Secondo la presidente del Consiglio comunale di Terni, Sara Francescangeli di Alternativa Popolare, dietro il ricorso della Regione Umbria contro il progetto Stadio-Clinica non ci sarebbero motivazioni tecniche, ma economiche e politiche. La quasi totalità dei posti letto privati accreditati - e quindi dei rimborsi del Servizio Sanitario Regionale (SSR) - è oggi concentrata nell’area di Perugia. Ogni nuova clinica convenzionata a Terni comporterebbe una redistribuzione di decine di milioni di euro e di quote di attività sanitaria remunerata. La Regione, che giustifica la propria decisione parlando di “armonizzazione della rete ospedaliera”, secondo Francescangeli di fatto tutela gli interessi economici delle cliniche perugine.
Nel suo intervento, Sara Francescangeli ha unito toni civici e accenti polemici. “Quando accompagno i miei figli a scuola e vedo le strade del centro piene di ragazzi, penso al futuro di questa città”, ha dichiarato, “e mi chiedo che futuro potrà avere Terni se continuiamo ad accettare decisioni che la penalizzano sistematicamente”.
Il bersaglio è il ricorso amministrativo della Regione Umbria contro la determina che avrebbe permesso l’avvio del progetto Stadio-Clinica Ternana, uno degli interventi urbanistici più discussi degli ultimi anni. “Davvero vogliamo credere che bloccare un progetto a un giorno dalla scadenza della determina sia una questione di legalità o regolarità?”, ha incalzato Francescangeli, “la Regione avrebbe dovuto aprire un’interlocuzione con il Comune di Terni, non con Bandecchi, ma con il Comune che Bandecchi rappresenta istituzionalmente”.
Per la presidente del Consiglio comunale, si tratta anche di una decisione che calpesta un principio costituzionale: “L’articolo 120 della Costituzione impone la leale collaborazione tra le istituzioni. La Regione avrebbe potuto chiedere l’annullamento in autotutela o riaprire la conferenza dei servizi, concertando un nuovo iter. Non lo ha fatto, ed è stato un errore amministrativo e morale verso una città che attende da anni lo stadio e la clinica”.
Il punto centrale dell’accusa è economico e sanitario. Francescangeli evidenzia che “Perugia ha cinque cliniche private accreditate – due in città e tre in provincia, mentre Terni non ne ha nessuna. Ogni anno circa 35 milioni di euro di rimborsi del Servizio sanitario regionale finiscono alle strutture del perugino”.
Un dato che, secondo la presidente, spiega la vera natura del ricorso regionale contro Stadio-Clinica: “Non lo fate per la legalità, ma per difendere un sistema di potere economico consolidato. È una manovra per evitare che le risorse sanitarie vengano redistribuite e che Terni ottenga ciò che le spetta”.
Francescangeli accusa la Regione di incoerenza istituzionale: “Invitate i tifosi e la Ternana, ma non parlate con il Comune. Questo non è rispetto istituzionale, è disinteresse politico”.
Secondo la presidente, la decisione regionale ha anche un impatto sociale: “La clinica privata accreditata non è un privilegio, è una necessità per garantire prestazioni sanitarie accessibili e tempi d’attesa più brevi. Bloccarla significa negare opportunità di cura e lavoro a Terni”.
Nel suo intervento, Francescangeli ha voluto chiarire che la vicenda non riguarda solo il sindaco. “A chi pensa che sia stato fatto un torto a Bandecchi voglio dire una cosa: arriverà il giorno in cui Bandecchi lascerà Terni e tornerà a fare l’imprenditore. Noi resteremo qui, senza stadio, senza clinica, senza ospedale e senza chi tutela i nostri interessi”.
Un messaggio rivolto direttamente ai cittadini ternani, invitati a guardare oltre le polemiche personali: “Pensateci, ternani. Vi state facendo prendere in giro da chi, in nome della legalità, difende interessi economici che nulla hanno a che fare con la nostra città”.
Con toni fermi ma istituzionali, Francescangeli ha concluso: “Non ci fermeremo davanti a un’interpretazione strumentale della legge. La vera legalità è quella che tutela i cittadini e riequilibra i territori, non quella che protegge rendite e privilegi”.
Il progetto Stadio-Clinica di Terni è ormai diventato il terreno di scontro tra due visioni dell’Umbria: quella del capoluogo regionale, che mantiene il controllo sulle principali strutture sanitarie private, e quella del secondo polo urbano, che chiede parità di trattamento.
Mentre il ricorso della Regione segue il proprio iter giudiziario, il dibattito politico si accende di nuove tensioni. Sullo sfondo, resta la questione irrisolta della redistribuzione delle risorse sanitarie e dell’equilibrio territoriale tra Perugia e Terni.
Per Sara Francescangeli, il messaggio è chiaro: “La battaglia non è solo su un progetto edilizio, ma su un principio di equità territoriale e di giustizia economica”.