Il futuro dello stabilimento Forvia-Faurecia di Terni è appeso a un filo, con le organizzazioni sindacali che alzano il livello di allarme a seguito delle operazioni di ristrutturazione e riorganizzazione aziendale che hanno portato, nel 2024, a 50 esuberi. Un segnale chiaro delle difficoltà economiche che attraversano l'impresa. La Rappresentanza Sindacale Unitaria (Rsu) e la segreteria provinciale Fiom-Cgil di Terni esprimono una preoccupazione crescente riguardo il destino futuro dell'azienda, temendo una progressiva marginalizzazione del sito produttivo.
"La riorganizzazione serviva ad affrontare questi anni difficili per poi rilanciarsi, oppure è stata solo l’inizio di una scelta più radicale e decisiva? Nei prossimi giorni verificheremo la disponibilità unitaria a chiedere un confronto all’azienda per verificare lo stato dell’arte e chiedere impegni concreti sul piano industriale, anche simbolici come, ad esempio, il rinnovo del contratto di affitto del capannone dove attualmente insiste lo stabilimento di Terni” hanno dichiarato i sindacati, mettendo in evidenza la necessità di un confronto serio e immediato con l’azienda.
Le preoccupazioni sindacali vanno oltre la semplice riorganizzazione aziendale, con i rappresentanti dei lavoratori che esprimono timori sempre più concreti riguardo alla situazione occupazionale: “Ora che l’azienda ha raggiunto gli obiettivi della ristrutturazione – spiegano le organizzazioni sindacali – sembra imminente la richiesta di aprire nuovamente la cassa integrazione ordinaria, con l’evidente rischio di terminarla in tempi relativamente brevi e di lasciare i lavoratori senza ulteriori ammortizzatori sociali nei prossimi mesi”.
Un'altra fonte di preoccupazione è rappresentata dal portafoglio ordini, che si fonda principalmente su contratti già in essere con aziende come Iveco e Ferrari. “Il portafoglio ordini si limita ai progetti di serie attualmente in corso con Iveco e Ferrari – proseguono i sindacati – ma non ci sono certezze riguardo a nuovi sviluppi industriali”.
Il timore, aggiungono, è che lo stabilimento di Terni possa essere progressivamente escluso dalle strategie di sviluppo a livello corporate. Senza nuove commesse, il sito rischia di essere relegato alla produzione di ricambi, con volumi limitati e confinati alle esigenze di mercato per le vetture a fine ciclo vitale. La prospettiva di essere esclusi dalle nuove sfide industriali, come la produzione di componenti per autobus a idrogeno, minaccia sempre di più il futuro dello stabilimento, aumentando l'incertezza sul destino dell'impianto e dei suoi lavoratori.
Le preoccupazioni sindacali non si limitano alla gestione immediata della crisi, ma si estendono alla difesa degli accordi pregressi e degli impegni presi in passato. “Tutte queste nostre rivendicazioni – sottolineano Rsu e sindacato – non sono state prese in considerazione, proprio perché la scelta aziendale era quella di affrontare la crisi contingente dell’automotive e rilanciare l’azienda, a partire dal 2027, rimanendo nel business che ha sempre caratterizzato il mercato di riferimento di Faurecia / Forvia.”
In attesa di risposte concrete, i lavoratori di Forvia-Faurecia manifesteranno il loro disappunto il 28 marzo, in occasione dello sciopero dei metalmeccanici, in concomitanza con la protesta per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro. Un'occasione importante anche per ribadire una delle richieste chiave dei sindacati: la riduzione dell’orario di lavoro senza riduzione salariale per i settori in crisi, come l’automotive.
L'annuncio di un tavolo regionale per il settore automotive, che mira ad affrontare le difficoltà del comparto, è stato accolto positivamente dalle Rsu e dalla Fiom. Tuttavia, i sindacati mettono in guardia: “Auspichiamo che l’annuncio si trasformi il prima possibile in una data, in cui si cominci effettivamente ad affrontare le problematiche del settore, in considerazione del fatto che, anche nel migliore dei casi, la discussione partirà scontando comunque un ritardo di anni.” La sfida, dunque, non è solo quella di affrontare le difficoltà, ma di farlo con tempestività, per non compromettere ulteriormente la sopravvivenza e il rilancio dell’industria automotive locale.