Venerdì 10 luglio, nella prima vetrina del Museo Rubboli sono stati allestiti, dalla Associazione Culturale Rubboli in collaborazione con il Polo Museale di Gualdo Tadino, i frammenti ceramici di varie epoche provenienti dall’area dell’opificio Rubboli.
Si apre una nuova pagina per la storia della ceramica italiana. A Gualdo Tadino, i cosiddetti “cocci” – piccoli frammenti ceramici emersi nel tempo dal terreno dell’antico opificio Rubboli – sono stati ufficialmente esposti al pubblico per la prima volta. Non semplici resti, ma testimoni silenziosi di 150 anni di lavoro, arte e cultura manifatturiera.
Nel corso degli anni, durante lavori di manutenzione negli spazi esterni dell’edificio ottocentesco che oggi ospita il museo, sono emersi numerosi frammenti di maiolica, alcuni ancora intatti, altri usurati dal tempo. Si tratta di scarti di produzione, test di colore, pezzi rotti o difettosi… ma anche campioni preziosi per comprendere l’evoluzione stilistica e tecnica della maiolica a lustro Rubboli, una delle più raffinate del panorama italiano.
Sono affiorati numerosi residui di manufatti in maiolica della tradizione Rubboli, sia in bianco e blu che a lustro oro e rubino, che coprono 150 anni di produzione.
Oggi quei frammenti non sono più reperti sparsi nel cortile, ma documenti storici valorizzati in una teca museale. Una decisione strategica e culturale, condivisa da Associazione Rubboli e Polo Museale, che ha dato forma a un nuovo allestimento capace di raccontare la vita quotidiana di una manifattura d’eccellenza.
Sovente ignorati, trascurati o perfino gettati, i cocci ceramici sono invece per gli studiosi e gli appassionati una fonte inestimabile di informazioni. Il loro aspetto grezzo, frammentario, tradisce in realtà la ricchezza di dati che custodiscono:
Permettono di ricostruire tecniche decorative e variazioni nel tempo.
Offrono indizi su colori e smalti sperimentali, magari non presenti nei pezzi finiti.
Parlano di errori, cambiamenti di stile, influenze esterne.
In una parola: i cocci raccontano la parte invisibile della produzione artistica.
Da qui la necessità di documentare ed esporre permanentemente un importante elemento di microstoria della manifattura, vitale per la conoscenza e la ricerca scientifica.
Il Museo Rubboli non è un semplice contenitore di oggetti d’arte. È un luogo vivo, un'officina della memoria, dove il visitatore può entrare in contatto con la storia vera della produzione ceramica gualdese.
Situato negli storici ambienti dell’opificio ottocentesco, il museo ospita una collezione straordinaria di maioliche a lustro che copre l’intero arco produttivo Rubboli, dal 1878 agli anni Sessanta del Novecento.
Qui si possono ammirare:
Piatti, vasi, albarelli e piastrelle decorati a lustro oro e rubino.
Riproduzioni in stile rinascimentale ispirate alle grandi botteghe italiane.
Lavori di ispirazione Art Nouveau e Liberty, prodotti tra fine Ottocento e primi del Novecento.
Pezzi unici firmati dai maestri ceramisti della famiglia Rubboli.
Il nuovo allestimento dedicato ai cocci aggiunge un tassello importante: quello della materia prima, dell’errore, della prova, del non finito, che spesso resta fuori dai musei ma che è essenziale per comprendere l’autenticità del fare artistico.
Un altro tratto distintivo del Museo Rubboli è la capacità di tenere insieme passato e presente. La sezione Tradizione Contemporanea raccoglie opere realizzate dalla manifattura Rubboli in collaborazione con designer italiani contemporanei, in occasione della Triennale della Ceramica d’Arte Contemporanea del 2009.
Si tratta di lavori che reinterpretano la tecnica del lustro in chiave moderna, aprendo un dialogo tra:
Tecnica storica e creatività attuale
Manifattura artigianale e design industriale
Valore identitario locale e proiezione internazionale
In questo senso, il Museo Rubboli diventa anche laboratorio culturale dove il linguaggio della ceramica continua a rinnovarsi, senza mai perdere il legame con le proprie radici.
Parlare di Rubboli significa parlare del lustro, la raffinata tecnica decorativa che rende i manufatti brillanti, cangianti, opalescenti, grazie all’applicazione di metalli preziosi come oro e rame. Un procedimento complesso, tramandato da generazioni, che richiede maestria, precisione e sensibilità artistica.
I frammenti ora esposti sono un documento diretto di questa alchimia artigianale. Ogni coccio è un piccolo pezzo di sapere antico, sedimentato nel forno, scolorito dal tempo, ma ancora vivo di significato.
L’iniziativa dell’Associazione Culturale Rubboli, realizzata in collaborazione con il Polo Museale di Gualdo Tadino, va letta come un esempio virtuoso di valorizzazione del patrimonio “minore”, che minore non è affatto.
Allestire in vetrina i frammenti ceramici:
Restituisce dignità a ciò che era marginale
Stimola la curiosità del visitatore, che può immaginare l’oggetto originario
Offre strumenti didattici concreti per le scuole, gli studiosi e i giovani artisti
Comunica l’idea che la cultura si fa anche con gli scarti, con i residui, con i cocci
I cocci della Rubboli non sono solo frammenti. Sono schegge di bellezza e di lavoro, di tentativi, di errori, di gesti. Oggi, esposti al Museo Rubboli, diventano ambasciatori di un modo di fare ceramica che non si limita alla perfezione del prodotto finito, ma abbraccia l’intero processo creativo, con tutte le sue imperfezioni.
In un tempo che tende a nascondere ciò che non è lucido, uniforme o immediatamente vendibile, Gualdo Tadino ci offre una lezione di cultura autentica: anche nei cocci, anche negli scarti, vive la storia. E la storia, se raccontata con amore, illumina il presente e ispira il futuro.
Il Museo Rubboli si trova nel centro storico di Gualdo Tadino (PG). È aperto al pubblico secondo gli orari del circuito museale comunale e organizza visite guidate, attività didattiche e laboratori per bambini e adulti.