Giuseppe Conte ha partecipato alla Marcia per la Pace di Assisi, una manifestazione che ha riunito migliaia di persone per protestare contro i conflitti e il riarmo. Alla domanda dei giornalisti, sempre attenti a monitorare i rapporti interni al Movimento 5 Stelle, su un’ipotetica riconciliazione con Beppe Grillo, Conte ha risposto secco: “Io l’ho già detto, non sono in guerra con nessuno”. Con poche parole, l’ex premier ha smorzato ogni polemica sulle presunte tensioni all’interno del movimento, lasciando intendere che, almeno da parte sua, non ci sono frizioni in corso. Tuttavia, la brevità della risposta non ha dissipato del tutto le speculazioni che continuano a circolare su un rapporto ormai freddo con il fondatore del movimento.
Giuseppe Conte sulla crisi a Gaza: “Un crimine di Stato, una barbarie assoluta”
Nella sua partecipazione all’Incontro dei ‘costruttori e costruttrici di pace’, Conte non ha mancato di affrontare i temi più caldi della politica internazionale. Con toni molto duri, ha parlato della situazione a Gaza, definendola “un crimine di Stato, un orrore, una delle pagine più ignobili dal secondo dopoguerra ad oggi, una barbarie assoluta”. Non si tratta di semplici critiche, ma di una condanna senza mezzi termini verso quanto sta avvenendo nella regione, con parole che riflettono il suo profondo dissenso nei confronti di un conflitto che non sembra avere una fine.
Marcia della Pace: un fiume di persone per dire no alla guerra
La Marcia della Pace, che ogni anno vede migliaia di persone percorrere le strade di Assisi, quest’anno ha avuto una partecipazione particolarmente ampia. Almeno tremila persone si sono unite per chiedere la fine delle guerre in corso e per dire no all’escalation delle armi. Una delle immagini più simboliche è stata quella dei trecento bambini, provenienti da scuole di tutta Italia, che hanno aperto il corteo. In un’atmosfera segnata dall’ottimismo e dalla speranza, si è potuto ascoltare l’iconica canzone “Imagine” di John Lennon, un inno alla pace che ha accompagnato i manifestanti, molti dei quali portavano la bandiera arcobaleno, ormai simbolo universale del movimento pacifista.
Giuseppe Conte e Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana, hanno marciato insieme, affiancati da figure di spicco del centrosinistra, come la sindaca di Assisi Stefania Proietti, in corsa per la presidenza della Regione, e diversi parlamentari del Partito Democratico, tra cui Marta Bonafoni, rappresentante della segretaria Elly Schlein.
L’attacco di Conte contro la strategia militare: “C’è deficit di politica, con la P maiuscola”
Nel corso della manifestazione, Conte ha colto l’occasione per lanciare un attacco frontale alla gestione militare delle crisi internazionali. Le sue parole non lasciano spazio a interpretazioni: “Le guerre in corso, la strategia dell’escalation militare, dimostrano che c’è deficit di politica, con la P maiuscola, non la politica dei parolai”. Per Conte, il problema risiede nel fatto che le decisioni cruciali vengono prese senza considerare la necessità di un vero dialogo politico, ma affidandosi invece alla forza delle armi. Questa affermazione non è solo una critica generica: si riferisce anche alla recente risoluzione votata a Strasburgo, in cui si eliminano le restrizioni all’uso delle armi per colpire anche in territorio russo. Conte ha votato contro, ribadendo la sua posizione pacifista e sostenendo che la politica dovrebbe puntare su una risoluzione diplomatica dei conflitti.
Nicola Fratoianni ha fatto eco alle parole di Conte, dichiarando: “È ora che i governi dicano basta con l’escalation delle armi che ci avvicina ogni giorno di più ad una guerra globale sul territorio europeo”. Fratoianni, insieme a Conte, si è espresso con forza contro l’aumento delle spese militari, ritenuto uno spreco di risorse che potrebbero essere destinate ai bisogni primari della popolazione.
Conte: “Bisogna imporre una svolta negoziale”
Durante il suo intervento alla Domus Pacis, Conte ha ribadito l’importanza di adottare una svolta diplomatica per risolvere i conflitti in corso, lamentando il fatto che non si sia intervenuti tempestivamente: “Bisogna imporre una svolta negoziale che andava fatta da subito e non si vuole perseguire perché si preferisce il rumore delle armi”. Secondo Conte, l’ostinazione nel seguire una strategia militare ha portato a un’escalation che ora appare fuori controllo. Il leader del Movimento 5 Stelle ha insistito sulla necessità di un intervento politico concreto, definendo la situazione attuale come il risultato di una politica “fatta di parole”, incapace di offrire soluzioni reali.
Conte ha poi ampliato la sua analisi, puntando il dito contro quella che considera una deriva pericolosa della politica internazionale: “Stiamo assistendo ad un deficit di politica e di diritto e quando c’è questo significa solo una cosa, il primato dell’economia, ora di guerra, e della legge del più forte”. A suo avviso, l’assenza di una risposta politica efficace ha lasciato spazio a dinamiche in cui prevale la logica del potere economico e militare, con effetti devastanti per le popolazioni coinvolte.