminosi, imposero il divieto di proseguire la manifestazione. Tuttavia, il Carnevale aveva ormai radicato le sue radici nel cuore della comunità, al punto che alcuni audaci cittadini di Sant’Eraclio furono multati per aver sfidato il divieto, scendendo comunque in strada con i loro “pifferi e trombette”.
Nel XVIII secolo, dopo il tumulto delle riforme e della controriforma, lo Stato Pontificio decise di alleggerire la repressione delle manifestazioni carnevalesche, regolamentandole in modo da garantire che le maschere, pur mantenendo la funzione di puro divertimento, acquisissero anche un valore sociale. Durante periodi di crisi economiche, infatti, il carnevale divenne un’importante valvola di sfogo per le tensioni popolari. Sant’Eraclio diventò così il centro nevralgico del Carnevale per l’intero territorio di Foligno, mentre nel resto della regione veniva mantenuto il divieto di scendere in strada mascherati, non più per motivi morali, ma per ragioni di ordine pubblico.
Nei decenni successivi, il Carnevale di Sant’Eraclio mantenne la sua natura vivace e irriverente, fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando le maschere, singole o a gruppi, scherzavano con i partecipanti e, soprattutto, con il pubblico. Questo spirito di gioco continuò a vivacizzare la festa per molto tempo, ma negli anni immediatamente successivi al conflitto, per motivi di sicurezza, le autorità imposero il divieto di maschere che coprissero il volto, cercando di ridurre l’allegria festosa. Così, il Carnevale sembrò estinguersi, almeno temporaneamente.
L’avvento della modernità: il rinascimento del Carnevale di Sant’Eraclio
Dopo un periodo di stasi, il Carnevale di Sant’Eraclio risorse nel 1954 grazie all’iniziativa di un gruppo di notabili, tra cui artisti, scrittori, pittori e architetti. Una numerosa commissione artistica, affiancata da un comitato esecutivo, diede vita a una sfilata di carri allegorici, segnando una rinascita che, purtroppo, si rivelò temporanea a causa di una struttura organizzativa fragile. Nonostante l’entusiasmo iniziale, l’esperienza non riuscì a consolidarsi nel lungo periodo.
Nel 1960, però, il Carnevale di Sant’Eraclio trovò nuova linfa vitale grazie a un rinnovato impegno sotto la sigla “Carnevale dei Ragazzi”. Un comitato più solido diede vita a una manifestazione che coinvolgeva decine di cittadini, impegnati a creare, dopo il lavoro, una fusione di divertimento, musica, folklore e spettacolo, concentrati nelle tre domeniche che precedevano il Carnevale.
Inizialmente realizzati in spazi improvvisati, i carri allegorici trovano un nuovo spazio negli anni ’70, grazie all’intervento della Parrocchia, che creò un laboratorio adibito alla loro costruzione. Si diede così vita a un parco di sei pianali, modernizzati e adattati, che ancora oggi sostengono le grandiose allegorie di cartapesta.
Successivamente, nel 1983 nacquero i primi Gruppi Mascherati, che, insieme ai carri, divennero l’anima pulsante del Carnevale. Tre anni dopo, nel 1986, nacque l'”Osteria del Carnevale”, un luogo di ritrovo conviviale che continua a servire piatti semplici e genuini a prezzi accessibili, mantenendo il suo ruolo di punto di riferimento per tutti coloro che partecipano alla festa.
Il 2001 segnò una nuova evoluzione per la manifestazione: il “Comitato Carnevale dei Ragazzi” divenne l’”Associazione di Volontariato Carnevale dei Ragazzi di Sant’Eraclio”, trasformandosi in una O.N.L.U.S. iscritta all’albo delle associazioni di volontariato della regione Umbria. Con questa trasformazione, il Carnevale consolidò il suo ruolo come istituzione sociale, diventando un motore di coesione e di servizio per la comunità, in grado di mantenere viva una tradizione che affonda le radici nel cuore della popolazione locale.