Gubbio è una città profondamente legata alle sue tradizioni, e tra le più suggestive c’è senza dubbio quella dei Focaroni di San Giuseppe. Un evento che unisce storia, religione e folklore, mantenendo viva una pratica antichissima che affonda le radici in epoche lontane. Ogni anno, nel mese di marzo, le piazze e le vie della città si illuminano con grandi falò, creando un’atmosfera unica e carica di significato.
La celebrazione dei Focaroni è legata alla figura di San Giuseppe, patrono dei falegnami, e si inserisce in un contesto di ritualità collettiva che segna il passaggio dall’inverno alla primavera. La notte in cui vengono accesi i falò è carica di simbolismi: il fuoco, elemento purificatore, rappresenta la fine della stagione fredda e l’inizio di un periodo di rinascita e fertilità per la terra. Un evento che richiama ogni anno centinaia di cittadini e visitatori, desiderosi di immergersi in una tradizione che, pur adattandosi ai tempi moderni, conserva intatta la sua autenticità.
L’Università dei Falegnami di Gubbio, insieme ai quattro quartieri storici – Sant’Andrea, San Giuliano, San Martino e San Pietro – e con il sostegno dell’Associazione Maggio Eugubino e del Comune di Gubbio, ha organizzato per martedì 18 marzo l’edizione 2025 dei Focaroni di San Giuseppe.
Il programma della manifestazione prenderà il via alle ore 19.15 con il raduno e la partenza del corteo da Largo Luigi Menichetti, presso la Chiesa dei Falegnami. Da qui, il corteo attraverserà via Savelli della Porta e via Dante Alighieri, per poi raggiungere il primo focarone. L’accensione dei falò avverrà secondo il seguente ordine:
Questi grandi falò, alimentati con legna raccolta nei giorni precedenti dagli organizzatori e dai volontari, rappresentano un momento di forte aggregazione per la comunità. Le famiglie si riuniscono intorno ai falò per condividere racconti, cibo e un senso di appartenenza che affonda le radici nella storia della città.
La tradizione dei Focaroni di San Giuseppe ha un’origine molto antica. Già nei secoli passati, i falò venivano accesi per onorare il santo protettore dei falegnami e per chiedere protezione e prosperità per l’anno a venire. Alcuni studiosi collegano questa pratica ai riti propiziatori legati all’agricoltura, tipici delle civiltà contadine, in cui il fuoco aveva la funzione di purificare il terreno e favorire la fertilità.
Dal punto di vista religioso, San Giuseppe rappresenta una figura di umiltà e lavoro, ed è per questo che la sua ricorrenza è particolarmente sentita tra gli artigiani e i lavoratori manuali. Per questa ragione, mercoledì 19 marzo, giorno della festività di San Giuseppe, l’Università dei Falegnami ha organizzato una celebrazione speciale per i soci e i dipendenti. Alle ore 11.30, presso la Chiesa di San Giuseppe, verrà celebrata una Santa Messa solenne in onore del santo. A seguire, si terrà il tradizionale pranzo conviviale presso la sede dell’Università in via Savelli della Porta, un momento di ritrovo e festa per tutti i membri della comunità.
Uno degli aspetti più affascinanti legati ai Focaroni di San Giuseppe è la storia dell’Università dei Falegnami di Gubbio, l’istituzione che ancora oggi organizza la manifestazione. Questa corporazione artigiana ha origini medievali e viene citata già negli statuti del libero Comune di Gubbio del 1338. La sua attività era regolata da uno statuto ufficiale redatto il 22 gennaio 1334, ma documenti storici attestano la presenza di un capitano della corporazione già nel 1326. La riforma più significativa dello statuto avvenne nel 1365, e da allora la tradizione è stata tramandata di generazione in generazione.
Nel corso dei secoli, l’Università dei Falegnami ha attraversato numerosi cambiamenti, mantenendo però saldo il suo ruolo all’interno della società eugubina. Nonostante la soppressione delle corporazioni medievali decretata da Papa Pio VII nel 1801, l’associazione dei falegnami è riuscita a sopravvivere, adattandosi ai nuovi contesti sociali ed economici. Oggi, l’Università dei Falegnami continua a svolgere attività di beneficenza, assistenza e promozione culturale, contribuendo a mantenere viva la memoria storica della città.