29 May, 2025 - 21:00

Fossato di Vico si mobilita contro il centro di accoglienza: nasce il comitato “Per Fossato di Vico”

Fossato di Vico si mobilita contro il centro di accoglienza: nasce il comitato “Per Fossato di Vico”

Il 28 maggio, a Fossato di Vico, si è costituito ufficialmente il comitato cittadino “Per Fossato di Vico”, con un obiettivo preciso: opporsi all’attivazione di un CAS (Centro di Accoglienza Straordinaria) destinato ad accogliere cittadini extracomunitari richiedenti asilo in una struttura ex alberghiera situata in località Osteria del Gatto.

Una decisione che ha suscitato ampia preoccupazione tra i residenti, portando alla nascita di una mobilitazione popolare che si traduce oggi in una raccolta firme diffusa in tutto il territorio comunale. I moduli, già disponibili in vari esercizi commerciali e luoghi di aggregazione, saranno poi consegnati alla Prefettura di Perugia.

Non siamo contro l’accoglienza in sé, ma contro modalità che riteniamo sbagliate, inadeguate al nostro contesto e potenzialmente dannose tanto per i residenti quanto per gli stessi migranti”, spiegano i promotori del comitato.

Un modello inadeguato per l’integrazione

Al centro delle critiche del comitato c’è proprio la natura del CAS, un sistema pensato per far fronte a situazioni di emergenza migratoria, ma che spesso finisce per prolungarsi oltre i limiti previsti.

“Questi centri non favoriscono l’integrazione, ma anzi rischiano di creare isolamento sociale e culturale, si legge nel documento fondativo del comitato.

Secondo i membri di “Per Fossato di Vico”, la struttura individuata si trova in un’area marginale, lontana dai servizi essenziali come centri per l’impiego, corsi di lingua, sportelli sociali o centri di formazione professionale.

“Come può integrarsi una persona in un luogo dove è difficile anche solo spostarsi senza un mezzo proprio?, si chiedono i cittadini. “Abbiamo un territorio frammentato, con frazioni distanti e collegamenti pubblici scarsi. Questa scelta è incoerente e sbagliata.

Preoccupazioni per i costi e la gestione dei servizi

Un’altra obiezione sollevata riguarda i costi legati alla gestione del centro. Oltre agli stanziamenti statali, viene evidenziato il rischio che anche il Comune debba contribuire, soprattutto in caso di presenza di minori.

“Nel caso in cui vengano accolti bambini o adolescenti, vanno garantiti mensa, trasporti, assistenza educativa, come previsto dalla Convenzione ONU sui Diritti del Fanciullo. Ma chi sosterrà queste spese?”

La domanda è rivolta tanto alle istituzioni locali quanto alla Prefettura, accusate di non aver fornito risposte chiare in occasione del Consiglio comunale aperto del 21 maggio, durante il quale sono intervenuti anche rappresentanti degli enti preposti all’accoglienza

“Non ci è stato spiegato perché è stata scelta proprio quella struttura, né chi ha deciso il numero di almeno 20 ospiti né per quanto tempo resteranno”, denuncia il comitato. È sembrato tutto già deciso, con una sollecitudine che lascia perplessi”.

Un precedente che lascia il segno

Molti cittadini di Fossato ricordano un’esperienza simile, avvenuta circa dieci anni fa, quando un gruppo di migranti fu ospitato in una struttura pubblica della zona. L’iniziativa, raccontano, non portò buoni risultati.

“La struttura fu danneggiata e lasciata in pessime condizioni. Inoltre, la percezione di insicurezza aumentò notevolmente perché le persone ospitate erano libere di circolare sul territorio senza alcun controllo.

Un ricordo ancora vivo nella memoria collettiva, che oggi alimenta dubbi e timori sulla possibilità di replicare quell’esperienza in un contesto ancora più fragile sotto il profilo economico e sociale.

Sicurezza e ordine pubblico: una sfida già difficile

Il comitato insiste anche su un aspetto delicato: la questione dell’ordine pubblico e della sicurezza. Fossato di Vico è un comune esteso ma con una presenza molto limitata di forze dell’ordine. Non esiste un commissariato di Polizia e gli agenti disponibili sul territorio sono pochi.

Non vogliamo creare allarmismi, ma è evidente che l’arrivo improvviso e numericamente rilevante di migranti richiedenti asilo in un’area rurale pone problemi concreti di gestione, che vanno affrontati prima e non dopo”.

Un’ulteriore criticità è rappresentata dalla fragilità economica del territorio. Alcuni centri produttivi hanno chiuso o si sono ridimensionati, e l’integrazione lavorativa degli stranieri appare oggi un obiettivo difficile da realizzare, se non utopistico.

Un’accoglienza dignitosa passa per scelte ponderate

Pur esprimendo una netta opposizione all’apertura del centro, il comitato tiene a ribadire un principio fondamentale: l’accoglienza è un valore, ma va organizzata con attenzione, trasparenza e rispetto reciproco.

Non è accoglienza quella che lascia persone a vivere isolate, senza strumenti per costruirsi un futuro, e allo stesso tempo mette a disagio e sotto pressione una comunità intera.

L’impressione, per molti, è che l’assegnazione della struttura e l’organizzazione del CAS siano avvenute con troppa fretta, con l’unico scopo di “sistemare” un gruppo di migranti in modo sbrigativo, senza un progetto solido alle spalle.

I migranti non sono pacchi da smistare. Sono esseri umani, con diritti e bisogni specifici. Ma proprio per questo, le scelte vanno ponderate. E qui non lo sono state”.

Una raccolta firme per dire “no” a questa soluzione

La reazione della cittadinanza si è tradotta in un’azione concreta: una raccolta firme attualmente in corso, destinata alla Prefettura di Perugia. I moduli sono distribuiti in bar, alimentari, tabaccherie e altri luoghi pubblici del comune, e l’invito è rivolto a tutti i cittadini di Fossato di Vico.

“È un gesto democratico e civile, con cui vogliamo far sentire la nostra voce”, spiegano i promotori. “Non vogliamo scontri, né polemiche ideologiche. Vogliamo solo che chi prende decisioni lo faccia tenendo conto anche della voce del territorio.

Il caso di Fossato di Vico è solo l’ultimo di una serie di episodi che sollevano interrogativi più ampi sul modello di accoglienza nei piccoli comuni italiani, spesso individuati come sedi “marginali” per l’apertura di strutture temporanee.

Luoghi che però, proprio per le loro fragilità infrastrutturali e demografiche, non sempre sono adatti a sostenere la complessità di questi processi, e finiscono per accentuare tensioni e criticità.

Dialogo, trasparenza e rispetto per decidere insieme

Il messaggio del comitato “Per Fossato di Vico” è chiaro: non si può parlare di accoglienza senza il coinvolgimento reale delle comunità ospitanti. Servono trasparenza, programmazione, presenza istituzionale, ma soprattutto rispetto per la dignità di chi arriva e di chi già vive sul territorio.

“Siamo pronti a dialogare, ma vogliamo essere ascoltati. Fossato non dice no all’accoglienza. Fossato dice no all’improvvisazione.

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Mario Farneti
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