07 Dec, 2025 - 22:05

Gubbio accende la luce al mondo: il discorso del sindaco Fiorucci tra storia, etica e speranza

Gubbio accende la luce al mondo: il discorso del sindaco Fiorucci tra storia, etica e speranza

Una sera che entra nella memoria collettiva della città

 

L’accensione dell’Albero di Natale più grande del mondo a Gubbio non è mai un semplice evento spettacolare. È un rito civile, identitario, collettivo. Ma quest’anno, grazie al discorso di forte valore evocativo, storico ed etico del sindaco Vittorio Fiorucci, la cerimonia ha assunto un respiro ancora più universale, trasformandosi in un vero messaggio rivolto al mondo intero.

«Qui stasera abbiamo il mondo intero», ha esordito il sindaco, salutando le autorità civili e militari presenti e sottolineando come Gubbio, pur nella sua dimensione, sappia diventare centro simbolico dell’umanità. L’Albero sul Monte Ingino è stato definito «la nostra montagna di luce, il nostro abbraccio luminoso all’umanità», una frase destinata a rimanere nella memoria collettiva della città.

L’incontro simbolico con la nave scuola Amerigo Vespucci

A rendere la serata ancora più straordinaria, la presenza della nave scuola Amerigo Vespucci e del suo comandante, il capitano di vascello Nicasio Felica. Il sindaco ha ricordato la Vespucci come «la nave più bella del mondo, la nave simbolo dell’Italia che educa, che forma e che rappresenta ciò che di meglio abbiamo quando riusciamo a dare il nostro meglio».

Un passaggio carico di simbolismo ha unito l’albero maestro della Vespucci con l’Albero di Natale di Gubbio. «Sono due alberi diversi che pure parlano la stessa lingua: la lingua dell’orientamento, della direzione e della perseveranza», ha detto Fiorucci. Una metafora potente: la nave che orienta i marinai e la montagna di luce che orienta i cuori.

L’equipaggio della Vespucci e gli Alberaioli di Gubbio

Il discorso ha poi trovato uno dei suoi vertici più intensi nel parallelo tra l’equipaggio della Vespucci e gli Alberaioli di Gubbio, i volontari che da 45 anni rendono possibile l’Albero più grande del mondo con 1.300 ore di lavoro ogni anno.

«Sulla Vespucci ogni persona ha un ruolo preciso e un compito definito. Così anche i nostri alberaioli si muovono come un equipaggio perfetto», ha sottolineato il sindaco. Tradizione e innovazione che convivono: «Sulla Vespucci legno antico e tecnologia moderna. Sul Monte Ingino tradizione, storia e lampade a led».

Poi il richiamo al motto della nave: «Non colui che comincia ma colui che persevera». Un motto che Fiorucci ha fatto diventare anche il motto dell’Albero di Gubbio, trasformando la perseveranza in una virtù civile, non in una parola astratta ma in «una scelta quotidiana».

San Francesco e l’Ottocentenario che parla al mondo

Il sindaco ha poi legato l’accensione dell’Albero al grande anniversario dell’Ottocentenario della morte di San Francesco. Un passaggio di profonda intensità spirituale e civile: «Francesco non muore, perché quando un uomo continua a parlare ai secoli non muore mai».

Ha ricordato il messaggio universale del Santo: il vedere nell’altro un fratello, il mettere pace dove c’è frattura, il custodire il creato come dono. E quella luce che parte da Gubbio, la città del lupo e della riconciliazione, è diventata anche «un omaggio al suo coraggio disarmato e alla sua voce che ancora oggi chiede pace al mondo».

Le Tavole Eugubine e il dialogo tra i popoli

Uno dei passaggi più originali del discorso è stato il riferimento alle Tavole Eugubine, definite dal sindaco come «la storia più antica del mondo». Un richiamo alto alla memoria arcaica di Gubbio, al dialogo tra umbri e romani, alla capacità dei popoli di creare riti comuni e continuità tra le generazioni.

«Una comunità sopravvive quando sa tramandare, sa spiegare e sa includere», ha detto Fiorucci, legando l’antica sapienza eugubina al significato contemporaneo dell’Albero. «Questo albero non è solo luce: è la voce delle Tavole, è un messaggio di dialogo tra i popoli e le generazioni».

Un messaggio che ribadisce come anche una piccola città possa custodire il patrimonio dell’umanità e accendere il futuro.

La bellezza come dovere e la pace come possibilità

Nel finale del discorso, il sindaco ha consegnato alla piazza e idealmente al mondo un messaggio di straordinaria forza civile: «Da questa città che non sa fare le cose in piccolo parte un messaggio che dice che la bellezza è un dovere, che la pace è possibile, che la perseveranza è la forma più alta del coraggio».

Unendo simbolicamente l’Albero della Vespucci, l’Albero di Natale di Gubbio e la visione di San Francesco, Fiorucci ha trasformato l’accensione in un segnale che va oltre il Natale, un segnale rivolto all’umanità intera.

Il grazie finale e l’abbraccio alla comunità

Il discorso si è chiuso con un ringraziamento corale: al comandante e all’equipaggio della Vespucci, agli Alberaioli, alle istituzioni e soprattutto ai cittadini. «Grazie a tutti voi che siete la nostra comunità vivente», ha detto il sindaco, prima dell’augurio finale che ha unito Gubbio, l’Italia e il mondo in un’unica voce: «Che la luce di Gubbio salga in cielo e raggiunga ogni cuore. Buon Natale Gubbio, Buon Natale Italia, Buon Natale al mondo!».

Un discorso che resterà nella storia delle accensioni, perché ha trasformato una luce in coscienza, memoria e speranza condivisa.

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Mario Farneti
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