Nemmeno il freddo pungente, né la pioggia che fino al tardo pomeriggio ha fatto temere il peggio, sono riusciti a fermare l’onda di partecipazione che ha accompagnato, ieri sera, venerdì 18 aprile, l’emozionante Sacra Rappresentazione del Venerdì Santo. Una tradizione secolare che anche quest’anno ha saputo rinnovarsi nel segno della fede, della memoria e della comunità.
Sin dalle prime ore della sera, le vie del centro storico di Gualdo Tadino hanno iniziato a riempirsi di persone, in attesa di un evento che non è solo liturgico ma culturale, sociale, identitario. Tra i figuranti in costume, oltre duecento, e il corteo penitenziale in lento e solenne cammino, la città si è fermata per ritrovare se stessa.
La Sacra Rappresentazione del Venerdì Santo è uno di quegli appuntamenti che superano il tempo, portando con sé la forza della tradizione popolare e della devozione.
“È uno dei momenti più sentiti dell’anno per la nostra città, credenti e non credenti si uniscono nel silenzio e nel rispetto, perché questa processione appartiene a tutti”, ha affermato un’anziana residente, mentre osservava sfilare i quadri viventi con emozione sincera.
La rievocazione della Passione di Cristo, articolata in quattordici stazioni, ha toccato i luoghi simbolici del centro cittadino, accompagnata dal rullo cupo dei tamburi e dai canti tradizionali. Il pubblico ha seguito il corteo in religioso silenzio, lasciandosi avvolgere dall’atmosfera di raccoglimento e bellezza austera.
La grande novità: il ritorno dell’Ente Giochi e delle Porte
Uno dei momenti più significativi di questa edizione è stato il ritorno ufficiale dell’Ente Giochi de le Porte e delle quattro Porte: San Benedetto, San Donato, San Facondino e San Martino. Dopo trent’anni di assenza, portaioli e priori hanno accompagnato in processione il complesso scultoreo della Deposizione del Cristo, restituendo al corteo un elemento di forte impatto simbolico.
“Abbiamo voluto dare un segnale chiaro di appartenenza e partecipazione”, ha dichiarato il presidente dell’Ente Giochi, Christian Severini, aggiungendo: “Siamo orgogliosi di aver preso parte a questa manifestazione e ringraziamo i portaioli per il grande senso di comunità dimostrato. Auspichiamo che questo non resti un episodio isolato ma l’inizio di una nuova continuità.”
Un gesto che ha riavvicinato due anime della città: quella religiosa e quella popolare, che da sempre convivono e si intrecciano nella vita gualdese, in un tessuto civico unico nel suo genere.
Dietro il successo dell’evento c’è il lavoro silenzioso ma instancabile di un comitato organizzatore rinnovato, erede di una lunga tradizione, ma capace di guardare al futuro senza perdere il contatto con le radici.
“Questa processione è il frutto dell’impegno di tante persone che lavorano dietro le quinte per mesi”, ha ricordato una volontaria del comitato. “Ognuno ci mette tempo, passione, competenze. Senza questa rete, nulla sarebbe possibile.”
A impreziosire il corteo, anche la partecipazione delle Confraternite di Cerqueto, della Misericordia e di Rigali, che hanno dato ulteriore solennità e respiro alla manifestazione, rafforzando il senso di una religiosità diffusa e condivisa.
Le immagini sacre, la fede e la commozione
Il momento culminante è stato, come sempre, la sfilata del simulacro del Cristo Morto (XVIII secolo), portato dalla Confraternita della SS. Trinità, secondo una tradizione che si tramanda da generazioni. A seguire, la statua della Madonna Addolorata, affidata alle cure degli Scout, e infine il popolo dei fedeli, tanti dei quali a piedi scalzi, in segno di penitenza.
Un quadro di grande impatto visivo ed emotivo, che ha unito gente di tutte le età: dai bambini, affascinati dalle luci e dai costumi, agli anziani, che custodiscono nella memoria decenni di Venerdì Santo gualdesi.
“Portare il Cristo è una responsabilità, un onore, un’emozione difficile da spiegare”, ha detto uno dei confratelli, visibilmente commosso. “Ogni passo è una preghiera.”
Quest’anno, a permettere di seguire l’evento anche a chi non ha potuto essere presente, è stata la diretta di Gualdo News, trasmessa sui canali Facebook e YouTube della testata.
La conduzione affidata a Chiara Giombini ed Edoardo Ridolfi ha accompagnato gli spettatori con commenti puntuali e coinvolgenti, dando voce a partecipanti e spettatori.
Il successo è stato evidente: oltre 6.000 visualizzazioni, un risultato che certifica l’affetto e il coinvolgimento anche da parte dei tanti gualdesi residenti altrove, che hanno così potuto sentirsi a casa, anche a distanza.
“Vedere la processione da New York è stata un’emozione immensa. Ho pianto tutto il tempo. Gualdo è nel cuore, e questa diretta mi ha fatto sentire vicina alla mia terra”, ha scritto una spettatrice in un commento social.
Un messaggio di speranza e unità
Il Venerdì Santo gualdese si è concluso tra gli applausi silenziosi, le lacrime discrete, i cuori pieni. Un momento in cui la città si è riscoperta comunità viva, capace di camminare insieme, senza dimenticare il passato e con lo sguardo rivolto al futuro.
“Questa non è solo una tradizione religiosa”, ha detto un giovane figurante. “È un modo per sentirci parte di qualcosa, per ritrovare un senso di appartenenza che oggi è sempre più raro.”
E mentre i tamburi si sono zittiti e le torce si sono spente, è rimasto il senso profondo di una serata che ha unito fede, arte, cultura e partecipazione, confermando la Sacra Rappresentazione del Venerdì Santo come uno degli eventi più identitari e coinvolgenti della città di Gualdo Tadino.
Un appuntamento che non finisce con la fine del corteo, ma che continua a camminare nel cuore di chi c’era. E di chi, pur lontano, ha saputo sentirsi parte di questa storia.