I Ceri di Gubbio sono ridiscesi dal Colle Eletto, come lo definì il Divin Poeta. Rappresentano ognuno un Santo. Sant’Ubaldo, protettore dei muratori e scalpellini, San Giorgio, protettore degli artigiani e dei guerrieri, e Sant’Antonio, protettore degli asinari e dei contadini. A differenza di altre città nelle quali si svolgono palii o rievocazioni storiche, la suddivisione dei ceraioli di Gubbio non è per quartieri ma per arti e mestieri. È bene chiarire che la Festa dei Ceri non è né un palio né tantomeno una rievocazione storica.
Le prime testimonianze della Festa risalgono al 1180 ma forse il nucleo della festa ha radici più antiche delle quali si trovano tracce nelle Tavole Eugubine che risalgono al III – I secolo avanti Cristo.
Questa mattina, prima domenica di maggio, alle 8,30, come di consueto i tre Ceri sono stati “spiccati” dai basamenti di pietra addossati al muro, dove durante l’anno erano esposti a fianco dell’urna contenente il corpo incorrotto del Patrono Sant’Ubaldo, salito in Cielo il 16 maggio 1160 e hanno raggiunto la città “stratati” cioè in posizione orizzontale.
Alla fine della Messa mal canto dell’inno a S. Ubaldo “O lume della fede” i Ceri sono stati presi in custodia dai ceraioli entusiasti al primo vero contatto col Cero dopo un digiuno durato un anno.
L’ordine di marcia dei Ceri non può essere violato neanche durante la Corsa del 15 maggio
L’operazione di “spiccatura” comincia dal Cero di Sant’Ubaldo e la tecnica è la stessa per tutti tre. Lo portano in avanti e lo ruotano di 90 gradi in senso orario e cominciano ad abbassarlo portando in avanti il “timicchione” inferiore che è la parte terminale dell’albero del Cero dove si infila la “cavìa” o caviglia di metallo che durante la corsa del 15 maggio lo assicura alla barella. Il Cero deve essere disteso sempre a pancia sopra. Perciò non c’è nulla che venga lasciato al caso ma si segue un rituale preciso dal primo momento nel quale il Cero viene toccato.
Il “timicchione” deve essere sempre indicare il senso di marcia. Dopo le tre girate rituali all’interno della navata della basilica ne seguono altre tre intorno al pozzo nel chiostro, dopodiché i tre Ceri escono lungo la gradinata verso la strada che dal monte porta in città. L’ordine di marcia che non potrà mai essere rotto tantomeno il 15 maggio, in occasione della corsa è: S. Ubaldo, S. Giorgio, S. Antonio.
Secondo un antico costume i bambini in divisa da ceraioli siedono a cavalcioni del Cero di appartenenza e delle barelle che seguono ogni Cero. I ceraioli in questa occasione, invece, non indossano alcuna divisa.Nel trasporto orizzontale i ceraioli a due a due per “manicchia”, che sono i grandi appigli laterali che ornano ogni cero, sostengono il peso per il trasporto.
L’origine del Ceri di Gubbio è molto antica. Risale forse ai rituali degli antichi Umbri
Dopo aver percorso gli “stradoni” imbrecciati del Monte, i Ceri scendono in città attraverso la Porta di Sant’Ubaldo, lungo il “Buchetto” che è un’erta discesa che fiancheggia le mura medievali e che termina nei pressi della chiesa di San Marziale fino a raggiungere Via Dante, la pericolosissima Calata dei Neri durante la corsa del 15 maggio. Il corteo dei Ceri è preceduto dai tamburini che indossano casacche rosse e pantaloni bianchi e ricordano l’antica “armata” che precedeva i Ceri fino all’800. Ogni Cero possiede poi una propria banda musicale che intona le musiche tipiche della Festa.
I Ceri di Gubbio, raggiungono poi Corso Garibaldi che percorrono per intero fino a Via della Repubblica variando dal percorso abituale della Corsa. Scendono a Piazza Quaranta Martiri dove riprendono il consueto percorso fino a Via dei Consoli per entrare a Piazza Grande, la grande piazza pensile la Platea magna comunis del medioevo che unisce il Palazzo dei Consoli al Palazzo Pretorio. Al suono del Campanone che si trova sulla torretta del Palazzo dei Consoli ed è abilmente manovrato dalla Compagnia dei Campanari, si preparano per le “birate” i tre giri rituali intorno al pennone centrale che reca lo stendardo del Libero Comune di Gubbio.
Come sempre stamattina la piazza era stracolma di eugubini e di turisti attratti dalle inconsuete manovre operate dai Ceri delle quali è quasi impossibile capire il significato per chi non sia nato a Gubbio.
Da qui comincia la follia, ma di questo parleremo nel prossimo articolo…