Un’operazione investigativa che ha attraversato tre regioni ha portato allo smantellamento di una associazione a delinquere, ritenuta dagli inquirenti dedita “in maniera sistematica” all’organizzazione di matrimoni fittizi tra cittadini italiani e extracomunitari, prevalentemente maghrebini. L’obiettivo, secondo gli inquirenti, era ottenere permessi di soggiorno quinquennali in modo fraudolento. La Procura della Repubblica di Perugia ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini nei confronti di 13 persone, con un arresto e altre quattro persone sottoposte a misure cautelari.
L’indagine ha permesso di individuare un sodalizio criminale attivo tra le province di Terni, Perugia e Siena, con collegamenti fino alle Marche. Al centro dell’organizzazione si troverebbe un cittadino tunisino di 40 anni, già noto alle forze dell’ordine, ritenuto a capo del gruppo secondo il G.I.P. di Perugia.
Tra i reati contestati, gli inquirenti sottolineano la falsità ideologica in atto pubblico, per aver richiesto le pubblicazioni matrimoniali in assenza della cosiddetta affectio coniugalis, al solo fine di far ottenere agli stranieri la regolarizzazione della propria posizione sul territorio nazionale.Come funzionava il sistema dei matrimoni fittizi
L’attività investigativa, partita da una denuncia alla Stazione Carabinieri di Fabro nel gennaio dello scorso anno, ha rivelato uno schema criminale complesso e strutturato. I cittadini extracomunitari, prevalentemente maghrebini già presenti clandestinamente in Francia, venivano ospitati e assistiti, per poi essere inseriti in matrimoni con cittadini italiani compiacenti.
Gli extracomunitari versavano al sodalizio somme superiori ai 10.000 euro, in contanti e tramite bonifici di importo inferiore ai mille euro, usando servizi internazionali come Western Union, RIA e MoneyGram, per ottenere fraudolentemente il permesso di soggiorno quinquennale.
“Le nozze venivano celebrate nei Comuni di Chiusi (Siena) e Fabro (Terni), con cittadini italiani che dichiaravano falsamente di essere animati dalla volontà di costruire un rapporto coniugale stabile, mentre agivano unicamente per lucro”, spiegano gli inquirenti.
I Carabinieri della Compagnia di Orvieto hanno ricostruito il modus operandi dell’organizzazione, tracciando i passaggi di denaro, le responsabilità individuali e la falsificazione degli atti pubblici necessari alle pratiche matrimoniali. Sono sette i cittadini maghrebini favoriti dall’organizzazione, già individuati nel corso dell’indagine.
Il Procuratore della Repubblica di Perugia, Raffaele Cantone, ha sottolineato l’importanza della coordinazione tra uffici investigativi tra Umbria, Marche e Toscana. Grazie a questa collaborazione è stato possibile raccogliere elementi indiziari sufficienti per disporre misure cautelari: l’arresto del tunisino di 40 anni, considerato a capo del gruppo, e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per tre donne e un uomo di età compresa tra 25 e 43 anni, residenti tra le province di Terni e Siena.
“Con la notifica dell’avviso, gli indagati potranno presentare, tramite i propri legali, documenti a sostegno delle proprie tesi difensive”, precisano dalla Procura.