Il Gip di Perugia deve affrontare una decisione non facile, quella sulla competenza dei giudici per l’indagine ‘dossier’. Cruciale nell’ambito dell’inchiesta sui presunti accessi abusivi alle banche dati della Direzione Nazionale Antimafia. Al centro della questione c’è infatti la richiesta, avanzata dalla difesa dell’ex sostituto procuratore nazionale antimafia Antonio Laudati, di dichiarare l’incompetenza territoriale della Procura di Perugia. La decisione del giudice potrebbe quindi determinare un trasferimento dell’indagine a Roma. Facendo seguito alle indicazioni di una recente sentenza della Cassazione.

Indagine ‘dossier’, la richiesta della difesa di Laudati al Gip: in dubbio la competenza di Perugia

La difesa di Antonio Laudati ha sostenuto con fermezza che l’indagine debba essere trasferita alla Procura di Roma. Questo appello è stato supportato da un’istanza formale presentata sia al Gip di Perugia sia precedentemente al Tribunale del Riesame. La questione è stata ulteriormente rafforzata dalla recente pronuncia della Cassazione, che ha stabilito la competenza territoriale di Roma per i magistrati della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo. La cui sede principale si trova nella capitale.

Secondo quanto emerge, l’istanza di incompetenza territoriale ruota attorno alla particolare posizione della Dna. La sentenza della Cassazione ha infatti chiarito che per i magistrati di questa struttura centrale non è previsto lo spostamento di fascicoli che li riguardino. Sia in qualità di indagati che di persone offese, al di fuori di Roma. Questo principio, già applicato in un caso precedente, potrebbe ora aprire la strada a un ritorno nella capitale del fascicolo relativo a Laudati e al tenente della Guardia di Finanza Pasquale Striano, anch’egli coinvolto nell’indagine.

Indagine ‘dossier’, Procura di Perugia contraria: il Gip deve decidere sulla competenza territoriale

La Procura di Perugia si è opposta all’istanza sottolineando la validità della propria competenza territoriale nel caso specifico. Durante l’udienza, il Gip è stato quindi chiamato a esprimersi non solo sulla questione della competenza per l’indagine ‘dossier’ di Perugia, ma anche sulla retrodatazione dell’iscrizione di Laudati nel registro degli indagati. Un aspetto cruciale, quest’ultimo, per delineare i termini legali dell’inchiesta.

Ma il dibattito giuridico non si esaurisce qui: il Tribunale del Riesame ha già rinviato al 17 dicembre la decisione sulle eccezioni sollevate dalle difese. Questo rinvio lascia aperta la possibilità che la questione venga dibattuta ulteriormente, soprattutto considerando il ricorso presentato dalla Procura di Perugia contro il rigetto, da parte del Gip, della richiesta di arresti domiciliari per Laudati e Striano.

Un possibile trasferimento a Roma?

L’eventuale accoglimento dell’istanza della difesa segnerebbe un cambio di scenario significativo. La possibilità di spostare l’indagine a Roma riflette un principio giuridico che potrebbe avere ripercussioni su altre inchieste analoghe. La Procura di Perugia resta tuttavia ferma nella sua posizione e contesta la necessità di un trasferimento e rivendicando la propria competenza nell’indagine.

Il clima è teso e la decisione del Gip di Perugia, che si è già ritirato in camera di consiglio per deliberare, rappresenta un momento chiave per il futuro dell’inchiesta. Non solo potrebbe influenzare il destino giudiziario di Laudati e Striano, ma potrebbe anche creare un precedente rilevante per la gestione delle competenze territoriali in casi riguardanti la Direzione Nazionale Antimafia.

L’attesa ora è tutta rivolta alla data del 17 dicembre, quando il Tribunale del Riesame sarà appunto chiamato a pronunciarsi sulle questioni ancora pendenti. Determinando se l’indagine rimarrà a Perugia o se farà ritorno a Roma.

Le parole di Cantone: “Roma appare l’approdo naturale”

Il procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, ha commentato la decisione del Gip di dichiarare la competenza dei pm di Roma per l’indagine sugli accessi abusivi alle banche dati della Direzione Nazionale Antimafia, definendola un esito prevedibile. “Una decisione non vincolante e per questo prima di trasmettere gli atti attenderemo la pronuncia del Tribunale del Riesame anche se la trasmissione appare l’approdo naturale’’, ha spiegato Cantone all’ANSA.

Il procuratore ha poi ribadito che l’orientamento della Procura è di sospendere ogni attività investigativa fino alla pronuncia del Riesame. “Quella del Gip era una decisione che ritenevamo probabile e non ci stupisce. Ora attenderemo la pronuncia del Riesame e poi decideremo come comportarci’’. Il tribunale, infatti, è chiamato a esprimersi su un ricorso della Procura contro il rigetto della richiesta di arresti domiciliari per Antonio Laudati e Pasquale Striano, nonché sul tema dell’incompetenza territoriale sollevato dalle difese.

Dossieraggio: analogie tra Bari e Perugia

Le inchieste di Bari e Perugia sembrano raccontare due storie diverse, ma i dettagli svelano sorprendenti somiglianze. A Bari l’indagine sulla violazione di quasi 7.000 conti correnti ha coinvolto nomi di spicco della politica e del panorama pubblico italiano, come la premier Giorgia Meloni e Guido Crosetto. A Perugia, invece, il tenente Pasquale Striano è accusato di aver abusato di banche dati sensibili della Direzione Nazionale Antimafia, con possibili ripercussioni su figure altrettanto influenti. In entrambi i casi emerge un modus operandi comune: un accesso illecito a informazioni riservate, apparentemente orchestrato per scopi non ufficiali. La questione rimane aperta: agivano da soli o eseguivano ordini di una rete più ampia?