Fa discutere e non poco il nuovo sistema di identificazione dei bovini introdotto dall’Unione Europea e a cui l’Italia dovrà adattarsi. Nei giorni scorsi, in Seconda Commissione regionale, si sono tenute le audizioni degli allevatori (Cia, Coldiretti, Confagricoltura, Daai) insieme ai funzionari della Asl e regionali di riferimento, che hanno portato all’attenzione del mondo politico le criticità della normativa che anche l’Umbria dovrà adottare, essendo a carattere nazionale. La questione è apparsa immediatamente complessa, ponendo criticità su più fronti, sia riguardo all’effettivo funzionamento del dispositivo sia per quanto riguarda gli aspetti economici connessi. La consigliera leghista Manuela Puletti si è scagliata contro l’UE, annunciando di aver già sottoposto al Ministero le richieste di allevatori e agricoltori.
Imbolatura dei bovini: le perplessità delle associazioni di categoria
In base alla nuova direttiva, allevatori e agricoltori dell’Umbria a partire dal prossimo gennaio dovranno adottare un nuovo sistema di identificazione dei bovini allevati con modalità all’aperto o di carattere estensivo. Si tratta del cosiddetto “bolo ruminale” ovvero una capsula ceramica contenente un transponder da 32 mm che consentirebbe l’identificazione elettronica degli animali, garantendone la tracciabilità, che va inserito nel reticolo, cioè il primo tra gli stomaci dei ruminanti. Una soluzione invasiva e di difficile applicazione, hanno evidenziato i rappresentanti.
A preoccupare è anzitutto l’incolumità degli operatori che dovrebbero applicare il bolo, in particolare nel caso di bovini al pascolo. E poi ci sono le comprensibili preoccupazioni sul fronte del benessere animale, dal momento che per l’applicazione della capsula i bovini andrebbero catturati.
Allevatori e agricoltori hanno proposto soluzioni alternative al bolo. Tra queste il tag auricolare che, sostengono, “garantirebbe una serie di vantaggi quali, tra gli altri, una maggiore facilità di applicazione, maggior benessere dell’animale, facilità di identificazione del capo, eliminazione della necessità di acquistare e trasportare attrezzature e macchinari destinati alla cattura degli animali“.
Dal mondo politico è arrivata unanime condivisione delle istanze presentate dal mondo di allevatori e agricoltori. De Luca (M5S) ha proposto di effettuare ulteriori approfondimenti e verifiche, senza mettere in discussione la tracciabilità dei capi, ma valutando anche la possibilità di adottare misure alternative. Dello stesso avviso anche i consiglieri Bettarelli (Pd), Puletti (Lega) e Bianconi (Misto) che ha invocato “il buon senso per percorrere la strada migliore poiché a livello nazionale è stata scelta una modalità di difficilissima applicazione”. Mancini, presidente della Commissione, rimarcando l’importanza dell’ascolto delle rappresentanze, ha sottolineato come la stessa “Commissione, per prima in Italia, solleva questo problema che essendo di ambito nazionale dovrà trovare accoglimento anche e soprattutto nei superiori livelli istituzionali”.
Puletti: “La questione è già arrivata sul tavolo di Carloni”
La consigliera della Lega Manuela Puletti in una nota è tornata sulla questione. “Durante il confronto – ha spiegato – è emersa la preoccupazione degli agricoltori e allevatori e delle loro associazioni di rappresentanza rispetto all’imbolatura obbligatoria nei bovini, che scatterà dal prossimo gennaio“.
Puletti condivide pienamente i dubbi di allevatori e agricoltori umbri. “Una folle richiesta dell’Europa – sottolinea l’esponente della Lega – che non solo lede il benessere degli animali, ma può mettere a rischio l’incolumità degli allevatori e crea comunque grosse perplessità per quanto riguarda l’effettivo funzionamento e i conseguenti costi economici a carico delle imprese“.
“L’Umbria per prima in Italia si fa portavoce di questo problema – prosegue la nota di Puletti – che dopo essere stato appunto trattato in seconda Commissione regionale è arrivato direttamente sul tavolo del presidente della Commissione Agricoltura della Camera, Carloni. Probabilmente già nei prossimi giorni avremo delle risposte, auspicabilmente nella direzione giustamente indicata dalle rappresentanze degli agricoltori e allevatori. L’auspicio è di trovare modalità più pratiche per tracciare efficacemente la filiera dei bovini senza ricorrere all’imbolatura obbligatoria“.