A Gubbio, tra le maestose montagne dell’Ingino e di Foce, si trova un angolo di natura che racconta storie secolari, non solo geologiche ma anche architettoniche e culturali. È la Gola del Bottaccione, una stretta vallata che taglia quasi perpendicolarmente i due rilievi e che, sebbene nascosta tra le pieghe della terra, racchiude un patrimonio di inestimabile valore. Quello che oggi sembra un semplice passo tra le montagne, in realtà è un laboratorio naturale che ha permesso agli scienziati di ricostruire una delle pagine più significative della storia del nostro pianeta.
La gola del Bottaccione a Gubbio è protagonista di uno dei più grandi scoperte scientifiche degli ultimi decenni. In questo angolo di paradiso, dove il torrente Camignano serpeggia e un antico “Bottaccio” (un invaso artificiale creato sbarrando il corso del fiume) raccoglie le acque, gli scienziati Walter Alvarez e altri ricercatori dell'Università della California hanno scoperto delle testimonianze fossili che risalgono a circa 65 milioni di anni fa. Un vero e proprio archivio roccioso che ha permesso di tracciare la storia del nostro pianeta, rivelando indizi cruciali sul periodo di estinzione dei dinosauri e sugli eventi che segnarono la fine di un’era geologica.
Ma la Gola del Bottaccione non è solo un luogo di interesse geologico. La sua importanza si estende anche alla storia architettonica e culturale di Gubbio, città che nel corso dei secoli ha saputo sfruttare le risorse naturali circostanti per costruire la propria identità. È in questo contesto che l’acquedotto medievale, che sorge proprio nella gola, gioca un ruolo fondamentale.
Costruito tra il XIII e il XIV secolo, questo straordinario esempio di ingegneria idraulica è stato progettato per portare l’acqua nelle zone più alte della città, alimentando il primo insediamento medievale. La sua funzione, oltre a quella di fornire acqua per la vita quotidiana degli eugubini, rappresenta un pezzo della più ampia politica delle acque che accompagnò lo sviluppo urbano e architettonico della città. Ancora oggi, nonostante i secoli trascorsi, l’acquedotto continua a funzionare, testimoniando la sapienza tecnica e la lungimiranza di chi lo progettò.
Per per celebrare questo incrocio tra natura, storia e ingegneria, il FAI, Fondo Ambiente Italiano, ha scelto la Gola del Bottaccione come uno dei luoghi protagonisti delle Giornate di Primavera FAI, che si terranno il 22 e 23 marzo 2025. Un’occasione unica per scoprire un angolo di Gubbio che conserva gelosamente alcuni dei suoi segreti più nascosti.
Durante il weekend, grazie alla collaborazione con gli studenti del Liceo classico e dell’ITIS, il pubblico avrà l’opportunità di immergersi in una visita guidata che non solo esplorerà gli aspetti geologici e storici del luogo, ma anche quelli legati all’ingegneria medievale e alla gestione delle acque. Il tour avrà inizio proprio presso l’invaso del Bottaccione, dove sarà illustrata la scoperta fatta dagli scienziati, con un approfondimento sulla teoria di Walter Alvarez e dei suoi colleghi dell'Università della California, che hanno studiato i fossili ritrovati nella zona. La passeggiata proseguirà poi lungo il percorso che sovrasta l’acquedotto medievale, permettendo ai visitatori di conoscere i dettagli tecnici della costruzione e della gestione delle risorse idriche, che erano un bene prezioso per la vita cittadina.
Lungo il cammino, che si snoderà per circa 1,6 chilometri, non mancheranno sosta e curiosità. Gli studenti coinvolti dal FAI, preparati per l’occasione, racconteranno particolari e aneddoti che normalmente passano inosservati, come la storia dell’Eremo di Sant’Ambrogio, una costruzione del XIV secolo che si staglia sulla vista panoramica del Monte Foce. Da qui, i partecipanti potranno ammirare anche il suggestivo percorso del Camignano che serpeggia a valle. La conclusione del tour avverrà nella parte alta della città, passando accanto alle antiche mura medievali e alla zona del Cassero federiciano, simbolo della Gubbio medievale, che custodisce ancora oggi testimonianze architettoniche straordinarie.
La durata del percorso è di circa 90 minuti, tempo sufficiente per apprezzare appieno la bellezza e la storia di questi luoghi. Il FAI, per rendere l’esperienza ancora più comoda e accessibile, ha previsto un servizio navetta gratuito che partirà dal parcheggio del Teatro Romano. La navetta sarà disponibile mezz’ora prima dell’inizio delle visite e successivamente ogni mezz’ora.
Per partecipare alle Giornate di Primavera FAI, è raccomandato un abbigliamento comodo e adatto a un percorso non asfaltato, visto che il terreno potrebbe risultare irregolare. Le visite saranno disponibili sabato e domenica nelle seguenti fasce orarie: dalle 10:00 alle 11:30 e dalle 14:30 alle 16:00, con l’ultimo ingresso previsto per le 16:00.
Orari delle visite: