Il 28% delle imprese agricole italiane è a guida femminile: nel nostro Paese sono quasi 200mila le donne che hanno scelto la terra, di cui 13mila under 35. Coldiretti oggi ha voluto celebrare quella forza e quelle storie di coraggio e innovazione delle donne contadine per raccontare il valore femminile nell’agricoltura. Nell’ambito della seconda edizione del Premio Amiche della Terra – Storie di donne che nutrono il mondo” stamattina Roma a Palazzo Rospigliosi, è stata premiata anche la ternana Flavia Sbrolli.

Chi è Flavia Sbrolli

Flavia Sbrolli è l’imprenditrice ternana, agricoltrice e designer di moda, che ha fondato l’azienda “Terre di Fulvio“. Qui si è dedicata, fra le altre cose, alla coltivazione di erbe tintorie storiche da cui ricava coloranti naturali. Una rarità nel mondo dell’abbigliamento, uno dei settori più altamente inquinanti nell’intera economia mondiale.

Le tinture vegetali provenienti dal suo orto, oltre a riproporre colori storici che si sono persi con l’avvento dell’industria, possono essere impiegate per i capi d’abbigliamento in totale sicurezza, per l’ambiente e per la pelle di chi li indossa. Già a luglio, Sbrolli aveva presentato la sua collezione di moda contadina al Rome Fashion Show in collaborazione con Coldiretti e Terranostra, un evento che ha saputo coniugare moda, sostenibilità e Made in Italy.

Le ragioni del premio a Flavia Sbrolli

Sbrolli nel corso del tempo ha fatto della sua passione un esempio anche per le giovani generazioni. “L’imprenditrice umbra – si legge nelle motivazioni del Premio assegnatole da Coldiretti – ha creato un ponte tra passato e futuro con un percorso educativo per bambini che li guida in un viaggio sensoriale alla scoperta delle erbe tintorie e della sostenibilità e li prepara a diventare consumatori consapevoli di domani”.

Dopo aver partecipato a diverse fiere internazionali Flavia Sbrolli – sottolinea l’organizzazione – decide di dedicarsi in modo specifico alla coltivazione e all’estrazione di pigmenti: nasce così nel 2017 Terre di Fulvio, un’azienda agricola che, oltre a produrre olio e marmellate, coltiva piante tintorie e piante officinali all’interno di una serra innovativa in continuo sviluppo, dove oggi sperimenta anche l’uso di alcuni pigmenti in ambito alimentare (per colorare pasta e dolci)“.

Il gioco come strumento di educazione alla sostenibilità

Sbrolli con la sua azienda ha dato vita a un progetto virtuoso, dove riesce a trasmettere la sostenibilità attraverso lo strumento educativo più efficace: il gioco.L’aspirazione più grande di Flavia – si legge ancora nella nota di Coldiretti – è però quella di far diventare la sua azienda un centro di diffusione della cultura della sostenibilità e rispetto della natura: grazie alla sua attività di Fattoria Didattica Flavia riesce a tramandare, attraverso attività ludiche, tutti i segreti delle piante tintorie“.

“Nelle serre dell’azienda si svolgono infatti lezioni di tintura, in cui i bambini e ragazzi possono imparare a tingere attraverso la natura, dall’estrazione del colore fino al capo finito. Le nuove generazioni possono così avvicinarsi al mondo della coltivazione di piante tintorie e officinali coltivate in serre altamente tecnologiche dotate di strumenti all’avanguardia in grado di muovere il piano di coltivazione a seconda del fabbisogno delle piante, sistemi di monitoraggio della temperatura, dell’umidità e dell’irrigazione per la coltivazione sostenibile e rispettosa delle risorse naturali“.

Chi sono le “Donne amiche della Terra” del 2024

Oltre a Flavia Sbrolli, oggi anche altre donne contadine sono state insignite del riconoscimento da parte di Coldiretti. Ognuna di loro racconta una storia fatta di sacrifici e passione che merita di essere conosciuta. Dall’eco-rotaia in una vigna della Val D’Aosta realizzata da Sara Manganone, la prima 100% sostenibile per raggiungere i ripidi terrazzamenti e coltivare anche le aree più impervie. Al progetto della lombarda Doris Begnozzi, che ha cambiato vita e ora coltiva una serra zen aperta a bambini e adulti che qui imparano a prendersi cura delle piante. Fino a Stefania Mazzotta, imprenditrice calabrese e madre di quattro figli, che dal 2019 ha dato vita a un progetto di agricoltura sociale che combatte il caporalato.