01 May, 2025 - 18:00

Gubbio, il sindaco Fiorucci sul 1° maggio: "Giornata per ricordare, riflettere e reagire"

 Gubbio, il sindaco Fiorucci sul 1° maggio: "Giornata per ricordare, riflettere e reagire"

 In un’Italia attraversata da contraddizioni profonde sul tema del lavoro, il Primo Maggio a Gubbio si è caricato di significati forti e urgenti, in un discorso che ha scosso la piazza e si è trasformato in una riflessione collettiva sul valore, la fragilità e il futuro del lavoro nel nostro Paese. A parlare non è stato solo un sindaco, ma un uomo delle istituzioni consapevole del momento storico. Vittorio Fiorucci, primo cittadino di Gubbio, ha scelto parole nette, incisive, cariche di senso civile e sociale, aprendo così un dibattito necessario e non retorico su ciò che il lavoro rappresenta oggi per milioni di italiani.

"Il Primo Maggio non è una data da celebrare, ma una giornata per ricordare, riflettere e reagire", ha detto dal palco allestito nel cuore del centro storico, davanti a cittadini, rappresentanti sindacali, associazioni e semplici lavoratori. Un monito e un appello, insieme.

Lavoro come identità, ma anche come fatica invisibile

Fiorucci ha voluto affrontare senza giri di parole la deriva che negli ultimi anni ha trasformato il lavoro da motore della Repubblica a elemento di precarietà esistenziale. Un fenomeno non solo economico, ma culturale. "Il lavoro è ciò che dà senso alla nostra sveglia al mattino e orgoglio al nostro ritorno a casa. È dignità, è identità, è futuro. Ma oggi, troppo spesso, è anche precarietà, silenzio, fatica invisibile. È il rider che corre sotto la pioggia, la commessa che lavora 10 ore col sorriso forzato, il programmatore piegato su una sedia davanti a uno schermo senza pause né tutele."

Nel suo intervento, il sindaco ha tracciato un quadro realistico e drammatico delle nuove forme di lavoro, spesso invisibili o svalutate, tra contratti a termine e mansioni sottopagate. Tutto ciò in un Paese in cui la stabilità, un tempo diritto fondamentale, oggi è considerata un lusso. "La stabilità è diventata un lusso. E non possiamo accettare che un contratto a tempo indeterminato sia visto come un miraggio. Non è nostalgia quella che provo, ma sete di giustizia."

Dalla memoria alle azioni: sicurezza e diritti

Fiorucci ha poi ricordato il valore della memoria, non come esercizio celebrativo ma come leva per il cambiamento. Ha citato nomi e storie di chi non è più tornato a casa dopo una giornata di lavoro, ricordando quanto ancora resta da fare in tema di sicurezza sui luoghi di lavoro.

"Il Primo Maggio non è folklore. È responsabilità. Responsabilità verso chi, come Samuel ed Elisabetta, ha perso la vita sul lavoro. A loro dobbiamo qualcosa che va oltre la memoria: dobbiamo azioni."

In questa direzione, il sindaco ha accolto con favore l’annuncio del Governo Meloni sullo stanziamento di oltre 1,2 miliardi di euro per la sicurezza sul lavoro. Una misura che definisce «importante», ma che da sola "non basta". "Dobbiamo costruire un’alleanza vera tra istituzioni, sindacati, imprese. Ma serve una svolta culturale."

Contro l’economia dell’esclusione, per una visione umana dello sviluppo

Il cuore del discorso di Fiorucci affonda in un concetto chiave: il lavoro non può essere subordinato al profitto, né considerato una variabile secondaria dell’economia. Una denuncia etica prima ancora che politica, ispirata anche dal magistero sociale di Papa Francesco.

"Papa Francesco ce lo ha ricordato: questa economia esclude, distrugge, crea scarti. Non è possibile che si pianga per due punti di Borsa e si ignori chi muore assiderato per strada. Serve un’economia della persona, non del profitto a ogni costo."

Nel suo invito a un nuovo modello di sviluppo, il sindaco di Gubbio ha auspicato un’economia che metta al centro la cooperazione, le relazioni umane, la protezione dei più deboli. "Un’economia dove le regole servano a proteggere e non solo a competere, dove la cooperazione conti quanto la concorrenza. Dove l’imprenditore non venga visto come il nemico e il lavoratore come un numero." Parole che riecheggiano anche la cultura profonda del territorio umbro, da sempre legata alla solidarietà artigiana, al mutualismo cooperativo, al valore del lavoro manuale e creativo come forma di riscatto e costruzione sociale.

Nel finale del suo intervento, Fiorucci ha voluto dare una scossa all’immaginario collettivo, chiedendo di superare le contrapposizioni ideologiche tra lavoratori dipendenti e autonomi, tra impiegati e artigiani, tra creativi e operai.

"Celebriamo il lavoro in tutte le sue forme: subordinato, autonomo, creativo, artigianale, imprenditoriale perché non siano mondi opposti, ma pezzi dello stesso puzzle. Senza pregiudizi, senza etichette, senza retorica. E oggi lo gridiamo insieme. Uniti. Con speranza. Viva il lavoro, viva il Primo Maggio."

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Lorenzo Farneti
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