Negli ultimi mesi, i furti in appartamento nel territorio eugubino e nelle vicinanze, come nel comune di Pietralunga, si sono intensificati in modo preoccupante. I residenti, esasperati e impauriti, raccontano di come i ladri, ormai considerati “professionisti”, abbiano preso di mira le loro case, rubando oro e denaro, lasciando dietro di sé una scia di indignazione e frustrazione per un fenomeno che sembra incontrare sempre meno ostacoli. Molti abitanti si sentono infatti abbandonati e traditi da chi non riesce a catturare i colpevoli.
Il fenomeno è diventato una piaga diffusa, e le modalità con cui i ladri agiscono sembrano sempre più organizzate e coordinate. In diverse occasioni, come nei recenti casi avvenuti tra il 26 e il 28 ottobre, i furti sono stati commessi approfittando dell’assenza dei proprietari e forzando finestre con piede di porco. Un copione ormai tristemente noto che si è ripetuto in località come Sette Strade e Casamorcia. “Non siamo più sicuri nemmeno nelle nostre case”, racconta un residente di Casamorcia, sottolineando come i furti non siano solo una questione di oggetti materiali: “Quello che ci hanno portato via sono i ricordi di una vita”.
A Pietralunga, piccolo comune confinante con quello di Gubbio, la situazione sul fronte dei furti in appartamento sembra particolarmente grave: sette furti in sei giorni, concentrati sempre nella fascia oraria tra le 19 e le 22. I ladri conoscono bene il territorio, si muovono con auto diverse per evitare di essere riconosciuti e dispongono di vie di fuga agevoli, come la strada provinciale verso Cagli, a riprova di come l’organizzazione sia tutt’altro che casuale. Per molti residenti, si tratta di bande specializzate che scelgono con cura le loro vittime e il momento dell’attacco.
Esasperazione per furti in appartamento ha spinto antropologa di Pietralunga a scrivere a Presidente Meloni
L’esasperazione ha spinto alcuni abitanti di Pietralunga a prendere l’iniziativa. Un gruppo social è stato creato per coordinare segnalazioni e sospetti, ma ciò non basta a ridurre il senso di abbandono e insicurezza. Di fronte a tale situazione, una cittadina, antropologa e madre, ha deciso di rivolgersi direttamente alle istituzioni con una lettera aperta alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Nella sua accorata lettera, l’autrice esprime il sentimento comune di smarrimento e la richiesta di un’azione decisa da parte dello Stato. Proponendo quello che ha definito “Progetto Pietralunga”, l’antropologa sollecita l’adozione di una linea dura per i reati contro la proprietà e la persona, invocando la “certezza della pena”.
La lettera mette in evidenza la necessità di agire a livello nazionale per ridare dignità e sicurezza alle piccole comunità come Pietralunga. “La sicurezza personale e delle proprie cose non è una questione politica, è una questione di civiltà”, scrive l’antropologa, rivolgendosi a Meloni con la richiesta di portare avanti un iter legislativo o addirittura di ricorrere a un referendum per assicurare pene certe e severe per i reati contro la proprietà privata. Per gli abitanti di questi territori, la risposta dello Stato appare essenziale per riconquistare la fiducia e la tranquillità.
Uno dei punti più dolorosi della lettera è la descrizione delle conseguenze psicologiche per le persone più vulnerabili, come gli anziani davanti al fenomeno dei furti in appartamento. L’episodio della suocera dell’autrice, un’anziana vedova, vittima anch’essa di furto, tocca un aspetto della vita nelle piccole comunità spesso ignorato.
Il senso di impunità diffusa incentiva l’aumento degli episodi di furto
Gli anziani vivono isolati, con il peso della paura di essere derubati e con il dolore di vedere violati i propri ricordi, come la fede nuziale, unico legame con il compagno scomparso. La presidente del Consiglio, si legge nella lettera, ha oggi l’opportunità di compiere un gesto risoluto per la tutela dei cittadini.
Il contesto politico e sociale che emerge attorno a questi furti, caratterizzato da un sentimento di impunità diffusa, fa sentire i cittadini soli e vulnerabili, mentre il numero dei casi di furto continua ad aumentare senza che, apparentemente, ci siano soluzioni all’orizzonte. L’eccessiva facilità con cui i ladri riescono a fuggire dopo ogni colpo, unita alla percezione di una giustizia che spesso non riesce a trattenere i colpevoli, genera un senso di impotenza. Le forze dell’ordine, che pur si prodigano nelle indagini e nella sorveglianza, si trovano spesso a dover fronteggiare un territorio ampio e complesso, come confermato dagli abitanti stessi di Pietralunga, che descrivono come difficile raggiungere le frazioni più lontane dal centro.
L’attenzione posta sulla “certezza della pena” è un tema caldo che va oltre il caso di Pietralunga e dell’Eugubino. In molte aree d’Italia, dove il senso di insicurezza è palpabile, la richiesta di una giustizia immediata e punitiva cresce. I cittadini sono pronti a sacrificare il concetto di riabilitazione, storicamente legato alla pena, in nome di una deterrenza efficace, che rappresenti un vero ostacolo per chi intende delinquere. Emerge l’idea che la pena debba assumere un ruolo più immediato e tangibile, per scoraggiare i malintenzionati e rassicurare i cittadini.
La sorveglianza social svolge un ruolo importante ma non è sufficiente a limitare il fenomeno
Nel frattempo, gli abitanti dell’Eugubino, di Pietralunga e dei dintorni, continuano a fare affidamento su gruppi di sorveglianza social, in una sorta di mutuo soccorso digitale che, sebbene utile, non può sostituirsi a una presenza istituzionale più capillare e risolutiva. La lettera al premier Meloni ha sollevato l’attenzione su un problema che, da piccolo borgo in Umbria, trova eco in altre realtà italiane.
Il “Progetto Pietralunga” non è solo una proposta concreta per rispondere alla sfida della criminalità, ma un appello a riconsiderare il valore della protezione dei beni privati e del senso di comunità in una società sempre più caratterizzata dall’isolamento.