Francesco Guccini torna a incantare con la sua musica, questa volta come ospite d’onore del Festival del Medioevo a Gubbio, in un’esibizione attesissima e completamente sold out. Stasera, 28 settembre, Guccini riproporrà il suo repertorio di canzoni ispirate al Medioevo, un tema che ha attraversato la sua lunga carriera artistica, intrecciando suggestioni storiche e letterarie con la sua poetica musicale. Il pubblico, che attende con impazienza questo evento unico, si prepara a rivivere atmosfere antiche e mitiche attraverso le note e le parole di uno dei più grandi cantautori italiani.
Il fascino del Medioevo per Francesco Guccini è sempre stato evidente, sia nelle sue canzoni sia nei suoi testi, dove questo periodo storico emerge come una cornice simbolica per raccontare l’animo umano, le sue lotte e le sue inquietudini. Un esempio classico è rappresentato dall’album “Radici” del 1972, uno dei capolavori della musica italiana, in cui Guccini riprende l’idea del ciclo della vita associandola alle stagioni e ai mesi dell’anno. In particolare, nella “Canzone dei dodici mesi”, l’artista fa riferimento alle formelle scolpite sugli stipiti del Duomo di Modena, che rappresentano i lavori dei campi secondo il calendario medievale, legando così la ciclicità del tempo al ritmo della vita contadina.
In questo stesso album, Guccini cita poeti e filosofi medievali come Geoffrey Chaucer e ʿUmar Khayyām, dimostrando una profonda conoscenza e amore per la cultura di quel tempo. Nell’omaggio a Chaucer, autore dei “Canterbury Tales”, Guccini evoca le atmosfere del dolce aprile, un mese celebrato per la sua bellezza e crudeltà al tempo stesso.
Francesco Guccini riflette sui temi universali della vita
Queste citazioni non sono semplici ornamenti, ma veri e propri strumenti attraverso cui il cantautore riflette su temi universali come la caducità della vita, la bellezza nascosta nel dolore e il passare inesorabile del tempo.
L’album “Metropolis” del 1981, e in particolare la canzone “Bisanzio”, rappresentano uno dei picchi di questa fascinazione medievale. Guccini immagina Bisanzio come una città simbolica, un crocevia tra Oriente e Occidente, tra il passato e il presente, che rappresenta l’inquietudine e l’incertezza dell’essere umano. Il protagonista di questa canzone, “Filemazio”, è un alter ego di Guccini stesso: un saggio, un astronomo e matematico che osserva le stelle cercando di decifrare un futuro che gli sfugge, esattamente come gli uomini medievali, divisi tra fede e ragione, cercavano di comprendere il loro destino in un mondo in continua trasformazione.
Il Medioevo diventa così una metafora per esplorare temi moderni, come la confusione dell’uomo contemporaneo di fronte al cambiamento e all’incertezza. Bisanzio, città di frontiera e di decadenza, è il palcoscenico perfetto per rappresentare l’alienazione e lo smarrimento di chi non trova più risposte nelle stelle. Come racconta Guccini, “Filemazio” si sente come un cieco che brancola nel buio, perso tra i ricordi di un passato glorioso e un presente indecifrabile.
In “Bisanzio”, Guccini cita anche Procopio di Cesarea, storico e critico di Giustiniano e della moglie Teodora, dipingendo un quadro di una città sospesa tra due mondi e due ere, una città assurda e labirintica che simboleggia l’enigma stesso della vita.
Nelle sue canzoni medievali influenze come Poliziano e il filosofo ‘Umar Khayyām
Francesco Guccini non è solo un cantautore, ma anche un profondo conoscitore della letteratura e della filosofia. Nelle sue canzoni medievali, le influenze di poeti come Poliziano e filosofi come ʿUmar Khayyām si intrecciano con le leggende di cavalieri, re e filosofi dell’epoca. In “Radici”, Guccini celebra maggio con versi che richiamano il “Ben venga Maggio” di Poliziano, mentre le figure mitiche dei bestiari medievali emergono in “Asia” e nell’album “L’ultima Thule”.
Le creature favolose come l’anfesibena, un serpente con due teste citato da Dante nell’Inferno, o le sirene e gli unicorni, diventano simboli di un mondo misterioso e fantastico che, per Guccini, è sempre stato affascinante e fonte di ispirazione. Questi richiami letterari non sono semplicemente decorativi: rappresentano il tentativo del cantautore di connettersi a un immaginario collettivo ricco di simboli e significati, che attraversa i secoli e parla ancora al presente.
Il Festival del Medioevo di Gubbio, con la presenza di Francesco Guccini, ha trovato un interlocutore ideale per esplorare questi temi. Guccini, attraverso le sue canzoni, porta il pubblico in un viaggio attraverso il tempo, intrecciando passato e presente in un modo unico e poetico. L’esibizione di stasera, che ha registrato il tutto esaurito, sarà un’occasione speciale per rivivere quelle atmosfere medievali che tanto hanno influenzato la sua musica e la sua scrittura.
Il programma della serata includerà alcuni dei brani più iconici del repertorio di Guccini, con particolare attenzione alle canzoni ispirate al Medioevo. Brani come “Bisanzio”, “La canzone dei dodici mesi” e “Asia” saranno probabilmente protagonisti, offrendo al pubblico un assaggio del mondo affascinante e complesso che Guccini ha saputo costruire nei decenni.