Addentrandovi nell'Umbria, vi immergerete in una terra dove l’arte ha da sempre rappresentato un linguaggio universale, capace di raccontare storie, tradizioni e identità. In questo contesto unico, gli scultori umbri si ergono come veri protagonisti di una narrazione millenaria, capaci di imprimere nella pietra, nel marmo e nel legno la forza espressiva di un’arte che va ben oltre la semplice forma. Le loro opere sono testimonianze tangibili di un dialogo profondo tra uomo e materia, tra spiritualità e tecnica, tra memoria storica e slancio innovativo.
Vi invitiamo a esplorare con noi il patrimonio di questi grandi maestri, figure di genio e maestria che, con le loro mani sapienti, hanno contribuito a costruire l’identità artistica di un’intera regione. Dal medioevo al Rinascimento, fino alle interpretazioni contemporanee, la scultura umbra ha saputo declinarsi in molteplici stili e visioni, incarnando sempre un equilibrio perfetto tra tradizione e sperimentazione.
Preparatevi a lasciarvi affascinare dall’energia creativa di questi scultori, a comprendere il loro linguaggio fatto di forme e materiali, e a scoprire come la loro arte continui a parlare, con forza e delicatezza, al cuore di chi la osserva. Un invito a guardare con occhi nuovi l’Umbria, non solo come terra di paesaggi incantati, ma come culla di un’arte viva e pulsante, pronta a sorprendervi con la sua profondità e la sua bellezza senza tempo.
Nato a Spoleto nel 1915, Leoncillo Leonardi si impone come una delle figure più emblematiche della scultura italiana del XX secolo. La sua arte attraversa molteplici fasi stilistiche, ma è soprattutto con il movimento Informale che raggiunge una profondità espressiva senza pari, diventando capace di trasmettere emozioni forti e complesse attraverso materiali e forme.
Formatosi inizialmente all’Istituto d’Arte di Perugia e successivamente all’Accademia di Belle Arti di Roma, Leoncillo muove i primi passi con opere ispirate a temi mitologici e onirici, fortemente influenzato dalla Scuola Romana. Nel 1939, il trasferimento a Umbertide segna una svolta cruciale: qui approfondisce la tecnica della ceramica, materia che diventerà la sua cifra stilistica distintiva. È in questo periodo che dà vita a sculture in ceramica smaltata e policroma, dove forma e colore si intrecciano in un dialogo intenso, capace di esprimere con vigore passioni e inquietudini.
Con il passare degli anni, la sua ricerca si fa via via più audace e sperimentale, orientandosi verso l’Informale, un linguaggio artistico in cui la materia stessa diventa protagonista e veicolo di significati profondi. Le sue opere si caratterizzano per lacerazioni, fratture e incisioni, segni che parlano di una realtà drammatica e inquieta. Capolavori come Affinità Patetiche e Bombardamento Notturno testimoniano questa fase intensa, in cui la ceramica si trasforma in un organismo vivo, capace di trasmettere tensioni e conflitti interiori.
Leoncillo partecipò con successo a numerose mostre nazionali e internazionali, ricevendo prestigiosi riconoscimenti come il premio per la scultura alla Biennale di Venezia del 1968. Le sue opere sono oggi conservate in importanti collezioni pubbliche e private, dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma al Museo Internazionale della Ceramica di Faenza. L'eredità di Leoncillo è particolarmente sentita nella sua città natale: a Spoleto contribuì nel 1961 alla fondazione dell’Istituto Statale d’Arte, oggi intitolato alla sua memoria. Un anno dopo la sua prematura scomparsa, nel 1969, fu organizzata una mostra antologica che ne consolidò il ruolo di punto di riferimento imprescindibile per le nuove generazioni di artisti umbri.
Artemio Giovagnoni nasce a Perugia nel 1922, in una terra ricca di storia e arte, che ha saputo nutrire il suo spirito creativo sin dall’infanzia. La sua è una figura imprescindibile per comprendere la scultura umbra del XX secolo, un artista capace di intrecciare radici profonde nella tradizione con uno sguardo innovativo e sempre attento al contesto sociale e culturale in cui vive.
Dopo aver mosso i primi passi all’Istituto d’Arte di Perugia, perfeziona la sua formazione all’Accademia di Belle Arti di Roma, portando con sé una passione viva per la materia e per le forme. Ma è l’esperienza umana, vissuta in prima persona, che segnerà profondamente la sua arte: durante la Seconda Guerra Mondiale, infatti, Giovagnoni affronta la prigionia in Jugoslavia, un periodo di grande sofferenza che lo porta a riflettere sul senso della vita, della spiritualità e della condizione umana. Rientrato nella sua città natale, diventa insegnante, una vocazione che coltiverà con dedizione per oltre trent’anni. Attraverso la sua attività didattica, trasmette non solo tecniche di scultura, ma anche valori umani e culturali, influenzando generazioni di artisti umbri.
Le sue opere si distinguono per un dialogo continuo tra arte sacra e arte civile, con una particolare attenzione alla spiritualità che attraversa la tradizione artistica della regione. Tra le realizzazioni più emblematiche si ricordano il paliotto in bronzo per l’Altare maggiore della Basilica di San Pietro a Perugia, risultato di un concorso nazionale, e la Porta Santa del Duomo di San Lorenzo, scolpita per il Giubileo del 2000. Questi lavori incarnano la sua capacità unica di unire sapientemente tecnica, emozione e rispetto per il territorio. Ma Giovagnoni non è stato solo uno scultore: è stato anche un medaglista raffinato, apprezzato a livello nazionale e internazionale, e un poeta che spesso ha scelto di esprimersi nel dialetto perugino, un modo per mantenere viva la memoria e il legame con le sue origini. La sua vena artistica si estende infine anche al teatro, con commedie che hanno animato la scena culturale locale.
Ancora oggi, a Perugia, il suo nome è sinonimo di eccellenza e impegno artistico: nel 1961 contribuì a fondare l’Istituto Statale d’Arte, oggi a lui intitolato, e nel 2007 gli è stata dedicata una mostra antologica che ha celebrato la sua eredità e il suo impatto sul panorama artistico umbro.
Nato a Terni nel 1937, Gabriele Jagnocco è un artista poliedrico, noto soprattutto per le sue imponenti sculture in bronzo e marmo, ma anche per la sua intensa attività pittorica. Cresciuto in una città profondamente segnata dall’industrializzazione, ha saputo infondere alle sue opere un respiro umano e spirituale che va oltre la materia stessa. Fin da ragazzo si trasferisce a Roma, dove incontra e apprende dai grandi maestri della Scuola Romana, tra cui Francesco Coccia e Vittorio Di Colbertaldo, che gli trasmettono solide basi tecniche e una profonda sensibilità artistica. La sua formazione accademica all’Accademia di Belle Arti di Roma gli permette di affinare un linguaggio espressivo personale, capace di fondere tradizione e contemporaneità.
La sua arte è un ponte tra memoria collettiva e impegno sociale: opere come il monumento ai caduti di Castel San Pietro Romano e la porta in bronzo del Santuario di Nostra Signora di Fatima a San Vittorino Romano sono esempi tangibili di come Jagnocco sappia raccontare storie di identità e di valori universali. Le sue sculture, spesso caratterizzate da forme vigorose e cariche di espressività, trasmettono un’intensa umanità, facendo vibrare l’anima di chi le osserva.
Oltre all’attività artistica, Jagnocco ha avuto un ruolo fondamentale nell’educazione artistica, dedicandosi con passione all’insegnamento. A Palestrina, ha rilanciato la Cittadella dell’Arte, un luogo di incontro e crescita creativa, dove, insieme alla figlia Vera, ha promosso laboratori e corsi che coinvolgono giovani e appassionati, trasmettendo la sua visione e il valore della bellezza come strumento di trasformazione. Le sue opere sono oggi presenti in musei e spazi pubblici in tutta Italia e all’estero, continuando a emozionare per la loro forza comunicativa e per la capacità di evocare sentimenti profondi. Con la sua arte, Jagnocco ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama artistico umbro e italiano, incarnando quel dialogo vivo tra materia e anima che rende ogni sua creazione unica e senza tempo.