Il Gip ha deciso di revocare gli arresti domiciliari ad Antonio Granieri, ex presidente del consiglio di amministrazione della società ambientale Ece, coinvolto in un’inchiesta giudiziaria per corruzione e falsa fatturazione. Granieri era accusato insieme a Cristian Goracci di aver orchestrato un complesso sistema di pagamenti illeciti che ha coinvolto la gestione dei rifiuti in 14 comuni dell’Alta Umbria. Secondo le accuse, Goracci avrebbe incassato più di 750 mila euro da Granieri sotto forma di consulenze mai effettivamente eseguite, con l’obiettivo di assicurare all’imprenditore un controllo predominante nel settore della gestione dei rifiuti della regione.
Revocati gli arresti domiciliari ad Antonio Granieri: imposto il divieto di attività imprenditoriale
Il giudice per le indagini preliminari ha deciso di revocare gli arresti domiciliari per Antonio Granieri, sostituendoli con una misura meno restrittiva: il divieto di esercitare attività imprenditoriali per sei mesi. Questa decisione è stata presa in seguito alla presentazione di documentazione da parte della difesa di Granieri, che ha evidenziato importanti cambiamenti nella gestione aziendale della Sogeco.
In particolare, il giudice ha ritenuto che la nomina di un nuovo amministratore unico, Maria Luisa Santella, e la sospensione di Cristian Goracci da tutte le funzioni aziendali, abbiano significativamente ridotto il pericolo di reiterazione del reato. Il provvedimento sottolinea come, in assenza di cariche sociali rilevanti per entrambi gli indagati, non sussistano più i presupposti per mantenere le misure cautelari restrittive.
Il Gip ha riconosciuto la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza alla base dell’inchiesta, ma ha anche rilevato che il venire meno delle cariche sociali detenute da Granieri e Goracci riduce drasticamente il rischio di ulteriori condotte illecite. Da qui la decisione di revocare gli arresti domiciliari e imporre una misura meno invasiva.
L’avvocato di Granieri, Francesco Caforio, ha espresso soddisfazione per la decisione del giudice, definendola “l’inizio di un percorso per dimostrare la piena legittimità dell’operato” del suo assistito. “Antonio Granieri è un imprenditore corretto e rispettoso delle leggi”, ha sottolineato il legale, ribadendo che la difesa punta a far emergere la totale estraneità del suo cliente alle accuse mosse.
La denuncia che ha fatto scattare l’indagine
L’intera inchiesta della Procura di Perugia è partita da una denuncia anonima, ma estremamente dettagliata, che ha permesso alle autorità di avviare le indagini. Il denunciante conosceva a fondo i meccanismi dell’appalto, e le sue informazioni si sono rivelate fondamentali per inquadrare il sistema di corruzione che vedeva coinvolti Granieri e Goracci.
La Guardia di Finanza ha utilizzato intercettazioni telefoniche e ha analizzato documenti sequestrati, mettendo in luce la complessità della rete di relazioni tra l’ex presidente della Ece e il pubblico ufficiale. Secondo gli inquirenti, Goracci era “a libro paga” di Granieri, ricevendo compensi che non trovavano giustificazione in alcuna attività consulenziale. Le fatture emesse per queste presunte consulenze erano, di fatto, fittizie, e i pagamenti erano volti a garantire che Granieri mantenesse il suo predominio sul mercato della gestione dei rifiuti.
Il Gip Natalia Giubilei, nell’ordinanza, ha evidenziato come le somme corrisposte a Goracci per consulenze inesistenti abbiano permesso a Granieri di assicurarsi una posizione di controllo per l’intera durata dell’appalto. L’accusa ha sottolineato che Goracci, in cambio di queste somme, avrebbe agevolato la Ece nella gestione dei contratti per lo smaltimento dei rifiuti nei comuni coinvolti, alterando la concorrenza e violando la normativa sugli appalti pubblici.
Durante le indagini è emerso anche il coinvolgimento di un terzo indagato, l’imprenditore Massimiliano Nebbiai, accusato di aver corrisposto 36 mila euro a Goracci per ottenere una fornitura di cestini per rifiuti del valore di 300 mila euro. Tuttavia, nel corso dell’interrogatorio, la procura ha ritirato la richiesta di misura cautelare nei confronti di Nebbiai, lasciando in sospeso il suo coinvolgimento nella vicenda.