26 Apr, 2025 - 21:00

Gubbio si stringe attorno a Papa Francesco: veglia di preghiera nella Chiesa di San Giovanni Battista

Gubbio si stringe attorno a Papa Francesco: veglia di preghiera nella Chiesa di San Giovanni Battista

"Nella luce della Pasqua, affidiamo Papa Francesco alle mani misericordiose del Padre". Con queste parole cariche di fede e speranza, il vescovo Luciano Paolucci Bedini ha aperto la veglia di preghiera che, venerdì sera, ha riunito tutta la comunità eugubina nella chiesa di San Giovanni Battista, per rendere omaggio a Papa Francesco, scomparso pochi giorni fa.

Un momento di raccoglimento intenso, commosso, partecipato da una folla di fedeli, sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose che, nella semplicità di una celebrazione guidata dallo schema indicato dalla Conferenza Episcopale Italiana, ha saputo trasformarsi in un grande abbraccio spirituale per il Pontefice che ha segnato profondamente il nostro tempo.

La veglia si è aperta in un clima di profonda meditazione, mentre la luce soffusa delle candele illuminava il volto raccolto dei presenti. Il vescovo Paolucci Bedini, con voce ferma e dolce, ha ricordato il senso profondo della serata:

"Il Signore Gesù si lasciò cesellare dalla volontà di Dio, prendendo sulle spalle tutte le conseguenze e le difficoltà del Vangelo fino a vedere le sue mani piagate per amore. In questa veglia di preghiera, ancorati alle ultime parole del Signore, vogliamo affidare il nostro Papa Francesco alle mani del Padre".

Un richiamo potente al sacrificio e all’amore che hanno caratterizzato non solo la vita di Cristo, ma anche il ministero pastorale di Papa Francesco, sempre vicino agli ultimi, sempre pronto ad abbracciare con misericordia chiunque si trovasse ai margini.

Le letture evangeliche e la voce di Francesco

Nel cuore della celebrazione, le letture evangeliche della risurrezione di Lazzaro hanno scandito i tempi della riflessione. Ogni brano è stato accompagnato da meditazioni tratte dagli scritti di Papa Francesco, parole che, ancora una volta, sono risuonate attuali, piene di vita, capaci di toccare l’anima di ciascuno.

"La fede è vedere la vita anche là dove sembra regnare la morte", aveva scritto il Papa, commentando il miracolo di Lazzaro. E così, anche in questa notte di lutto e speranza, Gubbio ha scelto di vedere la vita, affidandosi alla promessa della risurrezione.

I canti, eseguiti dal coro parrocchiale, hanno accompagnato ogni momento, creando un’atmosfera sospesa, quasi fuori dal tempo, in cui il dolore per la perdita si mescolava alla gratitudine per l’eredità spirituale lasciata da Francesco.

Alla fine della veglia, il vescovo Paolucci Bedini ha annunciato che le celebrazioni in suffragio di Papa Francesco continueranno anche nei giorni successivi, nell’ambito dei novendiali organizzati per onorare la sua memoria.

La prima celebrazione è fissata per mercoledì 30 aprile, alle ore 18, nella Cattedrale di Gubbio, proprio nel giorno in cui si ricorda la dedicazione della Chiesa madre eugubina ai santi Mariano e Giacomo, patroni della città. Una coincidenza carica di significato, che unirà il ricordo del Papa alla memoria profonda della comunità locale.

La seconda celebrazione si terrà invece domenica 4 maggio, alle ore 18.30, nella Cattedrale dei Santi Florido e Amanzio di Città di Castello, a sottolineare il legame tra le due diocesi affidate alla guida pastorale dello stesso vescovo.

"Celebrare la memoria di Papa Francesco in queste date simboliche sarà per noi un segno forte di comunione e di speranza", ha detto il vescovo. "Vogliamo che il suo insegnamento continui a vivere nelle nostre scelte quotidiane, nei nostri gesti di fede, nei nostri cammini comunitari".

Un Papa amato anche dalla terra di Gubbio

Papa Francesco ha avuto un legame speciale con l’Umbria e, in particolare, con Gubbio. La sua attenzione ai poveri, la sua predilezione per la pace, il suo amore per San Francesco d’Assisi hanno trovato nei cuori eugubini una profonda risonanza.

"La semplicità, l’umiltà e la forza con cui Francesco ha vissuto il suo pontificato hanno parlato anche a noi, gente di terra e di cielo", ha commentato un fedele al termine della veglia. "È come se il messaggio di San Francesco fosse tornato a camminare tra noi attraverso di lui".

In molte parrocchie della diocesi, in questi giorni, si sono moltiplicate iniziative spontanee di preghiera, con momenti di adorazione, recita del rosario e incontri di riflessione sul magistero del Papa. Un moto corale di affetto che testimonia quanto profondo sia stato il segno lasciato da questo pontefice, anche in una comunità storicamente legata ai valori francescani.

Se il dolore per la perdita è grande, ancora più forte è il desiderio di non disperdere il patrimonio spirituale costruito negli anni di pontificato di Francesco. Il vescovo Paolucci Bedini, con parole semplici ma incisive, ha invitato tutti a raccogliere l’eredità del Santo Padre:

"La vita del Papa ci insegna che la santità è possibile nella concretezza del quotidiano, nella fedeltà al Vangelo, nella misericordia verso ogni uomo e donna. Oggi il nostro compito è continuare su quella strada".

Un appello accolto con commozione dai tanti giovani presenti, segno che la testimonianza di Papa Francesco ha toccato profondamente anche le nuove generazioni.

La luce della speranza

La veglia di San Giovanni Battista non è stata solo un momento di commiato, ma un vero e proprio seme di speranza gettato nella terra fertile della fede eugubina. Un seme che, come promesso da Cristo, porterà frutto nella misura in cui sarà custodito e fatto crescere.

"Le mani del Padre accoglieranno Papa Francesco con la stessa misericordia che egli ha testimoniato sulla terra", ha concluso il vescovo. "E noi continueremo a camminare nella luce del Vangelo, certi che la sua lampada non si spegnerà mai".

Gubbio, con il cuore pieno di gratitudine, si prepara ora a onorare ancora una volta il Papa della misericordia, il Papa della semplicità, il Papa della speranza. Un pontefice che, nella memoria di questa terra antica e sempre giovane, resterà vivo come una benedizione che non conosce fine.

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Mario Farneti
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