05 Oct, 2025 - 18:00

Gubbio celebra San Francesco con fede e civiltà: solenne liturgia e accensione della lampada votiva

Gubbio celebra San Francesco con fede e civiltà: solenne liturgia e accensione della lampada votiva

Con intensa partecipazione spirituale e civile, la comunità eugubina ha vissuto la solennità di San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, nella sera del 4 ottobre 2025. La celebrazione si è svolta nella suggestiva cornice della chiesa di San Francesco, cuore della devozione cittadina al Poverello, raccogliendo un gran numero di fedeli, autorità e rappresentanti delle istituzioni locali.

La liturgia solenne, presieduta dal vescovo di Gubbio, Luciano Paolucci Bedini, ha offerto alla città un momento di memoria, di preghiera e di fraternità, in un clima intenso che ha unito dimensione religiosa e civile.

Il rito dell’accensione della lampada votiva

Uno dei momenti più toccanti della celebrazione è stato il tradizionale rito dell’accensione della lampada votiva, affidato al sindaco di Gubbio Vittorio Fiorucci in rappresentanza dell’intera città. Un gesto che ogni anno rinnova l’affidamento della comunità eugubina a San Francesco, simbolo universale di pace e di fraternità.

“Con questo gesto di luce – ha detto il sindaco Fiorucci – la città intera si affida al suo patrono, riconoscendo in Francesco un compagno di strada e un testimone di pace. È un segno che ci unisce, che illumina il nostro cammino e ci richiama a valori profondi di fraternità e servizio.

La lampada, arde ora come segno perenne di una comunità che riconosce in Francesco non soltanto un santo della storia, ma un modello di vita attuale e necessario.

L’omelia del vescovo Luciano: Francesco, “uno di casa”

Nel cuore della liturgia, l’omelia del vescovo Luciano Paolucci Bedini ha offerto una meditazione intensa e profonda sulla figura del Santo di Assisi.

“Noi tutti, specialmente in questa terra umbra che ha dato il natale a Francesco, lo sentiamo quasi come uno di casa, uno di famiglia, ha esordito il Vescovo, richiamando la familiarità con cui gli eugubini ricordano l’arrivo del giovane Francesco nella loro città, accolto con fraternità e affetto.

L’invito principale del pastore della Chiesa eugubina è stato quello di non dare mai per scontata la conoscenza del Santo:
“Anche se tante volte pensiamo di conoscere Francesco, forse siamo i primi che dovremmo avere l’umiltà ogni volta di tornare ad ascoltare la sua storia e la sua vita.

Al centro del cuore di Dio

Il Vescovo ha poi tracciato la chiave spirituale dell’esperienza francescana: la scoperta radicale che ha trasformato la vita del giovane di Assisi.

“Francesco vive i primi vent’anni della sua vita convinto che quello che aveva gli consentiva di stare lui al centro del mondo”, ha spiegato Paolucci Bedini. “Ma ciò che cambia non è il centro: Francesco scopre di essere al centro del cuore di Dio. Al centro dell’amore del Padre”.

Parole che hanno toccato profondamente i fedeli, chiamati a confrontarsi con la stessa dinamica spirituale:
“Tutti tendiamo ad essere il centro della nostra vita… Quando facciamo così, la nostra vita si complica, si incastra, non si spiega più. Ma la vera liberazione arriva quando riconosciamo che noi non siamo il centro di nulla, ma siamo al centro del cuore di Dio”.

Un messaggio potente, capace di illuminare anche le inquietudini dell’uomo contemporaneo, spesso smarrito nel bisogno di autoaffermazione e potere.

Lo stupore di essere creatura

Il Vescovo ha poi collegato la sua riflessione all’ottavo centenario del Cantico delle Creature, che la Chiesa celebra nel 2025.

“Prima ancora di cantare la lode delle creature, Francesco si scopre lui stesso creatura”, ha sottolineato. E da questa consapevolezza nasce la gratitudine e la lode: Ci scopriamo limitati, bisognosi di cure, incapaci di essere noi padroni della storia”.

In questa prospettiva, Francesco diventa un modello di fraternità universale:
“Se ci sentiamo davvero creature dell’unico Padre, come non possiamo dirci fratelli e sorelle? Come non possiamo metterci di fronte agli altri in un atteggiamento di riconciliazione e di pace?”.

Una comunità in preghiera e fraternità

L’intera celebrazione ha restituito alla città il volto di una comunità raccolta nella memoria di Francesco e nella volontà di seguirne l’esempio.

Il vescovo ha concluso la sua omelia affidando ai fedeli un compito: “Riscoprire la gioia della semplicità evangelica di Francesco, nella certezza che ciascuno di noi è tenuto gelosamente al centro del cuore di Dio”.

Il saluto dei frati conventuali

Al termine della celebrazione, ha preso la parola fra Marco Bellachioma, guardiano della comunità dei frati minori conventuali di Gubbio.

“Ringraziamo tutti i presenti, le autorità civili, il vescovo e i sacerdoti concelebranti, il coro dei Cantores Beati Ubaldi che ha animato con grande intensità questa liturgia”, ha detto fra Marco.

Il religioso ha poi ricordato il lavoro svolto dal comitato “Francesco a Gubbio”, attivo da alcuni mesi per rilanciare l’identità francescana eugubina. “Un lavoro che ha iniziato a portare i suoi primi grandi frutti dopo un inverno di collaborazione e gestazione. Già dall’estate scorsa sono cominciate le prime iniziative, i primi appuntamenti significativi. Ringraziamo davvero il Signore e san Francesco, perché nel suo nome questa città è unita e promuove iniziative che porteranno Gubbio a farsi conoscere ancora di più nel mondo”.

Autorità e comunità riunite attorno a Francesco

Alla celebrazione erano presenti le principali autorità cittadine, i rappresentanti delle istituzioni civili e militari, e una folla di fedeli provenienti non solo da Gubbio ma anche dai comuni vicini.

L’immagine più forte è stata quella di una città che, pur nella modernità, non dimentica il proprio legame spirituale con il Santo di Assisi, che proprio a Gubbio mosse i suoi primi passi di conversione e incontrò l’abbraccio fraterno di una comunità che ancora oggi lo considera “uno di casa”.

Un videoracconto per rivivere l’evento

La celebrazione è stata documentata anche in un videoracconto, che verrà diffuso nelle prossime settimane sui canali diocesani e comunali, per permettere a tutti di rivivere i momenti più significativi della liturgia e delle parole del Vescovo.

Un modo moderno per far sì che il messaggio di Francesco continui a raggiungere non solo chi era presente in chiesa, ma anche le famiglie, i giovani e gli anziani che non hanno potuto partecipare.

Francesco, memoria e futuro

La celebrazione del 4 ottobre a Gubbio non è stata soltanto una ricorrenza religiosa, ma un vero evento di popolo: unire la fede con la partecipazione civile, la memoria storica con l’impegno per il futuro.

Le parole del Vescovo Luciano Paolucci Bedini hanno risuonato come un invito: riconoscere di essere creature amate da Dio, ritrovare la fraternità, riscoprire la semplicità.

In una città che ha conosciuto da vicino il giovane Francesco e lo ha accolto come fratello, la festa del Patrono d’Italia diventa ogni anno occasione di rinnovato affidamento, di speranza e di unità.

“Francesco – ha detto fra Marco – non è un ricordo lontano, ma una presenza viva. È il segno che questa città porta nel cuore, un patrimonio spirituale che vogliamo condividere con il mondo”.

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Mario Farneti
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