A Gubbio continua a crescere il dibattito attorno ai lavori di riqualificazione in Piazza Quaranta Martiri. La sezione locale dell’associazione “Salviamo il Paesaggio” ha lanciato un appello accorato, definendo l’intervento in corso come un vero e proprio scempio urbanistico. I giardini, cuore verde della piazza e simbolo identitario della città, rischiano, secondo il sodalizio, di essere trasformati in un luogo dal carattere cementizio, lontano dall’ispirazione naturalistica originaria.
Gubbio, la nota dell’associazione “Salviamo il Paesaggio” sui lavori di Piazza Quaranta Martiri
“I lavori ai giardini grandi – si legge nella nota ufficiale – rappresentano una scelta errata sotto ogni punto di vista, dalla cultura alla funzionalità urbana”. L’associazione critica in particolare l’uso massiccio del corten, un materiale ferroso ormai diffuso, ma giudicato inadatto per contesti storici di questo tipo. Secondo “Salviamo il Paesaggio”, il nuovo design avrebbe già compromesso la struttura originaria dei giardini, riducendo le aree verdi e cancellando tracce storiche, come gli antichi cordoli in pietra che delimitavano le superfici.
L’accusa più pesante è quella di aver imposto una “cimiterializzazione” della piazza. L’impiego di ghiaia cementizia e di perimetrazioni metalliche è percepito come una scelta che non solo appesantisce visivamente lo spazio, ma lo rende meno fruibile e potenzialmente pericoloso per bambini e anziani.
Il sodalizio non si limita alla critica estetica, ma tocca temi di ampio respiro culturale. I giardini storici, secondo l’associazione, rappresentano un patrimonio comune, un luogo dove passato, presente e futuro si intrecciano. Interventi come quello in atto rischiano di interrompere questa continuità storica.
L’appello cita anche il celebre critico d’arte vittoriano John Ruskin, ricordando come i monumenti – e in questo caso i giardini – non appartengano solo alla generazione attuale, ma debbano essere preservati per quelle future. L’utilizzo di materiali moderni e invasivi sarebbe, per il sodalizio, un segno di provincialismo culturale e di mancata visione a lungo termine.
Le firme contro la riqualificazione e le richieste alla nuova amministrazione
L’anno scorso, circa 800 cittadini hanno sottoscritto una petizione contro il progetto, chiedendo un ripensamento dell’intervento. Nonostante ciò, i lavori sono proseguiti, portando all’attuale situazione di conflitto. Ora l’associazione si rivolge alla nuova amministrazione comunale, insediatasi da pochi mesi, con la speranza di un cambio di rotta.
“Con tutti i fondi stanziati – si legge nella nota – si sarebbe potuta realizzare un’opera che valorizzasse la piazza, ad esempio avviando scavi archeologici nelle aree dove si sa che esistono evidenze storiche. Questo avrebbe potuto attrarre un turismo di qualità, oltre a preservare la memoria del luogo”.
Nonostante i lavori siano già in uno stato avanzato, “Salviamo il Paesaggio” ritiene che ci sia ancora margine per intervenire. L’associazione invita la nuova amministrazione a bloccare il progetto e a rivederlo in chiave più rispettosa della storia e dell’identità del luogo.
“C’è bisogno di un progetto analitico e inclusivo – affermano i rappresentanti del sodalizio – che affronti le problematiche in modo organico, valorizzando non solo l’aspetto estetico, ma anche le potenzialità archeologiche e turistiche della piazza”.
La questione non è solo urbanistica, ma anche identitaria. Piazza Quaranta Martiri è uno dei luoghi simbolo di Gubbio, teatro di eventi storici e culturali. La sua trasformazione in uno spazio prevalentemente cementizio potrebbe, secondo molti cittadini, impoverire il rapporto emotivo che lega la comunità alla piazza.
L’associazione sottolinea che una manutenzione regolare della ghiaia originale sarebbe stata sufficiente a rendere i giardini praticabili, senza ricorrere a soluzioni invasive. In questo modo si sarebbe rispettata l’ispirazione ottocentesca che aveva guidato la progettazione originale, mantenendo la piazza come un’oasi di naturalità. Il rischio paventato da “Salviamo il Paesaggio” è quello di una modernizzazione che tradisce la memoria del luogo, trasformandolo in uno spazio anonimo e privo di carattere.