22 Apr, 2025 - 15:02

Gubbio, festa di San Giorgio martire: date e programma completo

Gubbio, festa di San Giorgio martire: date e programma completo

A Gubbio l’aria profuma già di maggio. La pietra grigia dei vicoli medievali risuona dei passi veloci di chi si prepara a vivere, ancora una volta, una delle manifestazioni più intense e radicate del patrimonio culturale italiano: la Festa dei Ceri, in programma il 15 maggio. Ma prima che le barelle sfreccino lungo tutta la città, aprile si chiude con un appuntamento altrettanto sentito: la festa di San Giorgio martire, uno dei tre santi protettori delle confraternite legate ai Ceri. 

Il programma della festa di San Giorgio Martire: fede, memoria e musica

Il primo atto della celebrazione sarà martedì 22 aprile, con la Santa Messa in suffragio dei ceraioli defunti nella chiesa di Santa Maria dei Servi alle ore 21. Mercoledì 23 aprile, giorno del santo, si aprirà con le lodi mattutine presso la seconda cappelluccia della chiesa di Santa Maria delle Grazie, alle ore 9. Alle 18, nella stessa chiesa dei Servi, la Messa solenne celebrata dal Vescovo di Gubbio, Monsignor Luciano Paolucci Bedini, sarà seguita da uno dei momenti più simbolici per i Sangiorgiari: l’investitura del capodieci 2025, che guiderà il cero in corsa il prossimo 15 maggio. La giornata si concluderà con la tradizionale cena ai piedi del Palazzo dei Consoli.

Il programma si arricchisce giovedì 24 aprile con “Azzurro 2025”, evento musicale al Teatro Luca Ronconi (ore 21.15), presentato da Ludovica Cacciamani. Il ricavato della serata sarà devoluto in beneficenza all’AELC, segno di una comunità che sa coniugare tradizione e solidarietà.

Ceri: simboli di una devozione che non conosce tempo

A rendere unica la Festa dei Ceri non è soltanto la sua spettacolare corsa, ma il significato profondo che racchiude. I tre Ceri, dedicati a sant’Ubaldo (patrono di Gubbio), san Giorgio (protettore dei merciai) e sant’Antonio Abate (protettore degli asinari), sono autentici monumenti di legno, di circa 300 kg ciascuno, costruiti su una struttura a forma di “H” che permette il trasporto a spalla.

La loro composizione è un equilibrio perfetto tra arte e ingegneria popolare: tavole dipinte con motivi arabescati, maniglie laterali ("manicchie"), perni ("timicchioni") e una complessa struttura di montaggio, testimoniano l’abilità manuale degli artigiani e la cura tramandata di generazione in generazione.

Durante l’anno, i Ceri riposano nella basilica di Sant’Ubaldo, mentre le statue dei santi sono esposte nella chiesa di San Francesco della Pace. Ma è a maggio che riprendono vita, incarnando valori profondi: sacrificio, appartenenza, onore, rispetto delle regole non scritte del popolo ceraiolo.

Una festa millenaria, viva e contesa tra storia, fede e mito

Non si tratta di una semplice rievocazione storica. Come sottolineano da decenni gli studiosi, la Festa dei Ceri è un evento che si rinnova ininterrottamente dal XII secolo. Secondo la versione più accreditata, è nata come offerta di cera al patrono sant’Ubaldo da parte delle corporazioni medievali, poi evolutasi nella forma odierna.

Ma altre interpretazioni si intrecciano alla storia ufficiale. Alcuni studiosi ne suggeriscono origini pagane, legate alla dea Cerere e al risveglio della natura. Altri ancora vedono nei Ceri una sorta di carroccio da guerra, testimoniando la vittoria eugubina del 1151. Queste ipotesi, pur divergenti, contribuiscono a rafforzare il mistero e il fascino che la festa esercita anche su studiosi, antropologi e linguisti.

Dal 1973, i tre Ceri campeggiano nel gonfalone e nella bandiera della Regione Umbria, a sottolineare come la Festa non appartenga solo a Gubbio, ma a un’intera identità regionale.

Il ruolo sociale e culturale: un patrimonio vivo

La Festa dei Ceri è vissuta con un attaccamento viscerale dalla comunità eugubina. Non è soltanto un evento spettacolare, ma un momento di coesione e rigenerazione sociale. I legami intergenerazionali si rinsaldano, le famiglie si riuniscono, e anche chi vive lontano ritorna a casa per portare il cero, indossare la banda colorata del proprio santo, cantare gli inni, piangere, ridere, stringere mani e cuori.

Questa festa è anche lo specchio delle contraddizioni di una tradizione: la tensione tra modernità e fedeltà al rito, tra inclusività e rispetto delle gerarchie ceraiole, tra l’orgoglio cittadino e le polemiche che ogni anno animano i preparativi. Ma proprio queste sfumature rendono la Festa dei Ceri un unicum antropologico e sociale.

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Lorenzo Farneti
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