Il PD lancia l’allarme per il rischio di cento accompagnamenti all’esodo alla Forvia. Si chiamava Faurecia, la fabbrica di marmitte nata a Terni con il primo accordo di programma per la reindustrializzazione dopo la crisi AST. E doveva rappresentare quella verticalizzazione dei prodotti siderurgici che in una città nota in tutto il mondo per le acciaierie non era mai riuscita.
Faurecia era francese, poi sono entrati anche i tedeschi. E ora, nonostante buoni rapporti e compartecipazioni in nuove iniziative industriali con Stellantis, non se la passa bene. Ha annunciato il taglio di 10 mila posti di lavoro in tutto il mondo. E Terni, con il suo stabilimento di tubi marmitta, non sfugge alla contrazione occupazionale.
Così oggi il PD ha messo in campo un’azione politica congiunta, in Regione e al Comune di Terni, per mettere sotto i riflettori la situazione dell’azienda Forvia e il rischio di ridimensionamento dell’organico.
Interrogazioni del PD in consiglio regionale e comunale, chiesto un tavolo per la Forvia di Terni al ministero
Il consigliere regionale e portavoce dell’opposizione Fabio Paparelli (PD) annuncia un’interrogazione in merito alla situazione dell’ex Faurecia di Terni. Nel suo documento il consigliere DEM chiede “quali azioni la Giunta regionale intende mettere in campo per tutelare i lavoratori. E se ha intenzione di aprire un tavolo di crisi presso il ministero dell’Industria e Made in Italy, data l’importanza della questione che affonda le radici anche nelle more dell’accordo di programma per l’intero territorio e per AST”.
Nello scorso mese di luglio l’azienda ha annunciato un periodo di otto mesi di cassa integrazione straordinaria. Il ricorso agli ammortizzatori sociali, hanno spiegato i vertici di Forvia di Terni ai sindacati dei metalmeccanici, è la crisi aziendale nella produzione di tubi marmitta. Una diretta conseguenza del rallentamento del mercato automotive.
“L’azienda – spiega Paparelli – ha prospettato ai lavoratori licenziamenti collettivi incentivati, senza quantificare l’effettivo numero di esuberi. In un contesto caratterizzato da un lungo periodo di cassa integrazione. Resta ancora aperto il confronto per quanto riguarda le richieste relative alle garanzie successive alla chiusura della procedura”.
Esuberi causati dalla crisi del tubo marmitta, in una fase di contrazione del mercato automotive
Nei giorni scorsi. dopo l’annuncio del ricorso alla CIGS, si è tenuto un nuovo incontro tra la direzione aziendale, le segreterie territoriali e le RSU di Fim, Fiom e Uilm. Un vertice che è servito a discutere in relazione all’ipotesi di accordo circa le modalità dei licenziamenti collettivi incentivati.
“La discussione, come è stato rappresentato dai lavoratori – commenta Paparelli –, non ha sortito ad oggi passi significativi che possano portare a un accordo proficuo. Le parti si incontreranno nuovamente il 10 settembre. Ma sino ad oggi non c’è ancora una prospettiva chiara sul futuro occupazionale che investe numerose famiglie“.
La situazione problematica alla Faurecia ricade su un territorio già fortemente provato negli ultimi mesi da procedure simili ed oggetto di area di crisi complessa.
“Per questo – annunciano i componenti del gruppo PD in consiglio comunale, Francesco Filipponi, Maria Grazia Proietti e Pierluigi Spinelli, nonché Josè Maria Kenny di Innovare per Terni – abbiamo depositato un’interrogazione urgente, nei confronti del Sindaco e della Giunta, sulla situazione della ex Faurecia di Terni. Con l’atto chiediamo di avere notizie certe circa la reale situazione dell’azienda Forvia. Inoltre di sapere quali azioni intende mettere in campo il comune di Terni per tutelare i lavoratori. Infine di sapere se è intenzione del comune chiedere alla Regione Umbria di aprire un tavolo di crisi presso il Ministero dell’Industria e made in Italy, data l’importanza della questione legata all’accordo di programma per AST“.
Dopo la presentazione del piano industriale EU-Forward, che prevede il taglio del 13% della forza lavoro europea, connesso allo stop alle endotermiche previsto da Bruxelles entro il 2035, il titolo è crollato del 13% alla Borsa di Parigi. Gli analisti hanno messo in dubbio le prospettive di Forvia in Cina, dove i fornitori devono affrontare sfide crescenti nel mercato dei veicoli elettrici. Dall’inizio dell’anno il titolo ha perso il 31%.