13 Oct, 2025 - 15:00

Gubbio, ritorno al passato: tante occasioni ma pochi gol. Il "killer instinct" resta un miraggio

Gubbio, ritorno al passato: tante occasioni ma pochi gol. Il "killer instinct" resta un miraggio

Ritorno al futuro, o meglio ritorno al passato per il Gubbio. Il problema che lo scorso anno aveva preoccupato tifosi e addetti ai lavori è tornato a fare capolino anche in questa stagione: la mancanza di concretezza sotto porta.
La squadra di mister Domenico Di Carlo gioca, costruisce, arriva con continuità in area avversaria, ma quando si tratta di finalizzare il grande lavoro prodotto nei 90 minuti, qualcosa si inceppa. È come se si spegnesse la luce negli ultimi sedici metri, nel momento in cui serve il guizzo, la freddezza, quella cattiveria agonistica che in gergo si definisce “killer instinct”.

Il paradosso è che il parco attaccanti del Gubbio è tutt’altro che povero. Per la Serie C, anzi, può essere considerato di alto livello. In rosa figurano calciatori esperti come Tommasini, La Mantia e Spina, oltre al talento sfortunato di Di Massimo, che da oltre un anno combatte con problemi muscolari. Nonostante la qualità del reparto, i numeri parlano chiaro: sette gol in nove partite, esattamente come la scorsa stagione dopo lo stesso numero di giornate. Un déjà-vu che fa riflettere.

I numeri non mentono: solo sette gol in nove gare

Dopo nove turni di campionato, il Gubbio ha messo a segno appena sette gol, una media di 0,77 reti a partita. È un dato che stride con la quantità di gioco prodotta e con le tante occasioni create.
Di questi sette gol, due portano la firma di Tommasini, che si conferma l’attaccante più prolifico del gruppo. La Mantia, arrivato negli ultimi giorni di mercato senza una preparazione completa, ha siglato solo una rete in otto presenze, di cui appena due da titolare. L’impressione è che manchi ancora la miglior condizione fisica, ma anche quell’intesa perfetta con i compagni che si costruisce solo giocando con continuità.

Il discorso cambia per Spina, un giocatore di movimento e fantasia, ma non un bomber di razza. Pur contribuendo alla manovra e creando spazi, non è ancora riuscito a trovare la via del gol. Nella passata stagione aveva segnato una sola volta in quindici partite, ma quest’anno è ancora fermo a quota zero.

Un discorso a parte merita Di Massimo. Tornato ad allenarsi in gruppo dopo il lungo calvario fisico, l’attaccante ex Ancona ha disputato finora solo una gara senza segnare. La sua assenza prolungata pesa come un macigno sull’efficacia offensiva del Gubbio, perché nel campionato 2023-24, con la stessa maglia, era riuscito a firmare dodici gol in 34 presenze. Numeri da vero terminale offensivo, quelli che oggi mancano come l’aria.

A oggi, i “bomber” del Gubbio sono curiosamente un attaccante e un difensore: Tommasini e capitan Signorini, entrambi a quota due gol. Il centrale, grazie alla sua forza nel gioco aereo, è diventato un’arma preziosa sui calci piazzati. A completare il tabellino ci sono le reti di La Mantia, Carraro (centrocampista) e Di Bitonto (difensore). Una distribuzione che racconta una squadra capace di trovare alternative, ma che evidenzia anche la mancanza di un vero finalizzatore.

L’ultima beffa e un trend da invertire

L’ultimo segnale d’allarme è arrivato nella trasferta sul campo della capolista, dove il Gubbio è uscito sconfitto per 1-0. Il rigore concesso dopo un’ingenuità di Bagnolini, appena un minuto dopo il fischio d’inizio, ha indirizzato la partita. Ma al di là dell’episodio, i rossoblù hanno avuto le occasioni per rimetterla in piedi.
La più clamorosa è capitata proprio a Tommasini, che da pochi metri ha girato di testa verso la porta trovando la pronta risposta di Venturi, bravo a salvare il risultato. È l’emblema di una squadra che costruisce ma non chiude, che fa il 70% del lavoro e poi si blocca al momento decisivo.

Il Gubbio non vince da quattro giornate, un digiuno che potrebbe far pensare a una crisi. Ma parlare di crisi sarebbe ingeneroso: la squadra gioca bene, ha un’identità chiara, e raramente subisce il gioco dell’avversario. Il problema è tutto negli ultimi venti metri. Lì dove servono lucidità e cattiveria, i rossoblù si perdono.

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Lorenzo Farneti
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