Dal 24 aprile al 2 giugno, Palazzo della Penna si trasforma in un caleidoscopio di volti, storie e anime grazie alla mostra "Guido Harari. Occhi di Perugia". Un progetto che va ben oltre l’arte visiva: è un'esperienza partecipata, un laboratorio di empatia, uno specchio della città attraverso gli sguardi di chi la vive.
Il cuore dell’iniziativa sono due progetti che si intrecciano e si alimentano a vicenda: "Caverna Magica" e "Ritratti sospesi". Il primo è un set fotografico aperto a tutti, prenotabile online, in cui Guido Harari incontra ogni giorno nuove persone e ne immortala l’essenza. Ma non si tratta solo di ritratti: è un incontro, un dialogo muto fatto di fiducia, silenzi e scoperte. La Caverna Magica è "un luogo di incontro dove realtà e immaginazione prendono vita in uno spazio intimo di ricerca e di scoperta", spiega il fotografo.
A questi sguardi volontari si aggiungono quelli di chi spesso rimane ai margini. Sono i "ritratti sospesi": scatti realizzati in collaborazione con associazioni del terzo settore come Caritas, Omphalos, Arci e molte altre. Persone fragili, dimenticate o semplicemente invisibili, che trovano qui uno spazio in cui essere visti davvero. La sindaca Vittoria Ferdinandi sottolinea quanto sia stato fondamentale questo lavoro corale: "Caritas, Capodarco, Omphalos, BorgoRete, Arci – Progetto Sai, sono state fondamentali per l’individuazione di volti e di storie senza le quali gli 'Occhi di Perugia' non avrebbero goduto dell’ampiezza di sguardi che si offrirà ai visitatori della mostra".
L'iniziativa non si limita al solo racconto fotografico, ma mira anche a creare un impatto sociale duraturo. Il coinvolgimento delle associazioni, infatti, ha permesso di costruire una rete di relazioni e solidarietà che va oltre il tempo dell'esposizione. Perugia, attraverso questi sguardi, si mostra come una città attenta, aperta, capace di includere e di raccontarsi in tutta la sua umanità.
La mostra si divide in tre sezioni. La prima è un’introduzione, una selezione di immagini tratte dalle precedenti edizioni della Caverna Magica. Un assaggio del metodo Harari, della sua sensibilità e della sua capacità di instaurare un legame immediato con i soggetti. La seconda parte, "Occhi di Perugia", è la vera anima dell’esposizione: un archivio vivo e mutevole che si arricchisce giorno dopo giorno con nuovi ritratti. Infine, la terza sezione è la Caverna stessa, il luogo in cui tutto avviene, in tempo reale, sotto gli occhi dei visitatori.
Il progetto si configura così come un cantiere aperto, dove l’arte non è esposta, ma generata. "Sarà dunque una mostra in progress da visitare di giorno in giorno" - racconta Harari - "che aprirà con foto realizzate prima dell’inaugurazione per accrescersi con quelle che realizzeremo nel periodo di apertura". E a mostra conclusa, tutto prenderà forma in un volume fotografico che diventerà un dono ufficiale della città: un modo per fissare nel tempo questa esperienza collettiva.
Ogni ritratto richiede un incontro intimo, di circa un'ora. Si può partecipare da soli o in compagnia, portando con sé un oggetto significativo o anche un animale. L'unico suggerimento è un abbigliamento scuro, ma l'unica regola è la libertà di espressione. Al termine della sessione, il soggetto riceve una stampa firmata da Harari, mentre una seconda copia viene appesa immediatamente nello spazio espositivo.
Nel giorno del finissage, infoltre, tutte le fotografie verranno messe all’asta. Chi vorrà, potrà portarsi a casa un frammento di questa grande narrazione corale, contribuendo al tempo stesso a sostenere le associazioni partner, cui sarà destinato l’intero ricavato.
"Occhi di Perugia" non è solo una mostra, quindi. È un invito a guardarsi dentro e guardarsi attorno. A restituire valore allo sguardo dell’altro. A scoprire, tra le pieghe del quotidiano, la bellezza semplice e profonda di sentirsi parte di una comunità.