Oggi, nel nostro consueto viaggio alla scoperta delle leggende e delle tradizioni popolari che animano l’Umbria, ci immergiamo in un capitolo particolarmente affascinante e misterioso: quello dei draghi. Creature mitiche e leggendari protagonisti di innumerevoli racconti che si intrecciano con il folklore di questa regione, i draghi hanno da sempre esercitato un fascino straordinario, divenendo simboli di potere, avidità e terrore nelle storie antiche.
Ma quali sono le leggende umbre che vedono queste creature al centro di straordinarie narrazioni? Quest’oggi vi portiamo con noi alla scoperta di alcuni dei miti più affascinanti a loro dedicati che da secoli popolano l’immaginario collettivo della nostra terra, svelando storie intrise di mistero, magia e antico simbolismo. Restate con noi per scoprirle.
Origini e significato della figura del drago
Prima di addentrarci nei racconti che descrivono i draghi più celebri dell’Umbria, è interessante riflettere brevemente sulle origini di questa figura leggendaria e mostruosa, così diffusa nella mitologia e nel folklore di molte culture, e sul significato che essa ha assunto nel tempo, secondo gli studiosi.
Il drago è, senza alcun dubbio, una delle figure mitologiche più potenti e affascinanti, amato dai lettori per la sua maestosità e al contempo temuto da chi ha osato sfidarlo nei racconti leggendari. Per immaginarlo, basta pensare a un gigantesco rettile volante, dalle dimensioni colossali, artigli affilati come rasoi, delle mostruose fauci e una stazza che ricorda quella dei dinosauri. Tuttavia, ciò che distingue il drago da queste creature preistoriche sono due tratti che ne esaltano la natura mitologica: le ali maestose, che gli consentono di sollevarsi con grazia nei cieli, e la sua capacità più temuta di tutte, quella di emettere un fuoco mortale dalle sue fauci, capace di ridurre in cenere chiunque osi avvicinarsi nel suo raggio d’azione.
Le origini di questa figura leggendaria e il motivo della sua popolarità, sebbene tuttora incerti, sono stati oggetto di numerose teorie. Alcuni esperti collegano la figura del drago alle antiche civiltà, come quella sumera o greca, mentre altri rintracciano le radici di questa creatura nel folklore cinese, dove assume significati simbolici diversi, legati al potere, alla saggezza e alla protezione.
Per quanto riguarda il suo significato, alcuni studiosi suggeriscono che la figura del drago rappresenti le paure più ancestrali dell’umanità, un archetipo di terrore primordiale. Tuttavia, in molte leggende, il drago non è semplicemente una creatura mostruosa, ma un simbolo di forza invincibile, un custode di tesori o segreti arcani, spesso associato a divinità o forze naturali. La sua presenza nelle storie potrebbe quindi aver avuto una funzione educativa, fungendo da strumento per trasmettere lezioni sui pericoli insiti nel mondo, sull’importanza di affrontare l’impossibile e, talvolta, come monito per coloro che osavano sfidare poteri più grandi di loro.
Le leggende umbre sui draghi: dal Thyrus di Terni al drago di San Silvestro
In Umbria, tre leggende particolarmente affascinanti e radicate nella tradizione popolare raccontano di draghi. La più celebre è sicuramente quella del Thyrus di Terni, il drago spaventoso che, secondo le narrazioni popolari, si aggirava nei pressi delle porte della città, seminando il terrore tra la popolazione. Ogni malcapitato che osava avvicinarsi a lui veniva immediatamente incenerito dal suo alito infuocato. Un racconto che vive ancora nel cuore della tradizione ternana, divenendo simbolo stesso della città, e che potete scoprire più nel dettaglio nel nostro articolo dedicato alle leggende umbre.
Un’altra leggenda affascinante è quella che ruota attorno alla Chiesa di San Silvestro a Bevagna, storico esempio di architettura medievale risalente all’XI secolo. Al suo interno si trovano affreschi di grande valore, tra cui uno che ritrae la sottomissione del drago da parte di Papa Silvestro. Secondo la leggenda, il Pontefice avrebbe sconfitto e ucciso un drago sul Monte Soratte, una vittoria immortalata nell’affresco con il drago accovacciato ai piedi del santo, legato da una catena.
Un’ulteriore testimonianza leggendaria giunge da Pieve di San Crescenziano, nell’area di Città di Castello, dove si narra la storia di un drago che, con il suo alito pestilenziale, devastava le terre e minacciava i coltivatori locali. San Crescentino, fuggito da Roma dopo l’editto di Diocleziano, si rifugiò nella zona con l’intento di convertire la popolazione. Fu proprio lui a liberare la campagna dal terrore del drago, affrontandolo e uccidendolo in un leggendario combattimento a Pieve de’ Saddi. Oggi, a Pieve de’Saddi, sono ancora visibili la gigantesca costola di drago, lunga circa due metri, e il collare di ferro che il santo utilizzò per legare la bestia
Cosa accomuna queste storie? In tutte e tre, il drago è descritto come una minaccia costante e terribile per l’umanità, un nemico potente e inafferrabile, che solo grazie al coraggio e alla determinazione degli eroi può essere sconfitto. Una rappresentazione che si rifà chiaramente alla tradizione occidentale del drago, in netto contrasto con l’immagine nobiliare e divina che lo caratterizza nella cultura orientale.