II famoso soffitto di vetro pesa ancora sulle donne, soprattutto per quanto riguarda i ruoli apicali. Il fatto che ancora si sia costretti a parlarne e che ormai da anni (dal 2011) siano state introdotte per legge le famose “quote rosa” dimostra che il problema del divario di genere è ancora dolorosamente attuale. Il punto della situazione è stato fatto a Perugia in un recente incontro dal titolo “Equità in azione: parità di genere e futuro sostenibile” organizzato dal Consiglio Regionale Unipol dell’Umbria in collaborazione con la Camera di commercio dell’Umbria, che si è svolto al Centro servizi camerali Galeazzo Alessi in via Mazzini. Si è trattato di un un momento di riflessione e dibattito sui temi dello sviluppo economico sostenibile e della governance al femminile, in linea con i Goal 5 e Goal 8 degli Obiettivi dell’agenda 2030. Parità di genere, lavoro dignitoso e crescita economica i temi trattati.

L’iniziativa umbra, che avrà una prosecuzione con una altri incontri, rientra nel più ampio palinsesto del Festival dello Sviluppo Sostenibile che si terrà fino al 23 maggio 2024 in tutta Italia, nel mondo e online, organizzato dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS).

Gender gap: donne più preparate ma in poche accedono ai ruoli dirigenziali

In Italia le donne sono più preparate degli uomini: ogni 140 laureate ci sono 100 laureati. Eppure i dati che riportano le statistiche sui ruoli dirigenziali occupati da donne non rispecchiano una conseguenzialità, segno che quella preparazione non viene ancora adeguatamente valorizzata. Qualcosa è sicuramente migliorato. Oggi ci sono più consigliere comunali donne (sono il 33,7%), ma la carica di sindaco resta appannaggio degli uomini (l’85% dei primi cittadini è di sesso maschile). Le donne sono in maggioranza (450mila su 650 mila) nella sanità pubblica, ma quando si guarda ai ruoli apicali rappresentano solo il 19,2%. Nelle Camere di Commercio la presenza delle donne già è limitata nei consigli camerali (25%), diventa esigua a livello di Presidenze, dove sono appena quattro

Valeria Cardinali, presidente Cru Umbria, ha introdotto e coordinato i lavori di “Equità in azione: parità di genere e futuro sostenibile” il cui obiettivo è stato quello di individuare impegni precisi e misurabili, prevedendo anche il monitoraggio delle varie situazioni emerse. Numerosi gli interventi che hanno animato il dibattito. Luca Ferrucci, ordinario al dipartimento di Economia dell’Università di Perugia, che ha presentato i dati sul gender gap; Micaela Fanelli, vice presidente Autonomie locali italiane, che ha riflettuto sulla necessità di creare sinergie forti a favore della parità di genere; Federico Sisti, segretario Generale della Camera di Commercio dell’Umbria che ha posto in evidenza quanto il lavoro di cura pesi sulla carriera delle donne; Federica Pizzini, responsabile Diversity, Equity and Inclusion di UnipolSai che ha illustrato il progetto; Rita Chiari, Direttore UOC Oncologia Ast PU-Pesaro e membro del Direttivo Women for Oncology, ha discusso del gender gap nell’ambito sanitario-oncologico. In conclusione è intervenuta Marcella Mallen, presidente di Asvis, che ha riflettuto sull’importanza dell’introduzione di obiettivi misurabili riguardo alla leadership femminile e sull’utilizzo dei fondi del Pnrr che può rivelarsi una misura importante nell’ambito dei temi sociali.

I dati in Italia: il 2023 è peggio del 2022

Annualmente il World Economic Forum elabora il global gender gap index in riferimento all’andamento della parità di genere in 146 Paesi attraverso quattro indicatori: opportunità economiche, istruzione, salute ed emancipazione politica. La situazione italiana nel 2023 è nettamente peggiorata rispetto al 2022, il nostro Paese è retrocesso in 79esima posizione rispetto alla 63esima dell’anno precedente, perdendo ben 16 posizioni.

In generale la partecipazione femminile al mercato del lavoro in Italia è ancora inferiore rispetto alla media europea: tra italiani e italiane esiste un gap di 18,1 punti, con uomini impiegati al 69,2% e donne al 51,1%. Un peggioramento del gender gap che avviene in presenza di figli e che aumenta quando all’aumentare del numero di figli, come evidenziato anche nell’incontro di Perugia.