In occasione della Giornata Internazionale della Donna, la Polizia di Stato ha voluto esprimere la propria vicinanza alle donne vittime di violenza attraverso un’iniziativa di sensibilizzazione e informazione nel cuore della città. In Piazza della Repubblica, simbolo dell’incontro con la cittadinanza, il personale della Questura ha accolto i cittadini con un gesto tanto semplice quanto significativo: la donazione di un ramo di mimosa, simbolo di rispetto e solidarietà.
Al fianco degli agenti, il personale specializzato della sezione antiviolenza della Questura di Terni ha fornito informazioni vitali per chiunque viva una situazione di difficoltà, illustrando i percorsi di aiuto disponibili e sottolineando l’importanza della denuncia come primo passo verso la libertà. L’evento ha rappresentato un momento di riflessione collettiva e di sensibilizzazione, con un focus sulle misure concrete messe in campo per contrastare la violenza sulle donne.
Uno degli aspetti più significativi dell’impegno della Polizia di Stato di Terni riguarda l’istituzione di una stanza di ascolto protetto all’interno della Questura. Questo ambiente, pensato per garantire il massimo conforto a chi trova il coraggio di denunciare, mira a ridurre il rischio della cosiddetta vittimizzazione secondaria, fenomeno che si verifica quando le vittime, nel raccontare la propria esperienza, si trovano a dover rivivere il trauma più volte, spesso in contesti poco accoglienti.
La creazione di questa stanza risponde alla necessità di mettere al centro del processo di denuncia la dignità e il benessere della persona offesa, rendendo il percorso verso la giustizia meno doloroso e più accessibile. L’ambiente è arredato in modo da favorire un clima di fiducia e sicurezza, dove le donne possano sentirsi accolte e protette nel raccontare la propria storia.
Parallelamente, la Polizia di Stato ha sviluppato un’App scaricabile gratuitamente su tutti gli smartphone, progettata per agevolare il processo di denuncia anche per coloro che temono ripercussioni o si trovano in situazioni di forte difficoltà. Attraverso l’applicazione, le vittime possono segnalare episodi di violenza e richiedere aiuto in modo anonimo, permettendo alle forze dell’ordine di intervenire tempestivamente.
Questa iniziativa si inserisce in un quadro più ampio di innovazione tecnologica al servizio della sicurezza pubblica, con l’obiettivo di abbattere le barriere che spesso impediscono alle vittime di violenza di rivolgersi alle autorità. La possibilità di segnalare un’aggressione in modo discreto e immediato rappresenta un ulteriore strumento di protezione e prevenzione.
Durante l’incontro in Piazza della Repubblica, la Polizia di Stato ha ribadito un concetto chiave: la lotta alla violenza di genere non può essere affrontata solo dalle forze dell’ordine, ma richiede l’impegno congiunto di istituzioni, associazioni, centri antiviolenza e cittadini.
Solo attraverso una rete di collaborazione solida e coesa è possibile contrastare in modo efficace questo fenomeno, promuovendo una cultura della prevenzione e del rispetto. La sensibilizzazione e l’educazione, in particolare nelle scuole e nei luoghi di aggregazione giovanile, giocano un ruolo fondamentale nel costruire un futuro in cui la parità di genere sia un valore condiviso e universalmente riconosciuto.
Un aspetto fondamentale della strategia di contrasto alla violenza di genere adottata dalla Polizia di Stato è rappresentato dal Protocollo Zeus, un progetto che mira a intervenire non solo a tutela delle vittime, ma anche sugli autori delle violenze, cercando di interrompere il ciclo della recidiva.
Il Protocollo Zeus si applica nei casi in cui venga emesso un provvedimento di ammonimento per violenza domestica o atti persecutori (stalking). Gli autori di tali condotte vengono informati della possibilità di intraprendere un percorso di rieducazione e consapevolezza presso centri specializzati. L’obiettivo è aiutarli a comprendere la gravità delle proprie azioni, fornendo strumenti per la gestione delle emozioni e il controllo degli impulsi aggressivi.
Attraverso questo protocollo, si cerca di agire alla radice del problema, prevenendo il rischio di escalation della violenza e favorendo un cambiamento culturale basato sul rispetto e sulla responsabilizzazione. L’approccio è multidisciplinare e coinvolge psicologi, assistenti sociali e professionisti della salute mentale, con l’obiettivo di offrire un supporto concreto e un’opportunità di riabilitazione agli aggressori.