La Fiom-Cgil di Terni non ha di certo mancato la tappa di Bruxelles, portando la sua battaglia direttamente sotto i palazzi della Commissione europea. La mobilitazione, organizzata da Industriall, ha visto la partecipazione dei rappresentanti ternani decisi a smascherare la totale assenza di strategie industriali degne di questo nome in Europa. Mentre le fabbriche arrancano e i lavoratori restano appesi alle promesse, l’industria metalmeccanica subisce il peso di scelte politiche che la stanno lasciando senza futuro.
La rappresentanza ternana a Bruxelles
Alla manifestazione si sono fatti notare il segretario generale Alessandro Rampiconi e i delegati di Acciai speciali Terni, Massimiliano Catini e Corrado Isidori.
“Terni e la sua deindustrializzazione – dichiarano – rappresentano un esempio significativo delle rivendicazioni del sindacato europeo. Acciai speciali Terni ha già ridimensionato gli investimenti annunciati e ad oggi, nonostante i proclami del Governo, non ci sono soluzioni per i maggiori costi dell’energia. Questa situazione tra l’altro sta indebolendo l’area a caldo, cosa che denunciando ormai da tre anni in perfetta solitudine. L’importazione delle bramme dall’Indonesia sono la cartina torna sole della concorrenza sleale e degli accordi commerciali iniqui“
La vertenza Ast e la mobilitazione del sindacato
La Fiom Cgil di Terni ha calcato il suolo di Bruxelles per urlare a gran voce la propria rabbia contro l’immobilismo industriale che sta strangolando i territori. Senza soldi veri e senza garanzie sui posti di lavoro, si scenderà in piazza ancora più spesso.
Industriall ha chiamato a raccolta i lavoratori in Place Jean Rey, sotto i vetri scintillanti della Commissione europea, per lanciare cinque richieste secche: stop ai licenziamenti con un piano di aiuti come Sure 2.0, fine delle solite ricette di austerità, investimenti pubblici per rimettere in moto le fabbriche, colmare il divario negli investimenti e difendere l’industria europea da squilibri globali e concorrenza sleale.
A dare manforte c’era anche la Fiom nazionale con il segretario generale Michele De Palma e delegazioni da tutta Italia. Nella piazza si è ribadito che servono più fondi per la riqualificazione dei lavoratori e piani di sviluppo industriale che non si traducano in tagli e sacrifici. I sindacati hanno insistito anche su maggiori controlli nelle aziende e su un diritto all’energia che non sia un lusso per pochi.
Incertezza sul futuro di Acciai Speciali Terni
Rampiconi, Catini e Isidori vogliono uno scossone immediato. Senza un flusso di investimenti vero e senza garanzie sui posti di lavoro, avvertono, la protesta non si fermerà.
I sindacalisti chiedono di fare chiarezza sull’accordo di programma, con o senza firme, per individuare chi ha la responsabilità di questo stallo. Durante la giornata, hanno discusso la questione con l’europarlamentare Camilla Laureti (Pd) e stanno preparando nuove mosse per coinvolgere i parlamentari umbri e i rappresentanti europei del centro Italia nei prossimi giorni.
Le difficoltà del manifatturiero umbro
Il settore manifatturiero umbro è in apnea. Tra bollette alle stelle e una rivoluzione industriale che sembra più una tempesta, il comparto rischia di implodere. “Temi di oggi sono i temi e le sofferenze che sta avendo anche il nostro settore manifatturiero umbro e le sofferenze che i lavoratori ci rappresentano tutti i giorni”, ha dichiarato il segretario generale della Fim Umbria, Simone Liti, che a Bruxelles ha portato il grido d’allarme della categoria insieme a una delegazione della Cisl.
Le difficoltà sono ovunque: dalle aziende che vivono di componentistica per il settore automobilistico fino agli stabilimenti più esposti alla mazzata dei costi energetici, come Arvedi-Ast, le ex Fonderie Tacconi e altre realtà produttive ormai in bilico.
Dopo la manifestazione, la delegazione umbra della Fim si è seduta al tavolo con i gruppi politici legati a The Left, S&D e Greens. “Il settore metalmeccanico sta pagando un prezzo altissimo rispetto alla transizione green e digitale”, ha dichiarato Ferdinando Uliano, segretario generale della Fim Cisl nazionale, che ha puntato il dito contro il disinteresse generale verso l’industria. “Vediamo invece un’Europa che sta tornando alle politiche di austerity”, ha aggiunto Uliano, lasciando intendere che senza interventi veri il peggio deve ancora arrivare.