Tra le tante pagine nere della storia italiana recente, la strage di Bologna del 2 agosto 1980 è forse la più scura di tutte. Alle 10.25 di quella tragica mattina, con la stazione gremita, esplose un ordigno ad altissimo potenziale nascosto in una valigia abbandonata nella sala d’aspetto. 85 persone vennero uccise e oltre 200 rimasero ferite. Era il più grave attentato terroristico mai avvenuto in Italia nel secondo dopoguerra. Tutta la città si mobilitò nei soccorsi e nell’assistenza. L’Italia intera si trovò dolorosamente a fare i conti con la brutalità del terrorismo nero, in un complesso intreccio tra poteri forti, servizi segreti deviati e P2.

Il difficilissimo iter processuale che è conseguito a quel sanguinoso evento ancora non ha visto la fine. Per la serata di oggi, 15 gennaio 2025, è attesa la sentenza della Cassazione di Roma per Gilberto Cavallini, individuato come “il quarto uomo” all’interno dei Nar (Nuclei armati rivoluzionari) che compirono l’attentato e presente oggi in aula a Roma.

In attesa della sentenza per Gilberto Cavallini, chiesta la conferma dell’ergastolo

Per la strage di Bologna sono stati già condannati in via definitiva quali esecutori materiali i terroristi neri Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini. Cavallini è ritenuto uno dei responsabili dell’attentato. Secondo l’accusa fu lui ad ospitare il resto della banda in casa nel trevigiano, fornendo supporto logistico al gruppo nei giorni precedenti all’attentato. L’ex terrorista Nar, oggi 72enne, sta scontando la sua pena in regime di semilibertà a Terni, tornando in carcere solo per dormire.

I supremi giudici della prima sezione penale oggi, quasi 45 anni dopo quei fatti, dovranno esprimersi sul ricorso presentato dalla difesa di Cavallini, già condannato all’ergastolo in primo e secondo grado. I suoi avvocati Gabriele Bordoni e Alessandro Pellegrini, hanno infatti impugnato la sentenza della Corte d’Assise d’Appello del settembre 2023.

Il sostituto procuratore generale Antonio Balsamo, con una requisitoria scritta depositata nei giorni scorsi, ha chiesto che il ricorso venga rigettato. In aula oltre a Cavallini stesso, ci sono Paolo Bolognesi, attuale presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna, e a una trentina fra familiari delle vittime e altre parti civili.

Nella strage di Bologna morì anche il ternano Sergio Secci

Tra le 85 vittime della strage di Bologna c’era anche un ragazzo di Terni, Sergio Secci. Per una tragica fatalità, Sergio aveva perso il treno per il Bolzano e stava aspettando quello successivo. Era anche lui nella sala d’attesa quando esplose quell’ordigno devastante.

Non morì subito ma riportò ferite gravissime e venne ricoverato all’Ospedale Maggiore. La sua agonia durò cinque giorni, durante i quali fu in grado fornire le sue generalità, chiedendo di avvisare solo il padre e non la madre, Lidia, che non stava bene. Si spense il 7 agosto del 1980.

Aveva 24 anni. Laureato brillantemente al Dams di Bologno, Sergio Secci è stato il primo in Italia a parlare del Bread&Puppet Theatre di Peter Schumann, su cui incentrò la sua tesi, pubblicata nel 1986 da La Casa Usher, con il titolo Il teatro dei sogni materializzati – Storia e mito del Bread and Puppet Theatre. In sua memoria, dal maggio 2010, a Terni gli è stato intitolato il nuovo teatro comunale situato nell’area dell’ex Siri.

Torquato, padre di Sergio, fu il primo presidente dell’associazione dei familiari delle vittime

Torquato Secci, papà di Sergio, diventò il primo presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage quando venne costituita. Carica che mantenne fino alla sua morte, avvenuta nel 1996. Insieme a sua moglie, fino all’ultimo, ha sempre strenuamente combattuto perché venisse a galla la verità sulla strage di Bologna, chiedendo giustizia in nome di tutte le vittime.