Emiliano Fittipaldi, direttore del giornale “Domani”, è stato oggi protagonista di un acceso confronto di fronte alla Commissione parlamentare Antimafia nell’ambito dell’inchiesta su presunti dossieraggi. L’audizione ha gettato luce su molteplici questioni riguardanti, tra le altre cose, l’etica del giornalismo, la libertà di stampa e il delicato rapporto tra media e potere.
Fittipaldi sentito dalla Commissione Antimafia: “Pericoloso scambiare giornalismo per dossieraggio”
La presidente della Commissione, Chiara Colosimo, ha precisato che l’inchiesta non è stata avviata su iniziativa della Commissione stessa, ma è stata promossa in seguito a sollecitazioni di carattere urgente da parte di Melillo e Cantone (rispettivamente procuratore nazionale Antimafia e procuratore di Perugia).
Fittipaldi ha chiarito che il giornale non è stato destinatario di avvisi di garanzia, né ha avuto contatti ufficiali con le figure chiave dell’indagine: “Noi ufficialmente non abbiamo avuto nessun avviso di garanzia, l’invito a comparire è stato mandato a Striano (il finanziere coinvolto nelle indagini), non a noi. Non abbiamo avuto nessun tipo di interlocuzione ufficiale con Cantone”.
Una delle principali accuse rivolte al giornale è stata quella di dossieraggio, termine che Fittipaldi ha respinto con fermezza. Ha difeso l’approccio etico del suo giornale, sottolineando che Domani si impegna a pubblicare solo notizie vere e di interesse pubblico, senza mai diffamare nessuno. Questo principio fondamentale, ha affermato, è “alla base della libertà e della credibilità del giornalismo”.
Un punto nodale dell’audizione è stata la discussione sul ruolo dell’editore, Carlo De Benedetti. Fittipaldi ha enfatizzato che De Benedetti non ha mai interferito con il lavoro giornalistico, lasciando piena libertà di espressione e di indagine. Questa affermazione mirava a dissipare dubbi e sospetti riguardanti possibili influenze esterne sulla linea editoriale del giornale.
Fittipaldi ha difeso la sacralità delle fonti: “I giornalisti non devono svelare le fonti”
La questione delle fonti giornalistiche è stata al centro del dibattito. Fittipaldi ha difeso la sacralità del segreto delle fonti, sottolineando che esse rappresentano un pilastro fondamentale del giornalismo investigativo. Ha chiarito che, salvo casi eccezionali in cui vi sia un interesse pubblico superiore, il giornalista non può rivelare le proprie fonti, garantendo così la libertà di stampa e la possibilità di portare alla luce verità nascoste.
La posizione di Fittipaldi ha suscitato reazioni contrastanti tra i membri della Commissione. Alcuni hanno lodato la trasparenza e l’impegno del direttore nel difendere i principi fondamentali del giornalismo, mentre altri hanno sollevato dubbi e critiche sulle pratiche giornalistiche adottate da Domani.
Un altro punto di dibattito è stato il presunto coinvolgimento di alcuni individui menzionati nell’inchiesta con la redazione del giornale. Fittipaldi, in commissione Antimafia, ha precisato che tali persone non facevano parte della redazione e che i rapporti con loro erano limitati a singoli giornalisti. Ha anche dichiarato che, in caso di comportamenti contrari all’etica giornalistica da parte dei suoi collaboratori, sarebbero stati presi provvedimenti immediati.
Infine, l’audizione ha fornito uno spazio per una più ampia riflessione sul ruolo e sulla responsabilità dei media nella società contemporanea. Fittipaldi ha evidenziato l’importanza di difendere l’indipendenza dei giornalisti e di garantire la libertà di espressione, al fine di preservare la democrazia e la giustizia sociale.
Che cosa è successo: gli antefatti
Tutto ha avuto inizio nell’ottobre del 2022, quando il giornale pubblicò un articolo sui presunti conflitti di interessi del ministro della Difesa, Guido Crosetto, legati ai compensi milionari ricevuti da Leonardo e altre aziende del settore bellico.
L’articolo, basato su documenti verificati e notizie accurate, ha sollevato questioni spinose riguardanti le relazioni tra il ministro e le aziende dell’industria bellica, soprattutto in considerazione del suo recente insediamento nel governo Meloni. Tuttavia, anziché querelare il giornale, il ministro ha cercato di scoprire la fonte dei giornalisti, dando così il via a un’indagine della procura di Perugia.
L’indagine ha accusato il finanziere Striano di accesso abusivo ai sistemi informatici, in concorso con i tre giornalisti di Domani che sono stati anche accusati di rivelazione di segreto e ora rischiano fino a 5 anni di carcere. Questa situazione ha scatenato una reazione infuocata da parte dei partiti di destra, che hanno attaccato il giornale accusandolo di dossieraggio e di intenti politici lesivi.
La procura stessa ha smentito queste accuse, evidenziando la validità delle indagini giornalistiche e la legittimità del loro intento informativo.
La vicenda ha suscitato l’attenzione della Commissione parlamentare antimafia, data l’implicazione del finanziere Striano nei presunti accessi abusivi ai sistemi informatici della Direzione nazionale antimafia (Dna). Numerosi esponenti politici, sindacati e organizzazioni giornalistiche hanno espresso solidarietà a Domani e hanno sottolineato l’importanza della libertà di stampa e della protezione delle fonti giornalistiche.
In risposta alle polemiche, il ministro Crosetto ha richiesto un approfondimento parlamentare sulla vicenda, evidenziando il rischio che essa possa essere utilizzata per fini politici anziché per indagare a fondo sulle logiche, sulle persone e sugli interessi dietro ai fatti.