La ristrutturazione di Piazza 40 Martiri e dei giardini pubblici di Piazza 40 Martiri, da parte del Comune di Gubbio ha sollevato molte perplessità e polemiche nella comunità eugubina. Per fare il punto della situazione, abbiamo intervistato il professor Ubaldo Emanuele Scavizzi, classe 1964, Geologo, Pubblicista, e insegnate.
Da molto tempo sulla breccia in difesa del nostro patrimonio artistico e ambientale. Scavizzi è stato presidente, per molti anni, della Sezione Eugubina di Italia Nostra e per vari anni Guardia ambientale del WWF.
Professor Scavizzi, che cosa pensa, quale abitante del centro storico, della conduzione dei lavori di ristrutturazione di Piazza 40 Martiri e dei Giardini Pubblici?
“Penso che quando si programmano dei lavori in un centro storico abitato come Gubbio, si debba fare un attento programma dei lavori in modo da considerare le esigenze vitali e lavorative degli abitanti e delle attività che insistono in quella zona, cosa che alla luce di quanto sta avvenendo, non è stata fatta”.
La sua abitazione si affaccia sulla Piazza. Che disagi ha subito lei e gli abitanti nelle sue stesse condizioni?
“E’ stata ridotta fortemente l’accessibilità, anche pedonale, alle nostre abitazioni, quella veicolare praticamente azzerata, senza considerare il fatto che un residente ha necessità praticamente quotidiana di trasportare verso e dalla propria abitazione anche carichi pesanti e ingombranti (spesa alimentare, combustibili, acqua), oltreché dell’uso dell’auto per recarsi al lavoro. Spiace dire che non c’è stata alcuna considerazione per i residenti, nella programmazione dei lavori”.
Luogo di grande valore storico e archeologico
Il luogo è di grande valore storico e archeologico, tanto che nei tempi passati hanno rinvenuto mosaici e strutture di domus romane. Ritiene che in fase progettuale e in fase esecutiva ci si sia avvalsi delle figure professionali più idonee in un campo nel quale sono necessarie competenze multidisciplinari?
“Incredibilmente, il progetto non è stato mai reso noto alla cittadinanza, se non con qualche comunicato su Facebook contenente pochi render, comunque sufficienti ad alimentare forti preoccupazioni, soprattutto riguardo agli interventi sui Giardini storici, grande e piccolo.
Sono state mostrate soluzioni con inserimento di arredi di stile aeroportuale, che nulla hanno a che vedere con dei giardini storici di epoca romantica… Riguardo alle competenze messe in campo, non è dato sapere chi sia intervenuto nel progetto, a parte la Facoltà di Agraria dell’Università di Perugia e i tecnici degli uffici comunali, citati nei comunicati del Comune”.
Ritiene che la Giunta Stirati abbia intrapreso le misure necessarie alla tutela dei beni archeologici e culturali celati nel sottosuolo a pochi centimetri dall’attuale piano di calpestio?
“Come detto, le bocche sono state cucite fino ad oggi e per questo ho chiesto personalmente per iscritto, alla Soprintendenza di Perugia, informazioni più dettagliate al riguardo”.
Le risulta che abbiano eseguito indagini strumentali dell’area, tipo georadar e mappature 3D tramite stazione totale?
“Nei mesi trascorsi ho visto, dai segni sull’asfalto fatti con la vernice, che sono state eseguite alcune prospezioni; sicuramente per individuare i sottoservizi, ma nulla è dato sapere su indagini di altro genere”.
Piazza 40 Martiri, il ruolo della Soprintendenza
La Giunta Stirati ha consultato la Soprintendenza competente per territorio al fine di ottenere i nulla osta necessari all’esecuzione dei lavori nella Piazza e nei Giardini Pubblici?
“Immagino di sì, ma anche su questo, come sull’iter seguito, sto attendendo una risposta più dettagliata dalla stessa Soprintendenza, sempre che voglia rispondermi”.
Ritiene che i beni archeologici abbiano ricevuto sufficiente tutela o che vi siano carenze?
“Beh, questo lo dovrebbe stabilire l’Ente di tutela; io vedo scavi con le macchine, profondi anche circa mezzo metro, almeno nella zona dei Giardini piccoli dove risiedo”.
Lei ha intrapreso qualche azione di tutela presso la Soprintendenza?
“Sì, come detto, soprattutto riguardo ai lavori in atto sui Giardini Piccoli, poiché al momento sono stati in buona parte smantellati con le ruspe, lasciando intatto solo poco del verde e dei vialetti precedentemente presenti”.
Esiste, che lei sappia, un esperto designato alla sorveglianza archeologica degli scavi H24?
“Per motivi di lavoro, sono spesso lontano da casa nelle ore in cui la ditta lavora, quindi non so se un Archeologo sia sempre presente sul posto per seguire gli scavi. Vedo diverse persone sul cantiere, ma non so se tra queste ci sia un Archeologo”.
La tutela dei giardini di Gubbio di Piazza 40 Martiri
Ritiene che il progetto di ristrutturazione si intoni con i giardini ottocenteschi?
“Bisogna distinguere; la ripavimentazione a pietra della Piazza è sicuramente più consona dell’asfalto presente sino ad oggi. Per quanto riguarda i Giardini, invece, le poche informazioni che sono state fornite mostrano l’uso di arredi e pavimentazioni, come sedute in materiale bianco di stile aeroportuale disposto a nastro intorno alle aiuole, invece dei bei sedili in travertino spugnoso presenti fino ad oggi; la fontana trasformata in una sorta di prisma in pietra; le ghiaie dei vialetti consolidate con resine, soluzioni che sicuramente non sono consone per dei giardini ottocenteschi di questo valore. Nutro inoltre forti preoccupazioni per la salvaguardia delle presenze arboree”.
Se no, quali suggerimenti può dare agli amministratori?
“Il faro che deve guidare gli interventi in aree di straordinario pregio come questa, è il rispetto di quanto la Storia ci ha tramandato, rifuggendo dalla smania oggi tanto in voga di lasciare il segno, alterando l’esistente; beni come i Giardini pubblici di Piazza Quaranta Martiri vanno studiati attentamente e restaurati filologicamente, sostituendo gli arredi ormai deteriorati con altri della stessa tipologia, salvaguardando le piante presenti e provvedendo al reimpianto di quelle ormai perdute o deperenti, secondo il progetto originale.
Che cosa rappresentano i giardini di Piazza 40 Martiri per Gubbio?
I Giardini rappresentano un elemento identitario della città da un secolo e mezzo e vanno tramandati alle prossime generazioni così come originariamente pensati e non trasformati in uno spazio verde anonimo che si può trovare in qualsiasi autogrill d’Italia”.