Una Festa dei Ceri memorabile quella di oggi 15 maggio 2024 a Gubbio. Tutto è iniziato questa mattina a Piazza Grande con l’alzata e i riti che la precedono, come la consegna delle chiavi col gonfalone del Libero Comune da parte del Sindaco al Primo Capitano Luigino Bei, accompagnato dal Secondo Capitano Fabio Mariani.

Una cerimonia rituale che nei tempi moderni ha perso l’efficacia che aveva nel Medioevo quando per quel giorno al Primo Capitano era demandato ogni potere civile sul Comune di Gubbio. In ogni caso ancora un grande onore per il Primo Capitano designato.

Subito dopo sono usciti dal Palazzo dei Consoli, sulle spalle dei ceraioli, i tre Ceri nell’ordine rituale stabilito da una liturgia antichissima: S. Ubaldo, S. Giorgio e S. Antonio.

Le tre barelle sulle quali vengono assicurati i tre Ceri aspettavano già nella piazza messe in posizione verticale.

A Piazza Grande ha inizio una Festa dei Ceri Memorabile

I Ceri vengono “incaviati” alle barelle attraverso le tre “cavìe“, o caviglie, di ferro; giungono poi i santi che vengono assicurati ognuno in cima al suo cero e infine le brocche colme d’acqua, che vengono usate per bagnare il “timicchione” che è la parte finale dell’albero di legno che attraversa il cero.

I tre capodieci, quest’anno sono Francesco “Brozzi” Morelli per Sant’Ubaldo, Simone Martini per San Giorgio e Enrico Provvedi per Sant’Antonio.

È il momento cruciale della cerimonia mattutina. I tre capodieci in piedi sulla tre barelle reclinate stringono le brocche e sincronizzano i loro movimenti con rapidi sguardi d’intesa, mentre il Campanone, il grande cuore della città accompagna l’alzata con i suoi rintocchi.

Le brocche vengono lanciate tra la folla e i Tre Ceri si alzano

Uno, due e tre! ed ecco che le brocche di ceramica volano in aria e vanno a infrangersi sul pavimento di Piazza Grande, mentre i tre Ceri maestosamente si ergono tra la folla come giganti e si lanciano nelle tre girate in senso antiorario intorno al pennone: il Monte, lo stemma di Gubbio.

È fatta, i tre Ceri sono stati alzati e ha inizio la “mostra”.

Ogni Cero prende una direzione diversa e va ognuno in particolari luoghi legati alla tradizione ceraiola per eseguire girate e riverenze, fino a essere deposti nel pomeriggio sui sostegni appositamente costruiti e installati in Via Savelli Della Porta.

Li vengono messi in mostra affinché i cittadini possano ammirarli e ricordare con i più anziani le antiche gesta ceriaole.

Ma il bello deve ancora venire.

La Corsa ha inizio sulla Calata dei Neri, una discesa vertiginosa per una Festa dei Ceri memorabile

Alle sei del pomeriggio ha inizio la corsa.  Adesso non si fanno più riverenze ma si deve badare al sodo. Da Corso Garibaldi sale verso Via Dante, conosciuta anche come Calata dei Neri, la processione diretta dal vescovo che reca con sé una reliquia di Sant’Ubaldo ed è seguito dalla statua del Santo.

È il momento vibrante dell’attesa della corsa. Nei pressi di Porta Romana attende il trombettiere a cavallo nella divisa napoleonica. La processione raggiuge la Chiesa di San Giovanni Decollato o dei Neri dove i tre Ceri, già sulle spalle dei ceraioli, attendono la benedizione del Vescovo per iniziare la corsa. Il trombettiere suona l’allarme e si fa largo tra la folla. I Ceri stanno per scendere. Qualche minuto ancora e si lanceranno con entusiasmo ma con grande maestria nella folgorante discesa.

Il Vescovo impartisce la benedizione “in articulo mortis”. È il segnale d’inizio. Via Dante viene attraversata in velocità mentre dalla folla si alzano alte le grida di incitamento che si riuniscono in un boato. Qualcuno piange incitando il proprio Cero.

Quest’anno la Calata è stata perfetta e velocissima, le “mute” cioè i cambi dei ceraioli sotto le stanghe, impeccabili e cronometrici. Tutto perfetto per un compito difficile perché il peso del Cero non è mai bilanciato e chi decide di andare sotto le stanghe decide anche di soffrire. E i segni si vedono la sera stessa sulle spalle insieme col dolore…

Ormai la corsa è avviata e le tappe si susseguono: il Corso, la Calata dei Ferranti, la Salara, San Martino e infine l’erta Via dei Consoli.

Dopo una lunga fermata per organizzare le mute, è il sindaco a dare il segnale con un fazzoletto ricamato per l’occasione.

E i tre Ceri affrontano le girate della sera a Piazza Grande. Anche qui non danno alcun segno di penduta, scorrono via veloci sulle spalle di mille e mille ceraioli in una verticalità perfetta. Si inerpicano sulla temibile salita del “Buchetto” che costeggia le mura trecentesche fino a giungere alla Porta di Sant’Ubaldo.

Sul Monte, lungo una salita erta e difficoltosa.

Da qui inizia la strada del Monte che è imbrecciata e irta di tornanti. È un percorso difficilissimo, in salita, di oltre un chilometro e mezzo, che i Ceri percorrono in nove minuti. E qui si consuma la sfida tra S. Giorgio e Sant’Ubaldo. Quest’ultimo deve impedire che, una volta entrato nel chiostro della basilica, San Giorgio vi entri anche lui. Uno smacco!

Tuttavia quest’anno, come nella maggior parte delle altre edizioni della festa, il portone è stato regolarmente chiuso in faccia a S. Giorgio. Nonostante che il Cero del Santo guerriero sia stato “alle tacche” del Cero del Patrono per tutto il percorso del Monte.

Mentre scriviamo queste righe risuonano le note di “O lume della Fede”, l’inno di Sant’Ubaldo che accompagna i tre Santi smontati dai Ceri che, in processione, fanno ritorno in città, dopo una Festa dei Ceri memorabile.