13 Sep, 2025 - 18:00

Gubbio, presentata l’Associazione Astrofili Eugubini e Q&A con l’astronauta NASA Richard Linnehan

Gubbio, presentata l’Associazione Astrofili Eugubini e Q&A con l’astronauta NASA Richard Linnehan

La città di Gubbio ha vissuto una serata speciale il 12 settembre, nella splendida cornice della Sala Consiliare di Palazzo Pretorio, gremita di pubblico per la presentazione ufficiale dell’Associazione Astrofili Eugubini. Una nuova realtà che unisce appassionati, studiosi, fisici e geologi con l’obiettivo di promuovere la divulgazione scientifica e la cultura astronomica.

L’introduzione del presidente Luconi

Il presidente Alessandro Luconi ha aperto l’evento spiegando le finalità dell’associazione: «Vogliamo diffondere la conoscenza dell’astronomia, creare occasioni di incontro e di osservazione del cielo e stimolare la curiosità scientifica delle nuove generazioni». Ha ricordato l’importanza di una cultura scientifica accessibile a tutti, capace di far comprendere il ruolo dell’uomo nell’universo e di stimolare il pensiero critico.

Luconi ha anche sottolineato che l’associazione non si limiterà all’osservazione del cielo, ma proporrà conferenze, laboratori per le scuole e incontri pubblici su temi di astrofisica, geologia planetaria e storia della scienza. «Gubbio ha una tradizione millenaria e un cielo che invita a guardare lontano. Vogliamo che i ragazzi di oggi, guardando le stelle, trovino ispirazione per il loro futuro».

Il contributo del vicepresidente Manzo

A seguire ha preso la parola il vicepresidente Antonio Manzo, che ha offerto un affascinante excursus sulla storia dell’astronomia: «Dai tempi di Ur dei Caldei l’uomo ha rivolto lo sguardo al cielo per trovare risposte. I primi osservatori celesti segnavano i moti degli astri su tavolette d’argilla, oggi lo facciamo con telescopi e sonde spaziali, ma la domanda è sempre la stessa: qual è il nostro posto nell’universo?».

Manzo ha sottolineato come l’astronomia sia stata il motore di grandi scoperte scientifiche, dall’invenzione del calendario fino alla rivoluzione copernicana. «Studiare il cielo significa anche conoscere la nostra storia. Guardare le stelle è un atto di umiltà e di meraviglia».

Q&A con Richard Linnehan

La serata è proseguita con il momento più atteso: il collegamento in diretta streaming da Houston con Dr. Richard M. Linnehan, veterinario, ex astronauta della NASA e veterano di quattro missioni nello spazio, tra cui quelle dedicate alla manutenzione del Telescopio Spaziale Hubble.

Gli astrofili e il pubblico hanno potuto porre domande dirette all’astronauta, dando vita a un vivace Q&A.

Segni di vita su Marte

«Dr. Linnehan, molti si chiedono: una volta che i campioni di Perseverance arriveranno sulla Terra, cosa cercherete per capire se davvero contengono segni di vita passata e non semplici formazioni geologiche?»

Linnehan ha spiegato: «Con i primi rover dobbiamo essere davvero abili nel distinguere ciò che è puramente geologico da ciò che può essere un’impronta biologica. Non è banale: le formazioni batteriche possono imitare quelle minerali e viceversa. Per questo dobbiamo affidarci alle conoscenze che abbiamo maturato sulla Terra, per esempio sul comportamento delle alghe azzurre e sull’evoluzione delle prime forme di vita».

La base scientifica dell’interpretazione

Alla domanda su quale sia la base scientifica per interpretare le osservazioni, l’astronauta ha risposto: «Useremo la genetica, la microbiologia e lo studio delle colonie batteriche terrestri come punto di partenza. Sappiamo come gli organismi unicellulari si sono evoluti, come vivono, che strutture creano. Tutto questo ci aiuterà a capire se ciò che osserviamo in un campione marziano è frutto di processi biologici o di semplice chimica inorganica».

L’importanza della missione di sample return

«Si parla molto della missione di sample return. È davvero così decisiva?» Linnehan ha confermato: «Portare i campioni sulla Terra è fondamentale: qui abbiamo i migliori laboratori, strumenti sofisticatissimi e competenze distribuite in tutto il mondo. Ma, lo dico sempre, avere esseri umani sul posto sarebbe ancora meglio: nessun robot può sostituire l’intuito e la flessibilità di un geologo in carne e ossa».

Verso la presenza umana su Marte

Alla domanda se auspichi una presenza umana su Marte, Linnehan ha risposto: «Assolutamente sì. Forse alcuni dei ragazzi che avete nel vostro club di astrofili avranno l’età giusta per essere tra i primi a metterci piede. È un passo necessario se vogliamo rispondere alla domanda più grande: c’è stata vita su Marte?».

Il ritorno alla Luna

Prima di Marte, però, c’è la Luna: «Quando entrai nel programma spaziale nel 1994, mi dissero che saremmo tornati sulla Luna entro cinque anni. Sono passati 35 anni e non ci siamo ancora tornati davvero. È fondamentale stabilire una base lunare, far sì che scienziati di tutto il mondo possano andare e venire su base rotazionale. La Luna è il nostro laboratorio naturale».

Laboratori e infrastrutture

Sul futuro delle missioni: «Dovremo creare laboratori adatti a eseguire analisi complesse sul posto, per non dipendere solo dai tempi di trasporto dei campioni. Servirà un’infrastruttura che consenta di proteggere i materiali da contaminazioni terrestri e viceversa. Solo così potremo avere prove inconfutabili».

Crede che ci sia stata vita?

«La mia opinione personale è che sì, credo che su Marte ci sia stata vita. Ma senza dati concreti possiamo restare solo nel campo delle congetture. Dobbiamo continuare a cercare con metodo scientifico e mente aperta».

La prima volta sullo spazio

Durante la serata la domanda più immediata è stata: «Comandante, cosa ha provato la primissima volta che ha visto la Terra dallo spazio?». Linnehan ha ricordato la sua prima missione a bordo dello Shuttle nel 1996: «Non il piccolo puntino blu che vediamo nelle foto di Apollo, ma un immenso arco del globo che ruotava sotto di noi ogni 90 minuti. Ho capito che tutta la mia vita era laggiù e che dovevo concentrarmi solo sulla missione»

Una serata di scienza e comunità

La serata si è chiusa tra applausi calorosi. Il Sindaco Vittorio Fiorucci ha rinnovato l’invito a Linnehan a visitare Gubbio: «Se verrà, la vestiremo con la camicia azzurra dei ceraioli di San Giorgio, azzurro come il cielo che lei conosce così bene».

Un evento che ha unito spazio e tradizione, Gubbio e Houston, scienza e curiosità, lasciando nei presenti la sensazione di aver partecipato a un momento di crescita collettiva.

AUTORE
foto autore
Mario Farneti
condividi sui social
condividi su facebook condividi su x condividi su linkedin condividi su whatsapp
ARTICOLI RECENTI
LEGGI ANCHE