10 Oct, 2025 - 13:00

Gubbio, il caso dell’agente accusato di peculato apre il dibattito: esistono tensioni interne nella Polizia Locale?

Gubbio, il caso dell’agente accusato di peculato apre il dibattito: esistono tensioni interne nella Polizia Locale?

L’arresto in flagranza di reato di un agente della Polizia Locale di Gubbio per peculato, colto mentre utilizzava la carta carburante di servizio per riempire una tanica da 25 litri da portare a casa, ha suscitato sorpresa e scalpore. Non tanto per l’entità materiale del danno – poche decine di euro – quanto per la severità dell’intervento: indagini coordinate dalla Procura, servizi di osservazione dei Carabinieri, pedinamento, arresto in divisa durante l’orario di lavoro.

Un apparato investigativo imponente per un episodio che, preso isolatamente, avrebbe potuto risolversi con un provvedimento disciplinare interno. È qui che si apre la questione: perché si è arrivati a un esito così drastico?

La segnalazione interna come punto di partenza

Elemento centrale della vicenda è che l’indagine non è nata da una denuncia di un cittadino, né da un controllo esterno, ma da una segnalazione interna della stessa Polizia Locale. Qualcuno, dunque, all’interno del Corpo ha deciso di informare direttamente l’Autorità Giudiziaria, invece di gestire l’episodio come una questione disciplinare.

Questo aspetto ha due possibili letture:

  • da un lato, rappresenta un gesto di rigore e trasparenza, un segnale forte di rispetto della legalità e di volontà di non minimizzare un comportamento infedele;

  • dall’altro, potrebbe riflettere l’esistenza di rapporti tesi e deteriorati tra colleghi, con dissapori che covavano da tempo e che hanno trovato in questo episodio l’occasione per emergere.

Il sospetto di dinamiche interne

Il dubbio che si insinua è che, dietro la tanica di gasolio, vi siano anche dinamiche interne al Corpo, forse conflitti personali o professionali, rivalità mai risolte, malcontenti latenti.

In ambienti di lavoro ristretti, dove i rapporti tra colleghi sono quotidiani e inevitabili, basta poco per generare fratture profonde. La Polizia Locale di Gubbio, già in passato al centro di vicende giudiziarie, potrebbe aver accumulato tensioni che si sono riversate sul caso attuale, amplificandone la portata.

Un gesto che sul piano materiale appare minimo può assumere, in questo contesto, un significato simbolico enorme, diventando il detonatore di un procedimento giudiziario e di un danno d’immagine difficile da contenere.

Il ruolo della fiducia

La questione solleva un tema più ampio: quello della fiducia reciproca. All’interno delle forze dell’ordine, la coesione e il sostegno tra colleghi sono fondamentali per garantire un servizio efficiente e credibile. Se questa fiducia viene meno, ogni errore, anche piccolo, rischia di trasformarsi in un caso pubblico.

La scelta di segnalare il fatto direttamente alla Procura, bypassando una gestione interna, può essere interpretata come un segnale che la fiducia era già compromessa. L’agente coinvolto, secondo la difesa, aveva sempre mantenuto una condotta irreprensibile: questo rende ancora più evidente la frattura tra immagine esterna e percezione interna.

Un danno di immagine collettivo

Il paradosso è che, nel tentativo di dimostrare trasparenza e rigore, la Polizia Locale di Gubbio si trova ora a dover affrontare un danno d’immagine molto più grande del valore economico contestato. L’opinione pubblica non vede solo l’errore individuale, ma rischia di percepire un Corpo attraversato da divisioni e vulnerabile a comportamenti infedeli.

La vicenda, quindi, non danneggia soltanto l’agente incriminato, ma l’intera istituzione, che deve ora ricostruire la propria credibilità di fronte ai cittadini.

Un caso di rigore o un caso politico?

Non va sottovalutata neppure la possibile lettura “politica” della vicenda. In un clima di crescente attenzione pubblica verso la trasparenza delle istituzioni, episodi come questo diventano strumenti di dibattito e di confronto politico.

Chi ha deciso di segnalare il fatto alla Procura potrebbe aver voluto dare un segnale di intransigenza, ma il risultato finale è quello di una città che oggi si interroga non tanto sul valore del gasolio, quanto sulla salute interna della sua Polizia Locale.

Le prospettive future

Ora il caso seguirà il suo iter giudiziario, con la difesa che punta a un patteggiamento o al riconoscimento della particolare tenuità del fatto. Parallelamente, l’Ufficio procedimenti disciplinari del Comune dovrà valutare le misure interne, che vanno dalla sospensione al licenziamento.

Ma al di là dell’esito processuale, resta aperta la questione più profonda: ci sono forze interne alla Polizia Locale di Gubbio che lavorano in modo disgregante, mettendo a rischio la coesione del Corpo?

Se così fosse, il vero problema non sarebbe la tanica di carburante, ma il clima che si respira dentro le mura del Comando, e che potrebbe minare la capacità della Polizia Locale di agire come un’istituzione unita e credibile.

Il minimo errore diventa un terremoto

Il caso dell’agente accusato di peculato non è solo una vicenda giudiziaria. È uno specchio che riflette dinamiche interne, fragilità istituzionali e un bisogno urgente di chiarezza. Perché, se la legalità non può mai essere messa in discussione, la trasparenza deve andare di pari passo con la capacità di mantenere fiducia e coesione dentro le istituzioni stesse.

In caso contrario, anche il più piccolo errore diventa un terremoto.

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Mario Farneti
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