07 Oct, 2025 - 14:30

Frode PAC sui fondi UE, Guardia di Finanza sequestra 17,2 milioni: indagati anche in Umbria

Frode PAC sui fondi UE, Guardia di Finanza sequestra 17,2 milioni: indagati anche in Umbria

Una maxi-inchiesta su contributi agricoli europei ottenuti in modo illecito tocca anche l’Umbria e riaccende i riflettori sulla legalità nel comparto primario. La Guardia di Finanza di Padova ha dato esecuzione a un sequestro preventivo da 17,2 milioni di euro, disposto dal Gip del Tribunale patavino, al termine di verifiche che hanno coinvolto 48 imprenditori agricoli deferiti alla Procura Europea di Venezia per associazione a delinquere e truffa aggravata.

Al centro, un meccanismo capace di drenare tra il 2017 e il 2022 oltre 20 milioni di euro di Fondo Europeo Agricolo di Garanzia (FEAGA), con ramificazioni che dai territori veneti arrivano in diverse regioni, Umbria compresa.

Come funzionava la frode e il ruolo dell’Umbria

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il sistema si reggeva su due direttrici distinte ma complementari. Da un lato, il frazionamento artificioso di una grande azienda del Padovano in dodici imprese “di comodo” distribuite in più regioni – Veneto, Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria – per aggirare i limiti della Politica Agricola Comune sugli aiuti diretti (il cosiddetto “capping”), che pone a 500.000 euro annui il tetto per singola azienda. Dall’altro, l’elusione del divieto di pascolamento svolto da terzi: uno stratagemma che permetteva a soggetti compiacenti di presentarsi come beneficiari, pur non svolgendo di fatto alcuna attività di allevamento.

Stando alle risultanze, diversi imprenditori del Nord Italia, titolari di titoli PAC inutilizzati, si sarebbero rivolti a due “registi” padovani per ottenere sulla carta terreni, stalle, bestiame, persino pastori e veterinari, oltre ai servizi amministrativi e sanitari necessari per istruire le domande di contributo. In realtà, le attività sul campo – pascolo e gestione degli animali – sarebbero state accentrate dagli ideatori, i quali incassavano canoni di locazione di terreni da pascolo a prezzi fuori mercato. Un impianto che, se confermato in giudizio, rischia di avere riverberi anche sull’economia rurale locale, comprimendo la competitività delle aziende umbre rispettose delle regole.

L’indagine della Guardia di Finanza: numeri, strumenti e sequestri

L’inchiesta, condotta dal 2021 al 2025 dal Gruppo della Guardia di Finanza di Padova, si è avvalsa di un ampio dispositivo investigativo: perquisizioni, intercettazioni telefoniche, accertamenti bancari, acquisizioni documentali presso Aziende Sanitarie di più regioni, appostamenti e sorvoli aerei con le Sezioni Aeree di Pratica di Mare e Pescara. Hanno collaborato i Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria di Macerata e Rieti e il Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale (NIPAAF) dei Carabinieri di Rieti. Il procedimento ha fotografato una rete di indagati domiciliati tra Veneto e altre province italiane, tra cui Perugia, oltre ad Ascoli Piceno, Brescia, L’Aquila, Macerata, Mantova, Teramo, Rieti e Torino.

La Procura Europea ha chiesto e ottenuto il sequestro preventivo del profitto dei reati contestati. Il Gip ha disposto il sequestro, anche per equivalente, per 17,2 milioni di euro, oltre a un ulteriore sequestro impeditivo sul trasferimento di titoli di pagamento per circa 4 milioni di euro notificato ad AGEA, per evitare che potessero generare ulteriori indebite percezioni. Gli imprenditori sono stati segnalati alla Procura Regionale della Corte dei Conti del Veneto per un danno erariale stimato in 32,1 milioni di euro.

Impatto sul settore umbro: concorrenza sleale e regole da riaffermare

Per l’Umbria, regione in cui il tessuto agricolo è composto in larga parte da piccole e medie imprese, l’indebito utilizzo di aiuti europei ha un effetto distorsivo significativo: altera il mercato, consente a operatori disonesti di applicare prezzi insostenibili per chi lavora correttamente e sottrae risorse a investimenti in ammodernamento, benessere animale e sostenibilità. Per le filiere umbre, dall’allevamento ovicaprino alla carne bovina fino ai caseifici di vallata, la partita si gioca anche sulla fiducia nei meccanismi della PAC: trasparenza nella titolarità dei titoli, tracciabilità dei capi al pascolo e verifiche incrociate sugli utilizzi effettivi dei terreni. In quest’ottica, la collaborazione tra Guardia di Finanza, AGEA e gli organismi pagatori regionali – A.VE.PA., A.R.P.E.A., Regione Lombardia – costituisce un precedente che potrà essere replicato, rafforzando la capacità di prevenire condotte elusive.

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Giorgia Sdei
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