Frammenti del cartello del limite K-T (o K-Pg) riversi a terra nei pressi del limite in questione in cima alla Gola del Bottaccione, detta anche Gola dell’Iridio per la presenza quasi unica sul pianeta di questo raro elemento. È la testimonianza tangibile della sciatteria con la quale l’amministrazione comunale tratta i beni ambientali, geologici e paleontologici di Gubbio.

Ne dà notizia lo storico professor Ettore Sannipoli che li ha portati all’ufficio del Servizio Turistico Associato del Comune, in via della Repubblica, consegnandoli al personale di turno.

Gola del Bottaccione, l’incuria regna sovrana

L’incuria lungo la preziosa Gola regna sovrana. L’area è infatti quasi completamente disabitata e quindi inutile in un’ottica elettoralistica.

La gola del Bottaccione, lungo la strada tra Gubbio e Scheggia, è una profonda valle fluviale tra il monte Ingino e il monte Foce o monte Calvo, che ha origine dall’azione erosiva esercitata dal torrente Camignano. Luogo naturale di incomparabile bellezza e sito scientifico di rilevanza mondiale, la gola del Bottaccione è anche ricca di importanti testimonianze storico-artistiche.

La gola costituisce una sequenza stratigrafica completa, originale e ordinata, appartenente alla porzione medio alta della successione umbro-marchigiana, che va dalla fine del Giurassico (145 milioni di anni fa) a gran parte del Terziario (13 milioni di anni fa).

Le rocce calcaree stratificate sulle pareti della gola derivano dalla sedimentazione marina della Tetide, un esteso oceano che, a partire da 130 milioni di anni fa, si ritirò lasciando i vasti bacini marini attuali.

L’alta percentuale di resti fossili e microfossili planctonici derivati dagli esseri viventi in quell’oceano ha costituito la cosiddetta scaglia, che è chiamata bianca, rossa, variegata e cinerea a seconda del colore e dell’insieme degli strati fossiliferi più ricchi.

Una stratigrafia che è un archivio della Terra

L’osservazione scientifica degli ultimi due secoli ha permesso di determinare una suddivisione stratigrafica basata sul succedersi delle varie forme organiche presenti nelle rocce, identificando, nell’intervallo di tempo che va da 120 milioni di anni fa fino a oggi.

Per questi motivi la gola del Bottaccione è un vero e proprio “archivio della Terra”, una fotografia al dettaglio della storia della Terra.

Attualmente la gola del Bottaccione è in corsa per ottenere il riconoscimento come “Unesco Global Geopark”, per l’alto valore scientifico, culturale, sociale ed educativo.

Bottaccione significa “grande bottaccio”, ossia una diga, un grande bacino artificiale di raccolta delle acque ottenuto dallo sbarramento di un fiume, di un torrente. La singolarità dell’invaso di Gubbio, che raccoglie le acque del torrente Camignano, è che non si tratta di una struttura recente, ma di una diga contemporanea all’antico acquedotto di Gubbio o “Condotto Maggiore”.

Un ardito acquedotto medievale opera di Matteo Gattaponi

È un’ardita opera architettonica costruita tra il Duecento e il Trecento e attribuita Matteo Gattaponi. Parte da una galleria di captazione dell’acqua sorgiva, a oltre 600 metri di quota, in prossimità della diga del “Bottaccione”, a est del monte Foce, nei pressi dell’alveo del torrente Camignano, e si inoltra nella gola.

L’imponente opera muraria si snoda sulle pendici ovest del monte Ingino e, dopo un percorso di circa 1,6 km, giunge nella parte alta della città a ridosso del primo insediamento medievale dove oggi si trova l’area monumentale che comprende il palazzo Ducale, la Cattedrale, il palazzo dei Consoli oltre alla cinta muraria difensiva facente perno sul “Cassero”, entro il quale il condotto termina come struttura muraria, a 575 metri.

Lì si trova il serbatoio di distribuzione con un dislivello di circa 25 metri. L’acquedotto è un’opera architettonica di utilizzo civile, che portava e, dopo 800 anni, ancora porta acqua, è stato oggetto nel corso dei secoli di numerose ristrutturazioni. Nel 1914, insieme alla diga del Bottaccione, è riconosciuto monumento nazionale.

La più recente ristrutturazione e messa in sicurezza del camminamento, terminata nel 2017, ha valorizzato e reso maggiormente fruibile l’itinerario monumentale e naturalistico costituito dal complesso architettonico, un percorso ad anello che parte dalla porta di S. Croce nel centro storico di Gubbio, risale la gola del Bottaccione fino ad arrivare all’inizio del condotto e percorre l’acquedotto sino al Cassero, in uno scenario ambientale e storico-architettonico affascinante.