Si sono dati appuntamento a Bastia Umbra, in un gremito salone di Umbriafiere, i circa 15 mila tartufai dell’Umbria, pronti a dichiarare la guerra del tartufo contro la Regione. Un conflitto che sembra destinato a slittare alla prossima legislatura del consiglio regionale, perché l’emendamento che ha fatto scattare l’agitazione è destinato ad edssere discusso dall’assemblea che uscirà dalle prossime elezioni.
Ma andiamo per ordine: la guerra è quella che si rischia di combattere sulla “libera cerca”. Nei giorni scorsi i tartufai umbri avevano espresso grande preoccupazione per un documento presentato dall’assessore alle Politiche agricole e agroalimentari Morroni. Che secondo loro avrebbe posto limiti indefiniti alla ricerca libera di tartufo nella normativa. Alla levata di scudi degli operatori ha risposto lo stesso Morroni con una lunga nota, specificando che l’emendamento contestato non riguarda la normativa vigente. Ma si tratta di aggiustamenti a una proposta di legge regionale, avanzata da alcuni consiglieri dell’assemblea legislativa dell’Umbria, che mira ad introdurre una serie di cambiamenti nella normativa in materia.
La guerra del tartufo in Umbria: per i tartufai si riduce la libertà di ricerca, per la Regione solo un tentativo di mediazione
In Umbria si contano circa 15mila tartufai abilitati alla cerca, titolari di un tesserino valido sull’intero territorio nazionale, previo pagamento annuale della tassa di concessione regionale. Per loro l’assessore Morroni avrebbe “avviato un processo di chiusura del territorio regionale. Con pesanti limitazioni alla libera cerca. Una situazione che determinerebbe un non equilibrio tra le parti in causa ed innescherebbe di conseguenza un grave conflitto sociale. Proprio per l’impossibilità per i tartufai di esercitare la loro attività in libertà“.
Dura la risposta emessa dalla Regione. Che – con un comunicato – evidenzia come l’affermazione contenuta nel comunicato stampa del CAT Umbria “non risponda a verità“.
“La proposta di riforma della legge regionale sul tartufo – afferma Morroni – è stata oggetto di confronto e di un dibattito serrato all’interno della Seconda Commissione dell’Assemblea Legislativa. Dibattito che ha evidenziato forti dissensi sui contenuti del provvedimento. Dinanzi a questo scenario, lo sforzo portato avanti dall’assessorato si è indirizzato verso la ricerca di punti di mediazione e di modifica al disegno di legge. Per renderlo più coerente e funzionale alle esigenze di tutte le parti in gioco. Per questo sono stati organizzati anche una serie di incontri sia con le rappresentanze dei tartufai che con quelle del mondo agricolo“.
Accordo non raggiunto tra le parti: la battaglia si sposta a dopo le elezioni regionali
Entrambe le parti dicono di voler salvaguardare le prerogative e il valore della “libera cerca”. Ma i tartufai accusano la Regione di essersi piegata agli interessi dei grandi produttori di tartufi e dei proprietari terrieri. Mentre Palazzo Donini ribatte di aver cercato un punto di ricaduta che tenesse insieme l’irrinunciabile funzione identitaria, sociale ed economica dell’attività di ricerca del tartufo e, nello stesso tempo, assicurare analoga attenzione verso i legittimi interessi e l’intraprendenza economica delle imprese agricole.
“A oggi, lo sforzo di mediazione compiuto non ha permesso di giungere ad una sintesi soddisfacente per entrambe le parti– spiega Morroni -. Le posizioni rimangono distanti e pertanto serve proseguire sulla strada del confronto. Sarà un compito che, a questo punto, spetterà alla prossima legislatura regionale. Anche in considerazione degli sviluppi che potranno determinarsi a livello nazionale con l’avanzamento della proposta di modifica della legge in materia di tartufi“.
L’assessore auspica che il confronto su scala regionale possa proseguire in maniera costruttiva e rispettosa di tutti gli interessi in causa. Al di fuori di strumentalizzazioni politiche, faziosità e forzature. I tartufai, nella loro assemblea, hanno invece evidenziato il rischio che uno dei prodotti più preziosi dell’Umbria possa essere considerato alla stregua di un normale prodotto agricolo. Tabellando il territorio e vietando la raccolta sui terreni agricoli. Da qui il rischio di una guerra del tartufo in Umbria.
La tradizione tartuficola umbra riconosciuta patrimonio culturale dall’Unesco
Il tartufaio, nella tradizione umbra, trova origini molto lontane nel tempo. Con conoscenze e pratiche tradizionali tramandate di generazione in generazione. Una peculiarità regionale che ha consentito nel 2021 che la “Cerca e la Cavatura del Tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali“ venissero iscritte nella lista UNESCO del Patrimonio culturale immateriale. Il tartufo, spiegano i cavatori del CAT, è un prodotto spontaneo di pregio e, proprio in virtù della libera cerca, si è avuta la possibilità che venissero scoperti i luoghi di origine, che si effettuassero studi da parte della comunità scientifica, fino ad arrivare anche alla nascita di attività dedicate al settore, con importanti riflessi occupazionali.