La situazione di Gubbio Cultura e Multiservizi Srl, società partecipata al 100% dal Comune di Gubbio, si fa sempre più intricata e preoccupante. Da tempo al centro delle cronache locali, e oggetto di inchieste puntuali come quelle pubblicate sul nostro giornale, la società torna oggi al centro del dibattito pubblico con nuovi elementi di criticità. Il tema non riguarda soltanto il bilancio e la governance, ma tocca anche aspetti legali e occupazionali, con potenziali risvolti economici pesantissimi per il Comune.
“Siamo di fronte a una società in dissesto, ereditata da una gestione precedente che ha lasciato molti nodi irrisolti”, mormorano off the record alcune voci vicine all’attuale Amministrazione guidata da Vittorio Fiorucci.
Nella giornata di mercoledì 21 maggio, presso Palazzo Pretorio, pare si sia tenuto un vertice riservato, presieduto dal sindaco Fiorucci. Alla riunione avrebbero preso parte, oltre ad alcuni membri dell’Amministrazione comunale, anche l’amministratore unico Paolo Rocchi, la cui permanenza in carica appare ormai appesa a un filo.
Secondo indiscrezioni, infatti, sembra che si valuti seriamente la sua liquidazione, per poi procedere a una nuova nomina o a un diverso modello gestionale. L’alternativa sarebbe quella di un commissariamento interno o di un accorpamento con altre realtà partecipate, ipotesi tutte ancora in fase di studio.
La società ha infatti un perimetro di attività troppo ampio e disomogeneo: dai musei alla farmacia comunale, fino agli ascensori pubblici. Servizi troppo diversi per essere gestiti con un unico modello.
Ma il vero terreno minato è rappresentato dalla gestione degli ascensori pubblici di via Baldassini e via XX Settembre, su cui si è concentrata l’attenzione dell’Ispettorato del lavoro di Perugia. In particolare, le verifiche hanno riguardato le modalità contrattuali con cui vengono gestiti i turni del personale addetto.
Attualmente, il servizio è svolto da una persona assunta con contratto diretto e da due lavoratori con partita IVA, che però – come emerso da segnalazioni e documentazione interna – operano di fatto come dipendenti: orari fissi, compiti prestabiliti, turnazioni coordinate dal management.
“Si configurerebbe una situazione di subordinazione mascherata, che potrebbe dar luogo a sanzioni molto pesanti, anche retroattive”, spiega una fonte legale interpellata da Tag24 Umbria.
Se confermata, questa situazione potrebbe portare a verbali sanzionatori e a un obbligo di assunzione dei lavoratori a partita IVA, con conseguente aumento dei costi fissi per una società che non è in grado di sostenere nuovi carichi economici.
Gubbio Cultura e Multiservizi era stata pensata come strumento flessibile e moderno per razionalizzare servizi pubblici, valorizzare il patrimonio culturale e ottimizzare la spesa. In realtà, nel corso degli anni, la sua struttura si è progressivamente appesantita, trasformandosi in una scatola opaca con criticità gestionali sempre più evidenti.
Il tutto aggravato da una assenza di controllo politico reale. Il Comune è socio unico, ma il Consiglio comunale è stato per lungo tempo poco coinvolto, lasciando che la gestione procedesse senza una supervisione efficace.
“Un’anomalia gestionale di lunga data, frutto anche dell’eredità lasciata dalla precedente Giunta Stirati”, osservano alcuni osservatori locali.
Il sindaco Vittorio Fiorucci, insediato da meno di un anno, sembra muoversi con estrema prudenza sulla vicenda. In pubblico mantiene una posizione defilata, rilasciando solo brevi dichiarazioni quando sollecitato dalle opposizioni in Consiglio. Una linea di comunicazione che riflette probabilmente la delicatezza del momento e la necessità di valutare scenari anche giuridicamente complessi.
Il futuro di Gubbio Cultura e Multiservizi dipenderà anche da quanto emergerà dalle ispezioni, dai rilievi formali e dalle eventuali contestazioni.
Il dossier Gubbio Cultura è destinato a diventare uno dei banchi di prova più rilevanti dell’Amministrazione Fiorucci. La società non produce utili, richiede continui interventi di sostegno finanziario e si trova ora in potenziale situazione debitoria aggravata dalle verifiche ispettive.
In più, la natura "ibrida" dei suoi servizi – alcuni a contenuto pubblico, altri a rilevanza commerciale – rende complesso qualunque tentativo di ristrutturazione.
È insomma una società troppo piccola per essere grande, ma troppo grande per essere piccola.
Le ipotesi sul tavolo sono diverse, nessuna priva di ostacoli:
Liquidazione ordinata della società, con assorbimento dei servizi essenziali direttamente sotto il Comune;
Nomina di un nuovo amministratore unico, con un mandato preciso di ristrutturazione interna e semplificazione delle attività;
Scorporo delle funzioni culturali da quelle commerciali, per affidare i musei e le attività culturali a fondazioni o enti esterni;
Accorpamento con altre partecipate pubbliche del territorio per razionalizzare costi e personale.
Tutte strade che richiedono decisioni politiche coraggiose, chiarezza amministrativa e una strategia di medio periodo.
Nel frattempo, i dipendenti e collaboratori della società – pochi, ma importanti per l’erogazione quotidiana dei servizi – vivono nell’incertezza. Il clima di sfiducia e precarietà si riflette anche sui servizi erogati, con ricadute visibili per l’utenza, sia nei musei civici sia nel servizio ascensori, già oggetto di numerose segnalazioni per chiusure impreviste.
“La trasparenza è il primo passo per riconquistare la fiducia”, abbiamo scritto in un altro articolo dedicato alla vicenda. Una trasparenza che, fino ad oggi, è mancata.
Gubbio Cultura e Multiservizi è un simbolo di un modello che non ha funzionato, almeno nei termini in cui era stato concepito. Non basta più rimandare, non basta più tacere. Occorrono scelte nette e pubbliche, perché in gioco non c’è solo una società, ma la credibilità dell’ente pubblico e la qualità dei servizi ai cittadini.
L’auspicio è che il sindaco Fiorucci e la sua Giunta trovino l'opportunità di affrontare il nodo, con rigore e trasparenza, informando la città passo dopo passo. Anche perché – come dimostra l’interesse sempre crescente della stampa locale e dei cittadini – questa partita riguarda tutti.