“L’Umbria è fortemente preoccupata per l’escalation di guerra tra India e Pakistan”, ha dichiarato Fabio Barcaioli, assessore regionale con delega alla Pace. La Regione Umbria, forte di una tradizione che da sempre è votata al dialogo, alla pace, al rispetto tra i popoli, ha deciso di organizzare un incontro con le comunità indiana e pakistana presenti sul territorio. Un gesto simbolico ma potente, in un momento in cui anche il semplice richiamo alla pace risuona come un atto politico.
Oltre a quanto sta succedendo in questi giorni al confine indo-pakistano, l'assessore Barcaioli non dimentica nemmeno l’altro dramma che insanguina il mondo da molto prima e in modo molto più forte: il conflitto in Medio Oriente. “Sempre più si sente il bisogno di una politica di pace e disarmo che ponga al centro la via diplomatica alla risoluzione delle controversie internazionali”, ha sottolineato, riferendosi ai massacri quotidiani a Gaza.
La tensione tra India e Pakistan ha raggiunto un livello allarmante. L’operazione “Sindoor” lanciata da Nuova Delhi, in risposta all’attacco terroristico di Pahalgam, ha provocato 26 morti in territorio pakistano. Nelle ultime ore, il confine conteso del Kashmir è stato teatro di scontri sanguinosi: 13 civili indiani sono rimasti uccisi, altri 59 feriti, mentre Islamabad parla di almeno 31 vittime pakistane. Il mistero si infittisce sull’abbattimento di jet indiani: il Pakistan sostiene di averne colpiti cinque, mentre fonti dell’intelligence internazionale confermano almeno due aerei abbattuti. Sui social, intanto, circolano — e spariscono — immagini di rottami e scene di devastazione.
Le radici del conflitto risalgono alla partizione del 1947, quando la fine del dominio britannico portò alla nascita dei due stati e al nodo irrisolto del Kashmir, regione a maggioranza musulmana guidata da un maharaja indù. Tre guerre e decenni di guerriglia hanno trasformato l’area in una polveriera pronta a esplodere, aggravata oggi dalla sospensione unilaterale da parte dell’India del “Trattato delle Acque dell’Indo”, vitale per l’agricoltura pakistana.
La situazione nella Striscia di Gaza, invece, precipita ogni giorno di più. Il genocidio messo in atto da Israele nei confronti del popolo palestinese è ormai sistematico e il conflitto è arrivato a un punto di non ritorno con il blocco degli aiuti umanitari e dei rifornimenti. Il primo ministro palestinese Mohamed Mustafa ha dichiarato Gaza “zona di carestia”, invocando un intervento immediato delle Nazioni Unite per fermare quella che definisce “la fame come arma di guerra”. Gli attacchi aerei israeliani nelle ultime ore hanno colpito scuole e rifugi, provocando decine di morti, tra cui almeno 15 sfollati nell’ultimo raid sulla scuola di al-Karama. Il bilancio, secondo l’agenzia Wafa, sale a 49 vittime nelle ultime ore.
Nel frattempo, i ribelli Houthi annunciano di voler proseguire le operazioni a sostegno di Gaza, mentre Israele risponde con raid aerei, non solo sulla Striscia ma anche su obiettivi in Yemen. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ribadisce la linea dura con la legge del taglione: “Occhio per occhio, dente per dente”.
Mentre le grandi potenze si confrontano a colpi di armi, regioni come l’Umbria cercano di costruire ponti. Non è un gesto che fermerà le bombe, i droni killer o i blindati ma è un modo per riaffermare l’importanza della diplomazia e del dialogo. L’incontro promosso da Barcaioli con le comunità locali di India e Pakistan punta a rafforzare il senso di comunità e a lanciare un messaggio che, dal cuore d’Italia, parla a tutto il mondo.
L’appello dell’Umbria ricorda che anche i territori apparentemente distanti e "fuori" dai conflitti hanno un ruolo cruciale: quello di custodire la memoria della pace e di rigettare la logica della violenza. E forse, proprio dai luoghi più piccoli, può ripartire una cultura della mediazione capace di contrastare il dilagare delle guerre.