29 Oct, 2025 - 10:30

Giustizia riparativa, l’Umbria accelera: dal viaggio in Trentino nasce il cantiere del modello territoriale

Giustizia riparativa, l’Umbria accelera: dal viaggio in Trentino nasce il cantiere del modello territoriale

Una giustizia che ricuce, più che punire. È l’orizzonte che l’Umbria intende consolidare con un percorso di studio e confronto in Trentino-Alto Adige/Südtirol, dove l’assessore al Welfare e all’Istruzione Fabio Barcaioli ha guidato una delegazione composta dalla Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve, da accademici e dai rappresentanti della Casa Circondariale di Perugia. Obiettivo: portare a casa metodi, strumenti e metriche per rafforzare un modello territoriale di giustizia riparativa, mentre a Terni è in arrivo la sede regionale del Centro dedicato.

Il laboratorio trentino e la necessità di un metodo condiviso

La Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol e l’Università di Trento hanno costruito negli anni un ecosistema di pratiche riparative capace di coinvolgere istituzioni, comunità e professionisti. È qui che l’Umbria va a misurarsi per definire procedure e governance.

"Queste esperienze" – spiega Barcaioli – "sono preziose occasioni di conoscenza delle buone pratiche che possono aiutare la comunità umbra, che inoltre a Terni si sta per dotare della sede regionale del Centro della giustizia riparativa, a sviluppare percorsi capaci di generare trasformazione e coesione sociale. Un confronto diretto con istituzioni, professionisti e realtà territoriali che negli anni hanno costruito metodologie condivise e strumenti di dialogo efficaci".

Dal paradigma alla pratica: persone, relazioni, comunità

Il focus è culturale prima che normativo: la giustizia riparativa "è un paradigma che va oltre la dimensione processuale. Pone al centro la persona e le relazioni, coinvolgendo autore e vittima ma anche la collettività che ha subito un danno indiretto. Non vuole punire, ma aiutare a comprendere e affrontare le conseguenze del gesto".

L’idea è quella di un linguaggio nuovo – "un linguaggio diverso, fatto di ascolto e di presenza, che restituisce forza alle vittime e chiede a chi ha ferito di sostenere lo sguardo dell’altro" – che traduce il conflitto in responsabilità condivisa. Nel solco di tradizioni antiche: "Le comunità Maori la consideravano un modo per ristabilire l’armonia perduta, per rimettere in equilibrio i legami che un gesto aveva infranto", ricorda l’assessore.

Il cantiere umbro: Terni come hub, territori come rete

Il Centro della giustizia riparativa a Terni è la prima pietra di un sistema diffuso: sportelli, équipe miste e formazione continua per operatori pubblici e del terzo settore. La missione trentina serve a definire standard e strumenti: criteri di accesso, garanzie per le vittime, valutazione degli esiti.

Per Barcaioli si tratta di "un insegnamento che continua a parlare al nostro tempo. La giustizia si misura anche nella capacità di generare responsabilità e cambiamento. Anche per noi sarà un lungo lavoro fatto di studio, confronto e ascolto reciproco ma serve coraggio per costruire percorsi che diano spazio alla verità delle vittime qualora lo dovessero volere. In questa ricerca di equilibrio" – continua l'assessore – "la giustizia ritrova la sua funzione più alta di ricucire, con umiltà e con rispetto, la trama lacerata della comunità".

Alleanze operative: istituzioni, Caritas e sistema penitenziario

La delegazione umbra mette a sistema attori che, spesso, dialogano a fatica: Regione, amministrazione penitenziaria, mondo accademico e Caritas. È la condizione per far funzionare percorsi riparativi che necessitano fiducia, tempi adeguati e competenze trasversali.

"Un ringraziamento va alla Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol per l’accoglienza e la disponibilità al confronto . Creare un ponte di lavoro tra territori è un modo per crescere insieme valorizzando esperienze che diventano patrimonio condiviso. Un grazie soprattutto alla Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve e alla Casa Circondariale di Perugia per la costante collaborazione e per la capacità di costruire, con competenza e sensibilità, una rete di relazioni che tiene insieme istituzioni, comunità e persone".

Prossimi passi: misurare l’impatto, garantire tutele

Perché la giustizia riparativa umbra diventi modello, serviranno indicatori chiari: tasso di adesione volontaria, soddisfazione delle vittime, recidiva, benessere percepito dalle comunità. Il Centro di Terni potrà essere l’hub che presidia qualità e formazione, mentre i territori attiveranno punti di accesso prossimi alle persone. È la sfida di una regione che sceglie di andare «oltre la dimensione processuale», trasformando il conflitto in occasione di responsabilità, cura pubblica e coesione sociale.

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Giorgia Sdei
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