Il recente ritrovamento della “Madonna del Melograno” ha riacceso i riflettori sui numerosi furti d’arte che hanno colpito Gubbio nel corso dei decenni.

Ce ne parla ampiamente il collega Gianluca Sannipoli in un articolo online apparso su Media Video News Gubbio.

L’opera, dipinta dallo Pseudo Pier Francesco Fiorentino e trafugata nel 1979, è finalmente tornata a casa, ma il suo caso rappresenta solo la punta dell’iceberg di una lunga serie di sottrazioni che hanno privato la città di inestimabili tesori artistici. Dal furto delle due statue lignee di Camporeggiano al misterioso saccheggio del Museo Diocesano, passando per le tele di Biscina e Scheggia, la storia delle opere d’arte scomparse da Gubbio è ricca di vicende oscure e colpi da manuale.

Poco più di un anno dopo la scomparsa della “Madonna del Melograno”, un altro episodio scosse la comunità eugubina: il furto delle due statue lignee della chiesa abbaziale di San Bartolomeo di Camporeggiano. Era la notte tra il 4 e il 5 settembre 1980 quando ignoti si introdussero nella chiesa forzando una finestra e prelevarono le sculture, alte oltre un metro, raffiguranti Maria Santissima Annunziata e l’Angelo annunciatore. Queste opere, risalenti alla fine del XVI secolo, erano fissate all’altare maggiore con viti e dadi e rappresentavano una testimonianza unica dell’arte sacra umbra.

I numerosi furti d’arte nell’Eugubino rivelano la possibile esistenza di una rete criminale

Il valore delle due statue fu stimato all’epoca in oltre cento milioni di lire, e il Corriere della Sera dedicò ampio spazio alla vicenda, suggerendo la possibile esistenza di una rete criminale che operava su commissione. Le indagini dei Carabinieri portarono alla convinzione che un basista operasse nella zona di Gubbio, individuando e segnalando agli acquirenti le opere più preziose da trafugare.

Un altro episodio significativo avvenne alcuni anni dopo, con il furto di due tele cinque-seicentesche dalla chiesa di Biscina. Tra le opere trafugate vi erano il “Martirio di San Lorenzo” di Pierangelo Basili e la “Decollazione del Battista” di Francesco Allegrini.

Le tele erano state temporaneamente spostate nella chiesa di Biscina dalla chiesa di Bellugello, gravemente danneggiata dal terremoto del 1984. Purtroppo, l’inaspettato colpo privò la comunità di due capolavori di grande valore storico e artistico, e a distanza di decenni il loro destino rimane avvolto nel mistero.

La chiesa parrocchiale di Scheggia fu teatro di un altro furto clamoroso, con la sottrazione di due tavolette del Cinquecento raffiguranti la Crocifissione e la Resurrezione di Cristo. Questi piccoli capolavori, probabilmente opera di una bottega umbra locale, rappresentavano un punto di riferimento per la comunità e per gli studiosi d’arte. Anche in questo caso, il furto sembrava rispondere a un preciso disegno, con opere selezionate per il loro valore e la loro facile collocazione sul mercato clandestino dell’arte.

Uno dei furti d’arte più audaci della storia recente di Gubbio avvenne il 13 aprile 1990, in occasione del Venerdì Santo. Mentre la città era raccolta nella tradizionale Processione del Cristo Morto, un gruppo di ladri approfittò della distrazione generale per introdursi nel Museo Diocesano e sottrarre un rarissimo crocifisso in avorio del Cinquecento e tre scene laterali del piviale di Papa Marcello II.

Il piviale di Papa Marcello II rappresentava un pezzo unico per bellezza e rarità

Il piviale, uno straordinario mantello lavorato in lamina d’oro e ricamato in seta policroma, rappresentava un pezzo unico per la sua bellezza e rarità. Le scene trafugate furono accuratamente ritagliate, suggerendo un furto su commissione. Anche in questo caso, il Corriere della Sera diede grande risalto alla notizia, sottolineando come l’episodio avesse privato il museo di un pezzo fondamentale della sua collezione.

Un altro capolavoro trafugato e mai più ritrovato è una tela di Benedetto Nucci, celebre pittore eugubino del Cinquecento, rubata dalla chiesa di Loreto negli anni Settanta. Quest’opera, di cui si conoscono pochissimi dettagli, faceva parte di una serie di lavori che il maestro realizzò per le chiese del territorio, testimoniando la diffusione della sua arte nelle istituzioni religiose locali.

Questi furti d’arte, uniti alla scomparsa della “Madonna del Melograno”, hanno impoverito il patrimonio artistico di Gubbio, privandola di opere d’arte di valore inestimabile. Tuttavia, il recente recupero della “Madonna del Melograno” offre una speranza: il mercato clandestino dell’arte, per quanto opaco e difficile da tracciare, non sempre porta alla distruzione delle opere rubate.

Molti capolavori finiscono in collezioni private o nei circuiti internazionali

Molti capolavori finiscono nelle mani di collezionisti privati o in circuiti internazionali, dove possono essere individuati grazie al lavoro delle forze dell’ordine e degli esperti del settore.

Il caso della “Madonna del Melograno” dimostra che, anche dopo decenni, il ritrovamento è possibile. Lo stesso auspicio vale per le altre opere trafugate: le tele di Biscina, le statue di Camporeggiano, il crocifisso in avorio e le scene del piviale di Papa Marcello II potrebbero un giorno fare ritorno a casa, restituendo alla città un pezzo del suo straordinario patrimonio artistico.

L’impegno delle istituzioni e delle forze dell’ordine resta fondamentale per continuare le ricerche, così come la sensibilizzazione dell’opinione pubblica su questi crimini. Nel frattempo, la speranza rimane viva: che un giorno, anche le altre opere trafugate possano riemergere dall’ombra e tornare a raccontare la loro storia tra le mura antiche di Gubbio.

(Foto: cortesia Gianluca Sannipoli)