Il Comune umbro di Gualdo Tadino si è dichiarato disponibile ad accogliere “migranti che sono o dovessero essere rimandati in Italia dai centri recentemente attivi nel territorio albanese”. Questa apertura arriva direttamente dal sindaco Massimiliano Presciutti. Quest’ultimo ha inviato una lettera ufficiale al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, al sottosegretario Emanuele Prisco e al prefetto di Perugia Armando Gradone.

Il sistema Sai e l’impegno di Gualdo Tadino

Nella lettera, Presciutti ha spiegato come il Comune faccia parte di “una delle 18 municipalità umbre che ad oggi ospitano 471 persone immigrate all’interno della rete Sai autorizzate dal ministero”. Questo modello di accoglienza è stato scelto con convinzione, sottolinea il sindaco, poiché “il modello di accoglienza diffusa su tutto il territorio nazionale dei migranti che hanno i requisiti per restare sul territorio nazionale italiano, sia ad oggi una delle uniche forme di gestione possibile del fenomeno migratorio”. Secondo Presciutti, questa modalità garantisce “maggiore sicurezza e controllo ed una capacità di integrazione sicuramente maggiore”.

Gualdo Tadino ha già esperienza nell’accoglienza di migranti e rifugiati. “Accogliamo già una famiglia proveniente dall’Ucraina”, ha ricordato Presciutti, segnalando l’impegno continuo del Comune in questo ambito.

“La nostra disponibilità – spiega Presciutti – deriva da un’esperienza ormai consolidata di gestione del fenomeno migratorio che ci ha visto protagonisti, in stretto contatto con la prefettura di Perugia, in più di un’occasione”. Il sindaco ha evidenziato come questa collaborazione abbia prodotto risultati rilevanti “sul piano della gestione della sicurezza e dell’integrazione”, grazie a progetti che si sono dimostrati efficaci nel corso degli anni.

Migranti, l’accordo Italia-Albania e la gestione al di fuori dell’UE

Il governo italiano, da febbraio 2024, ha scelto una strada abbastanza chiara. La mossa è quella di trasferire fino a 36.000 richiedenti asilo ogni anno nei centri di accoglienza in Albania. In questo modo si allontana così il processo di asilo dai confini dell’Unione Europea. La Guardia Costiera e la Marina italiana salvano i migranti nel Mediterraneo e li trasferiscono in Albania, dove esaminano le loro richieste di asilo. Se il richiedente ottiene lo status di rifugiato, sarà accolto in Italia. In caso contrario, il ritorno al Paese d’origine sarà la destinazione più probabile.

Il piano, descritto come un investimento di oltre un miliardo di euro, ha subito ritardi. Infatti, i primi migranti sono arrivati nei centri albanesi nell’ottobre 2024. Il governo afferma di escludere dal trasferimento bambini, donne incinte e persone in condizioni fragili, ma non ha ancora fornito dettagli su come intende attuare queste promesse per garantire che tali gruppi vulnerabili non vengano coinvolti.

Mentre i centri albanesi cominciano a riempirsi, le critiche non mancano. L’International Rescue Committee, ad esempio, parla di un accordo che potrebbe alimentare vie migratorie ancora più pericolose e che, in sostanza, rischia di trasformare l’Albania in un “campo di detenzione” per conto dell’Italia. L’accordo prosegue e i Paesi europei osservano attentamente per capire se adotteranno questo modello di gestione anche altrove.

Roma, stop al trattenimento dei migranti in Albania: il tribunale interviene

Il Tribunale di Roma ha deciso di non convalidare il trattenimento dei 12 migranti che erano stati trasferiti nei centri di permanenza temporanea in Albania, a Gjader. Secondo i giudici, il Bangladesh e l’Egitto, i Paesi di provenienza dei migranti, non possono essere considerati sicuri, rendendo illegittimo il loro trattenimento al di fuori del territorio italiano. Di conseguenza, i migranti dovranno essere riportati in Italia.

La vicenda riguarda sedici migranti, dieci provenienti dal Bangladesh e sei dall’Egitto, portati in Albania dalla nave Libra della Marina italiana. L’intera operazione, che ha visto la traversata del Mediterraneo, ha avuto un costo di circa 20mila euro a migrante, e si inserisce in un contesto più ampio, in cui l’accordo tra Italia e Albania prevede investimenti di quasi un miliardo di euro in cinque anni.