19 Apr, 2025 - 13:00

Gubbio, la città che cammina con il Cristo: la secolare Processione del Venerdì Santo

Gubbio, la città che cammina con il Cristo: la secolare Processione del Venerdì Santo

Una città in silenzio, raccolta, attraversata da canti antichi e passi lenti. Anche quest’anno, all’imbrunire del Venerdì Santo, Gubbio ha rinnovato una delle sue tradizioni più solenni e radicate: la Processione del Cristo Morto, sacra rappresentazione che da secoli custodisce la memoria della Passione di Gesù e la trasmette, intatta, da una generazione all’altra.

Alle ore 19.30, dalla Chiesa di Santa Croce della Foce, è partito il lungo corteo penitenziale che ha percorso le vie del centro storico, portando il simulacro del Cristo Morto e la Vergine Addolorata lungo un itinerario immutato da secoli, tra canti, fiaccole, incenso e lacrime silenziose.

Il percorso, come da tradizione, ha toccato i luoghi simbolici della città: il passaggio al “pietrone”, la sosta presso la Casa di Riposo “Toschi Mosca”, i monasteri, le confraternite, i conventi, in una processione che è al tempo stesso liturgia, memoria storica e rappresentazione sacra.

“Gubbio si ferma, il cuore cammina con Gesù verso il Calvario,” ha detto il vescovo Luciano Paolucci Bedini, che ha guidato il corteo insieme a Padre Marco Bellachioma, padre guardiano francescano. “Questo è il tempo del silenzio, dell’ascolto e del dolore condiviso, come solo la Passione sa generare.”

Unzione delle Piaghe: il rito che apre la processione

La Processione del Cristo Morto è stata preceduta, come da tradizione, dal suggestivo e raro rito dell’Unzione delle Sante Piaghe, celebrato nella Chiesa di Santa Croce. Le Pie Donne di Cantiano, ospiti d’onore e parte attiva di questa edizione, hanno accompagnato il momento con canti della Passione eseguiti con struggente intensità.

Il rito consiste nell’apporre bambagia e balsamo di Cantiano – noto per le sue proprietà lenitive – sulle cinque piaghe del corpo del Cristo, mentre vengono recitate antiche preghiere, in particolare la “Preghiera delle Cinque Piaghe”, e distribuiti ai presenti fiocchi di cotone in segno di devozione.

“Un gesto semplice, che ci ricorda che quelle ferite sono le nostre, ha spiegato una delle donne partecipanti. “Le nostre ferite di oggi, il dolore del mondo, entrano in contatto con il corpo del Signore.”

Il “Miserere” che scuote l’anima

Ad accompagnare la processione, il Coro del Miserere, alternato ai “Canti della Passione”, ha scandito i momenti più toccanti con la forza di parole antiche e la potenza della musica corale.
Le voci, a tratti sussurrate e a tratti possenti, si sono propagate tra i vicoli, le piazze, i muri medievali di Gubbio, amplificando il senso di dolore e compassione che la processione incarna.

“Ogni Miserere è una preghiera che ci attraversa,” ha affermato uno dei cantori. “È la voce di Gubbio che piange, ma anche che spera.”

Uno dei momenti più toccanti della serata si è vissuto alla Casa di Riposo “Toschi Mosca”, dove il Cristo è stato deposto all’ingresso del padiglione, permettendo agli anziani ospiti di vegliarlo, pregarlo, toccarlo con lo sguardo.

In molti hanno pianto. Alcuni, seduti sulle carrozzine, hanno mormorato una preghiera, fatto il segno della croce, accarezzato il vetro della teca.

“Lui è sempre stato con noi,” ha sussurrato una signora. “E ora siamo noi a voler stare con Lui, finché possiamo.”

La processione ha attraversato Piazza Quaranta Martiri, dove proseguono i lavori di riqualificazione, simbolo di una città che cambia ma che sa custodire ciò che conta.

Le vie del centro storico, tutte illuminate, hanno accolto la moltitudine silenziosa dei fedeli, accompagnando il passaggio del corteo con rispetto e partecipazione.

Ogni anno, la stessa emozione. Ogni anno, una nuova speranza,” ha detto un giovane volontario. “Questa processione ci insegna che non esiste progresso senza memoria.”

La Veglia del Sabato Santo e la Reposizione

La Processione si è conclusa nella Chiesa di Santa Croce della Foce, con l’ostensione del Cristo Morto e della Vergine Addolorata, che resteranno esposti alla venerazione fino al Sabato Santo.

Dalle 7 del mattino, i fedeli potranno rendere omaggio, offrire fiori, pregare in silenzio.
Durante tutta la giornata saranno presenti anche i sacerdoti per le confessioni.

Alle 21.15, come da tradizione, i confratelli effettueranno la Reposizione del Crocifisso nella nicchia dell’altare maggiore, un gesto di silenziosa chiusura, di lutto sacro, ma anche di attesa.

La Processione del Venerdì Santo a Gubbio non è solo un evento religioso, è parte integrante dell’identità cittadina.
Ogni gesto, ogni canto, ogni sosta parla di una storia condivisa, di un’eredità collettiva che attraversa le generazioni.

È un pezzo di noi. Di chi siamo, di chi eravamo, e forse anche di chi vorremmo essere, ha confidato un anziano confratello, con la fiaccola in mano e gli occhi lucidi.

Una Passione che non passa mai

Nel buio del Venerdì Santo, Gubbio accende la luce della memoria.
Ogni anno, nella città dei Ceri, la Passione di Cristo non è solo un rito, ma un cammino. Un cammino che attraversa la fede, il dolore, la bellezza e il silenzio.
Un cammino che, con passo lento e cuore aperto, conduce ognuno davanti alla Croce. E, forse, un po’ più vicino all’altro.

“Chi ha camminato questa sera con il Cristo,” diceva una donna all’uscita della chiesa, “non potrà che camminare domani con più compassione.

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Mario Farneti
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