La Procura della Repubblica di Perugia ha ufficializzato la conclusione dell’indagine a carico di un agente della Polizia Locale di Gubbio, arrestato in flagranza di reato per peculato. L’uomo è stato denunciato dopo essere stato colto sul fatto mentre utilizzava la carta carburante di servizio per riempire una tanica da 25 litri di gasolio, invece che rifornire l’autovettura del Corpo.
L’episodio, che ha destato sorpresa e amarezza in città, viene ora ricostruito nei dettagli grazie alle informazioni fornite dagli inquirenti e dalla difesa.
La vicenda trae origine da una segnalazione interna: la stessa Polizia Locale di Gubbio aveva comunicato all’Autorità Giudiziaria la possibilità che un agente potesse aver posto in essere comportamenti considerati “infedeli”, collegati alla gestione della carta carburante.
L’informazione ha immediatamente attivato la Procura di Perugia, che ha disposto la verifica da parte dell’Aliquota Carabinieri della Sezione di Polizia Giudiziaria. Sono state così avviate attività tecniche e servizi mirati di osservazione sul territorio, con appostamenti e pedinamenti per raccogliere riscontri concreti.
Durante uno di questi servizi di controllo, i Carabinieri hanno seguito l’agente mentre, in divisa e durante l’orario di lavoro, si recava a un distributore di benzina con l’auto di servizio. Utilizzando la carta carburante del Corpo, ha riempito una tanica da 25 litri di gasolio anziché fare rifornimento all’autovettura.
Una volta completata l’operazione, l’uomo si è allontanato dal distributore e ha raggiunto la propria abitazione, dove ha depositato la tanica nel retro del garage. È stato in quel momento che i militari, già in servizio di osservazione, lo hanno fermato, cogliendolo in flagrante.
La tanica è stata sequestrata e posta sotto custodia della Procura. Contestualmente, l’agente è stato denunciato per peculato e sottoposto a procedimento penale.
L’avvocato Luigi Santioni, che difende l’agente, ha rilasciato dichiarazioni al giornale locale Cronaca Eugubina Secondo il legale, il gesto contestato non sarebbe frutto di dolo ma della difficile situazione personale ed economica vissuta dal suo assistito.
“L’illecito è frutto di gravi difficoltà economiche, non ascrivibili a colpa dall’agente di Polizia Locale indagato, che ha sempre tenuto una condotta irreprensibile”, ha affermato Santioni, sottolineando come il danno economico contestato sia molto ridotto.
“Il danno ammonta a poche decine di euro – spiega ancora il legale – si confida pertanto in un trattamento sanzionatorio comprensivo e proporzionato alla particolare tenuità dell’illecito contestato”.
Proprio alla luce delle parole della difesa, sorge spontanea una riflessione: se il reato fosse stato davvero di così lieve entità, bastava un provvedimento disciplinare interno, magari un richiamo formale o un’ammonizione, senza arrivare al coinvolgimento della Procura e all’arresto in flagranza.
Il fatto che si sia arrivati a una denuncia formale per peculato, con tanto di appostamenti e pedinamenti dei Carabinieri, suggerisce che la vicenda non sia stata percepita come un semplice scivolone individuale. Due i possibili scenari:
o c’era il sospetto che l’episodio potesse non essere isolato;
o, più probabilmente, dentro il Corpo della Polizia Locale si erano innescate dinamiche interne complesse, forse conflitti o dissapori che covavano da tempo e che hanno trovato nel caso della tanica di carburante l’occasione per esplodere.
In contesti di lavoro piccoli e coesi, soprattutto se sottoposti a pressioni esterne, anche un gesto economicamente minimo può diventare l’innesco di una vicenda giudiziaria di grande portata, perché si intreccia con la necessità di dare un segnale di rigore e con i delicati equilibri dei rapporti interni.
In altre parole, più che il valore del gasolio, ciò che ha pesato è stata la dimensione simbolica e istituzionale del gesto: un rappresentante delle istituzioni che si appropria di un bene pubblico.
Gli inquirenti hanno evidenziato l’importanza della segnalazione interna e della collaborazione tra Polizia Locale e Carabinieri.
“L’attività investigativa ha dimostrato come le segnalazioni interne, se prese sul serio e verificate, possano portare rapidamente all’accertamento della verità”, sottolineano fonti della Procura, che parlano di un lavoro rapido ed efficace di osservazione e pedinamento.
Il caso solleva un tema più ampio: quello della fiducia dei cittadini nelle istituzioni e della necessità di controlli interni stringenti. La carta carburante, pensata per garantire trasparenza e tracciabilità, si è rivelata comunque vulnerabile se non accompagnata da monitoraggi costanti.
“È necessario rafforzare i meccanismi di verifica e introdurre sistemi di controllo incrociato – affermano osservatori locali – perché anche piccoli abusi, se commessi da pubblici ufficiali, assumono una gravità enorme agli occhi della comunità”.
La conclusione delle indagini apre ora la fase processuale. La difesa confida che il giudice possa riconoscere le attenuanti e optare per una pena contenuta, proporzionata all’entità del danno.
Non si esclude, inoltre, la possibilità di un patteggiamento, che consentirebbe di definire la vicenda in tempi più rapidi, evitando un processo lungo e complesso.
L’arresto in flagranza di reato dell’agente della Municipale di Gubbio segna una pagina difficile per la città. La tanica da 25 litri di gasolio riempita con la carta carburante di servizio è divenuta simbolo di un abuso piccolo nel valore economico, ma grande nel significato morale e istituzionale.
Il procedimento penale farà il suo corso, con la possibilità di un esito attenuato dalle circostanze personali e dalla modesta entità del danno. Ma resta il danno d’immagine per la Polizia Locale e, più in generale, per la fiducia che i cittadini ripongono nelle istituzioni.
Come ha sottolineato un osservatore locale, “la credibilità delle istituzioni passa dalla correttezza di chi le rappresenta”.
Per Gubbio, la sfida ora è quella di trasformare un episodio negativo in occasione di riflessione e di rilancio, rafforzando trasparenza, controlli e senso di responsabilità.