Da poco la prestigiosa Fondazione Gimbe – Gruppo italiano per la medicina basata sulle evidenze, ha diffuso i dati relativi ai dipendenti della Sanità Pubblica. In Umbria, come già era emerso dal precedente rapporto sul Servizio Sanitario Nazionale pubblicato a ottobre scorso, c’è una presenza del personale sanitario che supera la media nazionale ma la spesa pro-capite per il personale dipendente nel 2023 è stata più alta. Vediamo nel dettaglio che cosa è emerso durante l’audizione di ieri, mercoledì 8 gennaio 2025, presso la Commissione Affari sociali della Camera nell’ambito dell’Indagine conoscitiva in materia di riordino delle professioni sanitarie.
Gimbe, in Umbria quasi 14 dipendenti del SSN ogni mille abitanti
La Fondazione Gimbe, presieduta da Nino Cartabellotta, è diventata il punto di riferimento in Italia per quanto riguarda la sanità. Periodicamente divulga dati e analisi che restituiscono una fotografia puntuale e affidabile sullo stato della salute nel Paese. Relativamente ai dipendenti della Sanità Pubblica in Umbria emerge una nota particolarmente positiva. Nel 2022 nella nostra regione erano presenti 13,8 unità di personale dipendente del SSN ogni mille abitanti. Un dato che supera di oltre due punti la media italiana che invece si attesta all’11,6%.
Superiore però è anche la spesa che gli umbri sostengono per il mantenimento del personale sanitario pubblico. Nel 2023 è stata di 785 euro pro-capite contro una media italiana inferiore di oltre cento euro, ovvero di 672 euro. Eppure la Regione Umbria per il personale sanitario spende meno. Nel 2022, la spesa per unità di personale dipendente del Servizio sanitario nazionale della regione è stata di 56.822 euro, leggermente inferiore alla media italiana che è stata di 57.140 euro.
Cartabellotta: “La sanità italiana sta affrontando una crisi senza precedenti, persi 28 miliardi in 11 anni”
Se l’Umbria è promossa per la presenza del personale sanitario, secondo la Fondazione Gimbe, il SSN sta affrontando “una crisi del personale sanitario senza precedenti“. In 11 anni in Italia sono stati complessivamente persi oltre 28 miliardi di euro, più della metà solo nel 2020-2023. Cartabellotta ha rimarcato come dal 2012 al 2023 “il capitolo di spesa sanitaria relativo ai redditi da lavoro dipendente è stato quello maggiormente sacrificato“.
In termini assoluti, spiega la Fondazione in una nota, dopo una progressiva contrazione da 36,4 miliardi di euro nel 2012 a 34,7miliardi nel 2017, la spesa ha iniziato a risalire raggiungendo 40,8 miliardi nel 2022, per poi scendere a 40,1 miliardi nel 2023. Tuttavia, in termini percentuali sulla spesa sanitaria totale, il trend segna una lenta ma costante riduzione.
In termini assoluti, dopo una progressiva contrazione da 36,4 miliardi di euro nel 2012 a 34,7miliardi nel 2017, la spesa ha iniziato a risalire raggiungendo il picco di 40,8 miliardi nel 2022, per poi scendere a 40,1 miliardi nel 2023. In termini percentuali sulla spesa sanitaria totale, il trend mostra una lenta ma costante riduzione. Nel 2012 la spesa nazionale per la sanità rappresentava infatti il 33,5% mentre nel 2023 è diminuita fino al 30,6%: quasi tre punti percentuali in meno.
“Gettonisti” in crescita
Se la spesa per la sanità pubblica si contrae, al suo interno c’è una voce di spesa che è invece notevolmente aumentata, anzi raddoppiata rispetto all’anno precedente. Si tratta dei “gettonisti” ovvero liberi professionisti che prestano servizio presso le strutture della Sanità Pubblica ricevendo un gettone appunto per singola presentazione o singolo turno coperto. Un compenso che è più elevato rispetto a quello percepito dal personale dipendente.
Secondo un report dell’ Anac, l’Autorità Nazionale Anticorruzione relativo al periodo gennaio 2019 – agosto 2023, il fenomeno era già molto evidente nel 2019, con una spesa complessiva di quasi 580 milioni. Nel 2020 il valore è crollato a 124,5 milioni di euro, per poi risalire negli anni 2021-2022, fino a raggiungere, nel solo periodo gennaio-agosto 2023, 476,4 milioni di euro, il doppio rispetto all’anno precedente.